Posted by Angela | 2 Comments
Ai confini della legalità
Punta Ciriga, un paradiso chiuso al pubblico
Da qualche anno due cancelli impediscono l’accesso diretto alla spiaggia di Ciriga, zona balneare situata tra Pozzallo e Pachino ma territorio di Ispica.
In realtà le spiagge sono due: una di sabbia dorata, chiusa da un lungo cancello metallico elettrico, dietro il quale sembra sia stato impiantato da poco un camping o qualcosa di simile, l’altra, una piccola baia di sabbia bianca, fatta da scogli argillosi anch’essi molto chiari, per chi si ricorda, fu qualche anno fa sfondo di uno spot di una nota società di telefonia.
Quest’ultima, alla quale si accedeva da un ampio parcheggio, scendendo poi a piedi attraverso una scala di legno a pioli, adesso è raggiungibile solo via mare perché innanzi all’entrata dalla parte della strada, la provinciale 67, è stato posto dal proprietario un cancello di legno che ne impedisce l’ingresso “al fine di tutelare il sito dall’incuria dei bagnanti”, o almeno così si dice.
I cittadini, gli ispicesi, così come i turisti, si chiedono come sia possibile tutto ciò, ma si tratta di una protesta portata avanti soltanto nei mesi estivi, poi tutto tace, o quasi.
L’interesse in realtà è portato avanti anche su un forum presente sul web nel quale si possono cogliere le parole di persone che rimpiangono i tempi nei quali era possibile accedere alla spiaggia di Ciriga, quelle che raccontano che oggi, per giungere sul luogo in questione, si deve attraversare la proprietà privata, ma anche le repliche del proprietario di uno dei fondi, colui il quale ha collocato il cancello di metallo.
Si tratta di Giuseppe Bellisario, “proprietario del cancello e del terreno”, come si è autodefinito, il quale scrive su spaccaforno.it: “Sul mio terreno non scorgerete mai una costruzione in muratura e neppure di altro tipo; non vedrete mai muri o barbecue o, chessò, opere di vario genere. Quel terreno, sottratto al bosco di canne più fitto e alle discariche di incivili,sarà solo un giardino, con alberi e piante e niente di più”.
La domanda che viene in mente è una sola: è possibile fare ciò? La zona in questione non costituisce forse demanio con caratteri di inalienabilità? E se così è, come è possibile che privati si permettano di chiudere le vie d’accesso alla spiaggia impedendo in tal modo che gli altri cittadini possano usufruirne?
Cerca di dare una spiegazione un membro di Legambiente: “Il tratto di costa di Ciriga, ex feudo del principe Bruno di Belmonte, è stato lottizzato negli anni Sessanta del secolo scorso e dichiarato di nessun interesse turistico. Oggi tutto questo è cambiato, ci si è resi conto che la zona in questione è tutt’altro che priva di interesse turistico poiché, sebbene la costa sia soggetta a forte erosione, resta comunque un sito naturalisticamente interessante e suggestivo. Ciò ha comportato una pressione sulla costa, data dalla brama dei proprietari che hanno recintato i terreni, hanno costruito immobili, partendo da presupposto del restauro di un rudere, così come ha fatto anche il Presidente della regione Lombardo”.
Dei lavori di Lombardo si è interessata Goletta verde che nel 2008 ha fatto un sopralluogo, di essi si trova precisa menzione nel dossier Mare nostrum 2008 di Legambiente nel quale si legge: “Siamo ad Ispica (Rg) in località Ciriga, contrada Marza. Erano stati autorizzati come lavori di manutenzione straordinaria di un rudere, ma in realtà si voleva costruire il classico appartamento vista mare. I lavori sono stati bloccati il 17 Giugno 2004 dalla Capitaneria di Porto di Pozzallo che ha poi messo tutto nelle mani alla Procura della Repubblica di Modica. Uno dei tanti casi di abusivismo edilizio che accadono in Sicilia, se non fosse che l’autore dell’abuso in piena regola è Raffaele Lombardo, il neo Governatore della Regione Sicilia. Il Comune di Ispica ha emesso un’ordinanza di sospensione dei lavori, senza concessione edilizia e all’interno della Riserva Naturale “Pantani della Sicilia S.O.” addirittura sottoposta a vincolo archeologico. Pochi mesi dopo, a settembre 2004 il perito nominato da Raffaele Lombardo ha dato comunicazione dell’inizio dei lavori di demolizione del basamento in muratura, sospendendo ogni attività inerente l’intervento. Sono passati quattro anni ma il basamento in cemento è ancora lì. Ci auguriamo che il primo cittadino siciliano, dia un segnale di legalità demolendo l’opera realizzata abusivamente”.
Con riferimento a questa questione il Comandante della Guardia Costiera Ingrassia spiega che la costruzione è stata bloccata a l’area sequestrata poichè non era stata richiesta l’autorizzazione ex art. 55 del Codice della Navigazione il quale, rubricato “Nuove opere in prossimità del demanio marittimo”, dispone al primo comma: “L’esecuzione di nuove opere entro una zona di trenta metri del demanio marittimo o dal ciglio dei terreni elevati sul mare è sottoposta all’autorizzazione del capo del compartimento”.
Precisa, inoltre, Grassia che il limite di trenta metri si calcola dal confine con il demanio, non dalla battigia.
Ma torniamo alla questione principale: sono legittimi o no i due cancelli oggetto di tante discussioni?
Anche a questa domanda ha dato risposta il comandante Ferruccio Grassia il quale, con mappe alla mano, ha mostrato come essi sorgano su proprietà privata non soggetta a particolari vincoli, se non quelli derivanti dall’applicazione dell’art. 55 citato, mentre è possibile vedere, sia sulla mappa, sia dai risultati del sopralluogo fatto in data 30/09/09, che gli accessi alla spiaggia sono comunque garantiti: “Ne esiste uno prima del primo cancello in direzione Pachino, ad una distanza di circa cinquanta metri da esso, e, subito dopo a seconda recinzione, è aperto un altro varco, distante circa trenta metri, che conduce alla spiaggia”.
Quale sarà il futuro di quella zona che vide fiorire la città di Apolline, porto Ulisse, le secche di Circe, punta Castellazzo quei luoghi suggestivi, pieni di fascino naturalistico, archeologico e leggendario che costituiscono l’essenza e la storia dei siciliani?
Angela Allegria
Novembre 2009
In Ragusa in Prima Pagina, anno I, n. 9.
brava, tutti così dovrebbero essere i giovani di oggi. Impegnati, seri, riflessivi e colti.
Grazie zio! Troppo buono! Ti abbraccio forte!!!