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Allarme carceri: i numeri
Secondo la Sezione Statistica dell’Ufficio per lo sviluppo e la gestione del sistema informativo automatizzato statistica ed automazione di supporto dipartimentale del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti presenti nei 206 istituti penitenziari italiani al 31 dicembre 2012 sono 65.701 a fronte di una capienza regolamentare di 47.040. Di questi: 2.804 donne, 23.492 stranieri. Solamente in Sardegna, regione nella quale sono presenti 12 istituti, il numero di detenuti presenti è inferiore all’effettiva capienza regolamentare: 2.133 contro 2.257. Ma si tratta di un caso isolato, in tutte le restanti regioni italiane il sovrannumero impera. Basti pensare ai 7.098 ospitati nei 27 istituti siciliani a fronte di una capienza massima di 5.555, o ai 7.012 presenti nei 14 istituti del Lazio che possono contenerne 4.834, oppure agli 8.165 stabiliti nei 17 istituti campani a fronte di un massimo di 5.794, ovvero ai 9.307 situati nei 19 istituti della Lombardia, che ne può ospitare 6.051.
Se guardiamo alle posizioni giuridiche possiamo rilevare come il numero dei condannati definitivi, fra detenuti italiani e stranieri, è in totale di 38.656. A questi vanno aggiunti i 1.268 internati e ben 25.696 imputati di cui solo 10.571 stranieri. Una cifra da paura!
Sempre al 31 dicembre 2012 i detenuti usciti dagli istituti penitenziari per adulti ai sensi della legge199/2010 e successive modifiche (Esecuzione presso il domicilio delle pene detentive) dall’entrata in vigore della stessa sono 9.005 di cui 2.492 stranieri.
Carceri che, nonostante le misure per ridurre le presenze attraverso misure alternative, sono ancora troppo sovraffollate. Di conseguenza i già stretti spazi a disposizione di ogni detenuto sono ulteriormente ridotti di oltre la metà, o ancora meno.
Accanto a questi numeri è doveroso aggiungere le 915 morti negli istituti penitenziari italiani dal 2002 al 2012. Una visualizzazione interattiva basata sui dati del Ministero della Giustizia e il dossier “Morire di carcere” del Centro Studi Ristretti Orizzonti segnala ben 915 morti di cui 518 suicidi, 183 decessi per malattia, 177 casi da accertare perché vi sono indagini in corso, 26 morti per overdose, 11 omicidi.
Tali cifre non comprendono le morti nelle Questure, nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e agli arresti domiciliari.
Non resta che riflettere su questi dati, su questi numeri apparentemente freddi ed inespressivi, avendo la consapevolezza che al di là di ogni semplice numero c’è un uomo o una donna con il suo vissuto, con i suoi sbagli, con la sua pena da scontare, ma nel rispetto dei diritti umani e nella prospettiva della rieducazione del condannato.
Angela Allegria
Febbraio 2013
In Nuove Frontiere del Diritto