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Attentato davanti all’Università di Catania: cade la pista mafiosa
Sono gravi ma stazionarie le condizioni di Laura Salafia, la studentessa siciliana coinvolta in via incidentale nella sparatoria di piazza Dante a Catania di giovedì scorso.
“La lesione – spiega Salvatore Cicero, responsabile di Neurochirurgia dell’Ospedale Garibaldi dove la ragazza è ricoverata ancora in prognosi riservata – è tra le più pericolose. È vicinissima ai centri respiratori e del battito cardiaco, che sono i centri della vitalità”.
Restano stabili anche le condizioni della vittima designata, Maurizio Gravino, raggiunto da tre colpi di pistola calibro 7,65 esplosi da Andrea Rizzotti, reo confesso, che si è consegnato la sera stessa del delitto alle forze dell’ordine accompagnato dal legale di fiducia.
Sarebbe stata l’esasperazione per i continui insulti resi da Gravino che avrebbero spinto Rizzotti, 54 anni, impiegato comunale, a provocare la spropositata reazione. Infatti, il Gravino, in passato legato sentimentalmente ad una parente di Rizzotti, avrebbe avuto l’abitudine di ingiuriarlo sia a parole che a gesti (appunto mostrando l’indice ed il mignolo che formano delle corna).
Rizzotti, il quale ha oggi confermato quanto detto alle forze armate e ai pm anche innanzi al gip, a mezzo del suo legale di fiducia, Giuseppe Salvatore Antoci, ha fatto sapere che si è trattato di legittima difesa. Spiega, infatti, il penalista: “Egli non ha sparato per rabbia ma perché si è sentito minacciato e ha pensato che la sua vita fosse in pericolo dopo l’ennesimo avvertimento, credendo che Gravino fosse armato. Il mio assistito è sconvolto per l’accaduto: è un padre di famiglia, estraneo a ambienti criminali. Ieri ha pensato moltissimo alla studentessa ferita ed è distrutto per quello che le ha fatto”.
Viene in tal modo ad essere accantonata la tesi del regolamento di conti fra clan (il Rizzotti, seppur il figlio Francesco sia stato in passato arrestato nell’operazione antimafia Revenge, risulta incensurato ed estraneo agli ambienti malavitosi) e sostenuta la tesi della vendetta privata.
Nelle indagini importante è stata la collaborazione di uno studente di lettere, testimone oculare del fatto, il quale, come spiega il questore Pinzello, “con alto senso civico ha dato una descrizione fotografica dell’uomo che ha sparato. È un eroe perché nonostante fosse conosciuto e con tanti testimoni presenti nessuno della zona ha fornito alcun elemento utile alle indagini”.
Il ragazzo ha fornito una descrizione dettagliata del reo: “Ho visto l’uomo esplodere prima due colpi, poi altri ancora: aveva ancora l’arma in mano quando è fuggito. Era di media altezza, corporatura robusta, con una pancia prominente, capelli bianchi e baffi”. Inoltre, una maglietta e un paio di pantaloncini corti sono stati trovati stesi nell’abitazione estiva di Rizzotti.
Il sindaco Stancanelli ha sospeso il custode della chiesa di San Nicolò La Rena, ed ha annunciato di far aver già avviato le pratiche per il licenziamento.
Angela Allegria
3 luglio 2010
In Antimafia Duemila