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Chiusura del Tribunale di Modica: le ragioni del si
I tentativi per cercare di “salvare” il Tribunale di Modica che si avvia verso la chiusura continuano ad essere fatti. Ve lo abbiamo raccontato nei numeri precedenti nei quali abbiamo posto l’accento sulla questione ascoltando le voci dei protagonisti. Se finora abbiamo ascoltato le voci di chi grida “No”, esprimendo le ragioni secondo le quali il Tribunale di Modica deve continuare ad esistere e deve essere salvato ad ogni costo, tramite raccolte di firme online e cartacee, con iniziative ed incontri con chi lavora nella “stanza dei bottoni”, attraverso il ricorso alla Corte Costituzionale, questo mese vogliamo dare voce anche a chi sostiene la non necessità di un tribunale a Modica. Per questo abbiamo chiesto all’avvocato Bartolo Iacono del foro di Modica di esporci le sue ragioni.
Avvocato, perché Lei è a favore della chiusura del Tribunale di Modica?
Io non sono favorevole alla chiusura del Tribunale di Modica, anzi rispetto e solidarizzo con i colleghi che fanno questa battaglia. Ho detto però che alcune iniziative, alcune idee non erano affatto praticabili, come ad esempio quella dell’allargamento ad est della circoscrizione perché non c’era nemmeno l’assenso. Ho detto che idee di accorpamenti a due sedi sarebbero dannose per noi e per i cittadini perché creerebbero solo disagi. Non possiamo parlare del Tribunale di Modica con un atteggiamento che è tipico dei piccoli tribunali, asfittico e provinciale. O si inquadra il problema nella dimensione complessiva dell’efficienza della Giustizia e quindi dell’assetto della Giustizia nel territorio, della carenza di magistrati o noi capiamo la vera dimensione del problema. L’Italia è il paese che ha i più grandi tribunali e i più piccoli tribunali d’Europa. I primi sono strutture elefantiache con gravi problemi di funzionalità, i secondi sono strutture minime addirittura alcune con 5 o 6 giudici, come Sulmona o Camerino. Modica è nella fascia immediatamente superiore, nella fascia dei 10 giudici in organico. Sono strutture che per come è oggi il rito sia penale che civile non possono funzionare. Usciamo fuori da una dimensione asfittica, provinciale di un microcosmo che non produce nemmeno cultura e confrontiamoci con realtà più grandi.
Il secondo problema è legato all’efficienza della Giustizia che viene affrontato da anni intervenendo sui codici e sui riti o con provvedimenti di emergenza prevedendo giudici onorari aggregati o filtri. Questi hanno avuto l’effetto di diminuire la qualità del prodotto giudiziario e non portare nessun beneficio in termini di tempi. Quando si interviene, invece, sui riti, si comprimono i diritti, le garanzie, l’accesso. Il problema che dobbiamo porci circa l’efficienza della Giustizia è un problema di organizzazione giudiziaria. Se accettiamo questo ordine di idee dobbiamo accettare questo nuovo assetto della Giustizia. Da 90 anni si parla di modificare la geografia giudiziaria, ne parlava nel ’20 Calamandrei. Su questo siamo tutti d’accordo, purché ciò accada lontano dal nostro territorio.
Un accorpamento con Ragusa non comporterebbe problemi di prossimità della Giustizia rispetto al cittadino?
Se guardiamo al territorio della provincia di Ragusa da un punto estremo (Ispica) all’altro (Acate), c’è una distanza colmabile in un’ora e dieci minuti di macchina e abbiamo il punto provinciale che fa da baricentro. Non parliamo di giustizia di prossimità, mettiamo in campo argomenti seri che non ci sono. Questo è ciò che mi fa apparire in contrasto con i colleghi.
Non sono sostenibili due tribunali a distanza di 10 km l’uno dall’altro, non sono sostenibili tribunali con 6, 8, 10, 12 giudici né per l’avvocatura, né per la riduzione progressiva della qualità. Infatti, da un lato abbiamo la complessità del diritto che aumenta e si specializza. Vogliamo fare sempre come abbiamo fatto che quando c’è il caso importante affianchiamo il collega di Catania o vogliamo uscire finalmente da questa logica di provincialismo, della Contea? Già mi pare di piccolissime dimensioni il tribunale che andremmo a fare a Ragusa: sarebbe uno dei più piccoli tribunali d’Italia. E noi continuiamo a fare battaglie di retroguardia perché abbiamo il bel palazzo di Giustizia? Non critico nessuno, perché capisco gli aspetti anche sentimentali della vicenda, ma siccome dobbiamo ragionare anche con gli aspetti concreti dobbiamo prendere atto che il tribunale non ha senso di esistere: non cresciamo, non crescono i nostri ragazzi, i praticanti, cresciamo male nel microcosmo.
In che senso Lei dice “Cresciamo male”?
Il confronto è ridotto e nessuno si specializza. Oggi da noi gli studi specializzati sono davvero pochi. Non metti il cartello “Studio legale penale” perché poi perdi quel cliente che non viene perché dal penalista non ci va. Dovrebbe essere obbligatorio mettere quello che si sa fare, ovviamente certificato. Anche i giudici nei tribunali piccoli non si specializzano. Nei tribunali più complessi si fanno gruppi di lavoro in base alle competenze. La specializzazione è una delle sfide per comprendere maggiormente i problemi specifici legati ad una determinata area. Se guardiamo il problema nell’ottica di una dimensione più generale, fuori da quella restrittiva di Modica o Ragusa, vediamo che spazio di difesa del tribunale non ce n’è, non perché qualcuno lo vuole chiudere, ma perché l’organizzazione giudiziaria sul territorio non può ancora fondarsi solo sui costi, ma anche sulla qualità.
Intanto si fa, si sperimenta, si vede se ci sono elementi di criticità in alcune zone, poi si fa il decreto di assestamento, ma se non si fa non si farà mai.
Se si separassero le sezioni fra Modica e Ragusa, non si avrebbe una via di mezzo fra gli aspetti concreti e quelli che Lei definisce come “sentimentali”?
L’ultima proposta su cui si sta lavorando è quella di mantenere a Modica in questi 5 anni e poi si vedrà, le udienze di competenza dei giudici monocratici penali e civili. Io dico ai colleghi di guardarsi l’agenda e di costatare quante volte faranno su e giù Modica-Ragusa in un giorno: le cancellerie centrali sarebbero tutte a Ragusa, così anche gli ufficiali giudiziari e la Procura. Sarebbe una sezione distaccata con ancora minori poteri. Quindi che senso ha? Io temo che pur di salvare la faccia creiamo un modello che non so se passerà, ma che se accadrà questo, sarà tutto sulle nostre spalle. Quelli davvero saranno costi.
O ce ne facciamo una ragione andando sul piano generale della questione o andiamo ad arrancare verso soluzioni ripiego che alla fine sono ben peggiori.
Un’ultima domanda: che fine farà la sezione distaccata di Vittoria? Rimarrà per mantenere un presidio di legalità tangibile contro gli episodi di criminalità organizzata o scomparirà?
La sezione di Vittoria è chiusa: dal 14 settembre 2013 non ci sarà più. La mia domanda, leggendo i giornali, è questa: cosa c’entra l’ordine pubblico con la sezione staccata? La Procura non c’è. L’ordine pubblico è garantito dalla presenza della stazione dei Carabinieri, della Polizia, dell’Intelligence. Cosa c’entra che si può celebrare qualche procedimento di monocratico civile o penale a Vittoria? Che nesso c’è? Non esiste una relazione diretta, neppure immaginabile.
Angela Allegria
Dicembre 2012
In Il clandestino