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Come si combatte il pizzo
Una giovane donna di Modica, Patrizia Terranova, commerciante, all’indomani della morte di Libero Grassi urla un deciso “No” contro il racket. Ecco la sua storia.
Siamo agli inizi degli anni Novanta e nel ragusano è in atto lo scontro fra il clan Carbonaro Dominante di Vittoria ed i Ruggero di Scicli. C’è da spartirsi le zone per il pizzo e al centro delle ambizioni si trova Modica, città ricca e tranquilla.
Patrizia ha 33 anni e lavora nel mobilificio di famiglia. Un giorno assiste ad una “richiesta”: sua padre avrebbe dovuto finanziare un “amico comune” che si trovava in difficoltà perchè, gli venne detto, “i ragazzi sono in collegio”.
“Fu uno dei primi casi di estorsione in questa zona. Alcuni vittoriesi si presentarono con le loro richieste al mobilificio di mio padre. Lui non ne volle sapere, anzi, li chiuse dentro e chiamò la polizia. E’ comica questa storia perchè rischiava di essere arrestato per sequestro di persona”.
Patrizia dà l’allarme, contatta gli altri commercianti e racconta ciò che è successo. Si forma così un gruppo pronto a formare un’associazione antiracket. L’iniziativa funziona.
Si verificano altri tentativi di estorsione ma grazie all’unità dei commercianti i taglieggiatori escono dal negozio con le tasche vuote ed una pattuglia ad aspettarli.
“Abbiamo contattato Tano Grasso (presidente della Fai, Federazione delle associazioni antiracket, ndr) e lui ci ha dato tutto il suo appoggio” prosegue Patrizia.
I suoi occhi si illuminano quando parla di quel periodo. “Il primo passo è stato quello di farci conoscere, di non restare soli. Ci siamo riusciti perchè avevamo le più alte istituzioni dalla nostra parte. Con loro si trovava la strada per far denunciare un commerciante”.
Cominciano le minacce, i cani sgozzati fatti trovare davanti al negozio, i cartelli con i teschi, le lettere anonime spesso contenenti proiettili, l’avvelenamento dei suoi numerosi gatti, le strane consegne di bombole di gas o di pizze. Segnali chiari di chi vuole lasciare un messaggio inequivocabile che significa “desisti, torna al tuo posto”.
E invece Patrizia torna alla carica. Per lei, con questi metodi si ottiene solo l’effetto contrafio. “Sarà stata l’incoscienza dettata dalla giovane età” ci confida, eppure i suoi occhi ancora oggi dimostrano che non era solo incoscienza ma la certezza di credere in una battaglia giusta.
Un senso di giustizia che Patrizia ha fin da piccola, come quando nel giorno del suo ottavo compleanno rifiuta il pranzo speciale inviato dalla tata perchè la suora le impedisce di condividerlo con le compagne.
Adesso però Patrizia non è ottimista: “Come è possibile che Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, sia ucciso per le sue battaglie e nessuno del governo esprime una parola di cordoglio? Per capire la situazione oggi basta leggere questo”.
Patrizia ricorda quegli anni, le nottate insonni tra riunioni e pensieri di troppo. Ricorda – gesticolando per la passione – come insieme con gli altri è riuscita a dar vita in tutta la provincia alle associazioni antiracket.
Oggi, per problemi personali, Patrizia non vive più a Modica. E’ triste, ma l’associazione antiracket modicana attualmente esiste solo sulla carta. E tuttavia, il suo esempio è ancora vivo.
Proprio in questi giorni un gruppo di giovani si sta organizzando per far ripartire l’esperienza antiracket.
In bocca al lupo!
Angela Allegria – Giorgio Ruta
Ottobre 2010
In Isola Possibile