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Discarica all’ospedale
‘Scaduto. Non utilizzare’. È la scritta che campeggia su alcuni scatoloni contenenti bidoncini di acidi corrosivi che si trovano nel corridoio sotterraneo. Non è per niente difficile accedere all’interno di quest’area, dove questo materiale, altamente infiammabile e senza dubbio pericolosissimo, è stato sistemato.
Gli acidi provenienti dal reparto di radiologia si trovano invece in un contenitore posto sul retro della struttura ospedaliera proprio accanto alla porta della cucina e a quella dell’ufficio tecnico.
E ancora le apparecchiature elettroniche deteriorate, il materiale sanitario sigillato, i sacchi di immondizia dal contenuto ignoto, i mozziconi di sigarette e le ‘colazioni consumate’: una discarica accessibile a chiunque.
A questo punto è lecito domandarsi se i protocolli relativi alle modalità di trattamento, di stoccaggio temporaneo e di conferimento dei rifiuti sanitari vengano eseguiti alla perfezione.
È possibile accedere con facilità anche ai locali dove si trovano i tubi delle caldaie e quelli della fognatura. Le acque reflue vengono immesse nella rete fognaria senza essere preventivamente trattate; la condensa proveniente dai tubi ossidati delle caldaie confluisce nei contenitori dell’acqua destinata all’Hospice, dove giunge senza essere filtrata.
Infine la condensa e le perdite della fogna formano a terra un lago di acqua putrida.
Salendo le scale che conducono ai reparti dell’ala nuova ci si imbatte in un termosifone già rotto da cui sgocciola del liquido nero.
Nessun segnale che impedisca l’entrata ai non addetti ai lavori e si giunge con facilità al terrazzo. Sulla porta del macchinario di ascensore ecco finalmente un cartello che avvisa del pericolo e che vieta l’accesso alle persone estranee al servizio. Peccato che la chiave sia inserita nella serratura…
Uscendo e avviandosi verso il retro dell’ospedale ci si imbatte poi in una vera e propria discarica a cielo aperto, in cui si trova anche un serbatoio di eternit.
E poi due box in acciaio aperti, uno adibito al deposito di cartone e uno al deposito delle bottiglie vuote di soluzione salina. Le immagini parlano chiaro.
Altri due box sono invece adibiti al deposito dei rifiuti speciali che dovrebbero essere smaltiti negli sterilizzatori acquistati dall’Asp e che si trovano a Scicli e a Comiso. Una volta trattati in questi apparecchi i rifiuti speciali si trasformerebbero in rifiuti solidi urbani, ma ciò non avviene visto che gli sterilizzatori non sono in funzione e l’azienda è costretta a pagare un appalto per il loro ritiro.
Enrica Frasca Caccia
Gennaio 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno