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E la protesta continua…
L’ultimo giorno in tenda per i precari dell’Asp 7 ha visto la visita dell’ex segretario nazionale della CGIL, Guglielmo Epifani, il quale, informatosi della situazione, ha voluto essere presente in piazza Igea per dare il suo saluto ed il suo incoraggiamento ai lavoratori.
Epifani arriva a pochi minuti dalle brutte notizie di Palermo: i progetti non verranno accettati, viene proposto solo un anno (da concludere entro dicembre!!!) con contratto non rinnovabile, mentre lo spirito del progetto prevedeva un piano pluriennale atto a garantire la continuità del servizio specializzato e la certezza per le famiglie dei lavoratori.
Da Palermo si insiste inoltre sulla linea delle esternalizzazioni, che corrisponde alla voce di bilancio “beni e servizi”, a scapito di quella del “personale” che ha un tetto di spesa ridotto rispetto agli anni passati. Così un suggerimento ai precari: costituirsi in cooperativa, forse sottovalutando tutti gli aggravi che una tale scelta possa comportare.
Nel pomeriggio, dopo 39 giorni di sit-in, gli ausiliari, gli operai ed i cuochi precari dell’Asp smontano la tenda, decidendo di attuare altre forme di protesta.
“La tenda è stata tolta perché la nostra mobilitazione si sposta a Palermo – spiega il responsabile del dipartimento Sanità della FP-CGIL, Angelo Tabbì – infatti l’esito dell’incontro, che abbiamo avuto all’assessorato regionale alla Salute, ci soddisfa solo in parte”.
Attaccati anche dalla CISL che accusa la CGIL di portare avanti la lotta da soli, senza chiedere il sostegno degli altri sindacati (anche se voci arrivano circa l’atteggiamento da orecchio da mercante della CISL), continuano il proprio percorso per la tutela del diritto al lavoro.
Ma facciamo un passo indietro, torniamo alla visita di Epifani il quale ha accettato di rispondere a qualche domanda.
In questo momento storico lo Statuto dei Lavoratori è solo una mera legge formale o si riempie di contenuti?
Le leggi formali servono perché sennò saremmo ancora più deboli. Poi è evidente che quello che importa è la sostanza che vuol dire lavoro, diritti, occupazione. E questa battaglia lo dimostra. Poi si cerca di aggirare lo Statuto con le forme di precariato. Ti assumono a 3 mesi, a 6 mesi e poi, finito ti mandano via. In un posto come questo se ti mandano via da un lavoro non ne trovi un altro. A Milano lo trovi, qui no, c’è onestamente una differenza. Quando si parla di flessibilità si deve capire la differenza che c’è fra un’occupazione qui a Ragusa e un’occupazione in un’altra area geografica.
Secondo lei perché le numerose proteste che si susseguono in Italia in questo periodo vengono ignorate?
(A questa domanda Epifani scuote le spalle con il sorriso beffardo e di sconforto di chi la sa lunga, ma non vuole esprimere ciò che sta sotto gli occhi di tutti) Lasciamo perdere.
Cosa devono fare i lavoratori per far sì che la loro lotta sia efficace?
Quello che stiamo facendo: lottare con serietà. Siccome abbiamo ragione, dobbiamo convertire l’opinione pubblica a dare una mano alla lotta dei lavoratori.
Come vede la situazione dei precari dell’Asp?
Si tratta di una lotta sacrosanta perché questi lavoratori non chiedono la luna, ma un margine di prospettiva per il loro lavoro e per il loro futuro. Si sta discutendo ancora adesso con la Regione che non riesce a dare una risposta a queste persone che hanno lavorato in condizioni difficili e a cui si prospetta soltanto una via d’uscita da qui a pochissimo tempo. Non può essere una situazione accettabile. Io non sono venuto a portare la mia solidarietà, sono venuto a dire che faremo tutto con chi di dovere perché il Governo regionale capisca che ci può essere una mediazione fra le esigenze dei lavoratori e l’interesse della Regione, ma non può essere quella che oggi ha prospettato al sindacato. Bisogna fare un passo avanti ancora. Credo quindi che la lotta andrà avanti ancora finché questo passo in avanti non si raggiunge.
Che augurio si sente di formulare per questi lavoratori?
Di risolvere al più presto possibile il problema nel modo in cui è possibile risolverlo. Credo bisogna lavorare perché questa lotta merita di trovare uno sbocco per il quale noi metteremo il nostro impegno.
Angela Allegria
Aprile 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno