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Educare alla visione della realtà tramite la fotografia
Attingere al reale per guardare oltre la mera forma, guardare al vero per trascendere dalla mera rappresentazione e puntare all’essenza: questa la visione della vita e dell’arte di Emilio Cicciarella, fotografo modicano, che ha esposto alcune delle sue opere a palazzo Grimaldi.
“Segni”: questo il titolo della mostra che ha voluto tracciare un percorso diverso, interpretato dalla mente dell’autore, reso percepibile dall’occhio dell’osservatore acuto.
Partendo da questa ultima esperienza, possiamo tracciare a grandi linee il percorso dell’artista modicano il quale ha accettato di rispondere a qualche domanda.
D: Cosa significa per Lei fotografare?
R: La fotografia è divenuta per me nel corso degli anni l’occasione di guardare alla realtà attraverso lenti diverse che mettono a fuoco differenti realtà. La fotografia diviene la possibilità di educare alla visione.
D: Quando ha sentito la chiamata del demone dell’arte?
R: Due sono state le persone che in qualche modo hanno avuto l’egemonia del mio immaginario: mio nonno che aveva uno studio fotografico in Calabria, nel cui laboratorio da bambino mi recavo per giocare con l’ingranditore come fosse una lanterna magica ed apprendere al tempo stesso le tecniche di composizione ed il fotoritocco, ed il parroco della chiesa che frequentavo che ogni anno organizzava un cineforum, le cui pellicole, anche se a quell’età non mi dicevano nulla, tuttavia mi incuriosivano.
D: Ha curato la mostra che si è tenuta qui a Modica su “Anni difficili”: quali le potenzialità del film e quanto esso ha dato e può dare a Modica?
R: L’avere scoperto al Festival del Cinema di Venezia che in una sessione andava in sala il film “Anni difficili” nella versione restaurata è stato un momento davvero forte, di grande orgoglio per il fatto che fosse stato girato tutto a Modica e avesse coinvolto fra i personaggi minori e le comparse modicani.
D: Vuole parlarci della Sua attività di regista?
R: Non so se costituisce titolo essere regista, ma se lo fosse, mi sottraggo. A partire dagli anni ’90 ho partecipato a molti progetti scolastici in favore di ragazzi che hanno vissuto il disagio scolastico o progetti atti a migliorare la dispersione scolastica. Questi avevano come obiettivo la realizzazione di cortometraggi che hanno visto come protagonisti gli studenti. In ultimo abbiamo anche realizzato un laboratorio di scrittura creativa orientata alla realizzazione di una sceneggiatura. Da questo è stato fatto un mediometraggio che ancora non ha trovato una allocazione in una qualsivoglia rassegna.
D: E l’esperienza a Venezia?
R: Un anno fui accreditato come fotografo al Festival del Cinema di Venezia. Fu un’esperienza interessante. Vedere che davanti a te sta arrivando Meryl Streep è una sensazione che fa i brividi! In quella occasione feci molti scatti felici.
D: L’ultima sua mostra a Modica è stata “Segni”.
R: Se dovessi sintetizzare segni come mostra tematica direi che ho cercato di tracciare una estetica personale ricercandola nella realtà. Fare una foto è un’operazione un po’ più complessa di fare un quadro perché ho il limite della realtà. L’idea era di allontanarsi da stilemi già tracciati, evitare la monumentalità, il barocco, i muri a secco, i volti, le mani, tutto ciò che in qualche modo ha già costituito una estetica, ma che per me avrebbero costituito una certa ridondanza. C’è in Segni un forte lavoro di ricerca attraverso appunto il segno, la cui idea tracciava, segnava, un percorso nuovo.
D: Un sogno che vorrebbe realizzare?
R: Ci sono almeno altre due cose fotografiche impegnative su cui sto lavorando. Posso anticipare che una di questa si baserà sul rapporto fra realtà e rappresentazione. Un altro progetto ambizioso posso annunciarlo in anteprima sarà una regia teatrale alla quale ho già cominciato a lavorare.
Angela Allegria
Luglio 2010
In Il Clandestino con permesso di soggiorno