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Faccia a faccia con l’amico del Commissario Montalbano. Intervista a Cesare Bocci
Ha esordito come attore di teatro all’età di ventitré anni con la Compagnia della Rancia di Tolentino e sul grande schermo nel film “L’Aria serena dell’Ovest” di Silvio Soldini, a cui sono susseguiti tanti altri fra cui Comunque mia” con Sabrina Paravicini e Francesco Martino, “L’amore non basta” per la regia di Ricky Tognazzi.
Per la televisione ha interpretato il capitato Emanuele Basile in “Giovanni Falcone” per la regia di Andrea ed Antonio Frazzi, è presente in “Elisa di Rivombrosa” e “Terapia d’urgenza” in cui qualcuno l’ha voluto paragonare al George Clooney di “ER”.
Impegnato nel sociale, scherzoso, solare, questo ed altro è Cesare Bocci, diventato popolare nell’interpretazione di Mimì Augello de “Il Commissario Montalbano” per la regia di Alberto Sironi.
D: Interpreti un collega ma anche un amico del Commissario Montalbano, un personaggio dal carattere totalmente diverso. Come ammesso da Montalbano stesso sei più acuto di lui nel ragionamento e spesso questo ti discrimina perché Montalbano ti toglie il caso. Come è il rapporto fra Mimì Augello e Salvo Montalbano?
R: Il rapporto tra loro si sviluppa su due piani. Quello dell’amicizia, unica e esclusiva. Mimì è l’unico amico di Montalbano e Montalbano è l’unico amico di Mimì. Poi c’è il lavoro: li ci si scorna pesantemente. Non c’è mai pace tra di loro, anche se alla base c’è una stima reciproca fortissima. E alla fine i risultati li ottengono insieme.
D: E fra Cesare Bocci e Luca Zingaretti? E con gli altri personaggi tipo Fazio, Catarella?
R: Fra Luca e me c’è un rapporto di collaborazione totale, anche se a volte non la pensiamo alla stessa maniera sullo sviluppo di alcune scene. Ma anche qui, la stima reciproca, rende tutto risolvibile. E così è con tutti gli altri componenti del cast, Fazio, Catarella etc. È questa perfetta amalgama che, oltre alle sceneggiature uniche, ad una regia impeccabile, ha reso Montalbano grande. Siamo stati tutti fortunati a far parte di questo progetto.
D: Quale episodio della serie ti è particolarmente caro e perché?
R: Sono molto legato ai primi episodi della serie, forse proprio perché erano i primi, perché stavamo tutti scoprendo e creando sfumature che poi sono diventate la norma. C’era un entusiasmo in tutto il gruppo che singolarmente come professionisti non avevamo mai provato. Non che ora non ce ne sia più, ma dopo dieci anni, ci siamo abituati. Tutto viene naturalmente, quasi senza fatica.
D: Girando gli episodi de “Il commissario Montalbano” hai avuto modo di entrare in contatto con i siciliani e la Sicilia. Cosa pensi di loro e della Sicilia? Posto preferito?
R: Conosco profondamente la Sicilia e ne sono profondamente innamorato. La prima tournèe teatrale della mia carriera l’ho fatta in Sicilia. Eravamo un gruppo di giovani attori che aveva appena fondato la Compagnia della Rancia. Non avevamo una lira, ma in tasca avevamo la promessa di dieci spettacoli in giro per l’isola. La prima serata venne rimandata e io andai a pescare al molo di Marsala. Non presi nulla e quel giorno a pranzo mangiammo in sei mezzo chilo di spaghetti, aglio e olio, ma in compenso la notte mi venne la febbre per l’ustione che il sole a picco mi aveva regalato. Da quel giorno il mio rapporto con la Sicilia e i Siciliani non si è mai interrotto. Sono passati 25 anni, e ogni volta che passo lo stretto, sento profumo di casa.
D: Ci saranno altri episodi della serie?
R: Si, credo ci saranno altri episodi… vedo che Camilleri continua a scrivere. Ma non so quali e quando si faranno.
D: Una domanda per il pubblico femminile: negli ultimi episodi Montalbano sembra non resistere più al fascino femminile. Pensi che durerà o che metterà la testa a posto e sposerà Livia?
R: Se posso essere sincero, spero che non durerà e avrei voluto non fosse mai iniziata questa fase “machista” di Salvo Montalbano. A me piaceva il commissario incorruttibile e irraggiungibile, era questo che lo distingueva da tutti.
E poi, scusate, ma il “femminaro” era Mimì o no? Le “fimmine”, tutte, di proprietà sua esclusiva debbono rimanere!
D: Hai iniziato come attore teatrale. Quale è la tua idea di teatro?
R: Il teatro è quel luogo dove si sceglie di andare a passare una serata diversa in toto da tutte le altre, dove si va per guardare gente in carne ed ossa che ci vuol far credere che quello che rappresentano è vero, e noi, se ci lasciamo andare riusciamo a coglierla quella verità. È in quel momento che il gioco del teatro è riuscito.
D: Preferisci il teatro o la tv? Perché?
R: Non ho preferenze tra teatro e TV. Sono due cose completamente diverse, emozionanti per me che le faccio in due modi diversi. Di sicuro non amo le brutte cose, che siano di teatro o in TV.
D: Come fai ad entrare nel personaggio che devi interpretare?
R: Ci sono delle tecniche per entrare nel personaggio Io, come ho già detto, non ho studiato molto e me ne pento, per questo mi appoggio alla lettura critica del personaggio e all’istinto. Sono un istintivo, non potrei fare altrimenti
D: E con Mimì Augello?
R: Con Mimì sono stato fortunato, c’era poco da analizzare. L’analisi l’aveva fatta già Camilleri, era perfetto il suo personaggio. A me è bastato dargli la voce.
D: Cosa ti piace di lui e cosa no? Cosa c’è di Cesare in Augello? E di Mimì in Cesare?
R: Di Mimì a me piace tutto. La sua leggerezza, il suo essere combattuto tra fedeltà e tradimento, l’amare incondizionatamente la donna, il suo essere un poliziotto onesto.
Quanto Mimì mi assomigli? Non posso dirlo, sono un uomo impegnato.
D: Progetti futuri cinematografici, teatrali, umanitari?
R: Il futuro si sta progettando in questi mesi per il nostro settore, che è in crisi come gli altri. Si concretizzerà verso la Primavera. Ho appena finito due puntate per RAI 1 su Sant’ Agostino. Il teatro spero di poterlo fare nella prossima stagione, cioè da Ottobre in avanti, con un progetto ambizioso, del quale ancora non posso parlare.
Progetti umanitari? Collaboro con ANFASS, associazione di famiglie con figli disabili intellettivi e relazionali. Stiamo costruendo l’ampliamento di una struttura che accoglie già una media di 50 tra bambini e adulti ogni giorno. È un’opportunità preziosa che mi stata offerta per mettere servizio la mia popolarità e della quale debbo ringraziare Marco Scarponi uno dei soci fondatori dell’ANFASS di Macerata.
Angela Allegria
29 gennaio 2009
In www.modica.info