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Ferro e Calamita (prima parte)
Per Pietro Sanpietro, ancora vita grama. Nonostante la laurea in Pedagogia e qualche timido tentativo di cambiar lavoro, era rimasto a lavorare come istruttore all’Autoscuola La Mantia, la patente è tutta mia, ma solo di pomeriggio dalle 15,30 alle 19,30. Dopo il boom iniziale, infatti, l’autoscuola aveva diminuito la media degl’iscritti. Conclusione: mezza giornata e mezzo stipendio.
La mattinata libera, però, stava lentamente producendo i suoi frutti. Grazie a Gianfranco Sauro, Pietro Sanpietro, aveva trovato il modo di collaborare con il giornale del pomeriggio. Due ore al giorno. Il suo compito era quello di stare appiccicato alla telescrivente delle agenzie giornalistiche e battere le notizie per le “brevi”. Duemila lire per due ore, ma per Pietro andava bene. Sauro gli aveva lasciato intendere che con una buona segnalazione dal partito, dopo un paio d’anni , poteva essere assunto al giornale come praticante. Per il momento, però, Pietro Sampietro era per il rione u strutturi ri a scuolaguida.
“Buon giorno, signor Piero, gli presento le signorine Caterina Ferro e Elvira Calamita.- disse Giusy- Faranno lezione assieme dalle 15,30 alle 16,30. Sono due amiche inseparabili e il signor La Mantia vuole che facciano lezione assieme.
“ Buon giorno io sarei Ferro Caterina e questa sarebbe la mia amica inseparabile la bellissima Calamita Elvira.”
“Nessuno vi può separare: la calamita attrae il ferro e il ferro viene attratto dalla calamita.”
“Signor Pietro, lassassi andari ri fari u spiritu. Io sono Ferro è basta e Elvira è solo Calamita di cognome e un attrai nuddu.”
Le lezioni, nonostante questo inizio, andarono lisce, almeno fino alla settima lezione, quando la Calamita cominciò a dimostrare maggiori attitudini alla guida rispetto alla Ferro.
La Calamita era davvero una bella ragazza. Occhi grandi, capelli lunghi e sempre ben pettinati, un corpo proporzionato con un seno niente male. La Ferro era, invece, sempre vestita in pantaloni e capelli con un taglio mascolino e praticamente priva di seno. Francamente non si capiva cosa avessero in comune queste due ragazze tale da rendere la loro amicizia inseparabile.
Non c’era da parte di Sanpietro nessun interesse particolare fra le due allieve. Solo che le maggiori attitudini della Calamita, rendevano la lezione dell’istruttore più leggera ed era anche un bel guardare le graziose forme della signorina Elvira. La vocina, che ricordava un po’ quella sexi di Sandra Milo, davano un senso di leggerezza a quel lavoro che per Sanpietro aveva da parecchio perso il fascino dei primi anni. Della cosa se ne accorse la Ferro che alla settima lezione aggredì il nostro sfortunato protagonista.
“Signor Sanpietro, perchè lei alla mia amica ci fa sempri cinque minuti chiù di mia e già sapi fari a marcia indietro e l’inversione, mentri a mia ancora per puro caso mi fa mittiri a terza?.”
“Signorina Ferro, non siamo tutti gli stessi. La signorina Elvira, dimostra più attitudine di lei.”
“Se, attitudine. A verità è ca sta… amica mia u talìa e lei, essennu masculu, sta perdinnu la testa. .Prima che si fa illusioni su Elvira, ci u rici ia: un ci esci nienti, è già impegnata. Si stuiassi u mussu.”
“ Senta signorina Caterina, sin dai primissimi giorni che ho iniziato questo lavoro, ho seguito il “consiglio” del mio titolare signor La Mantia e ho giurato me stesso, che, anche nell’illusoria ed impossibile presenta Sofhia Loren nuda, la cosa mi deve lasciare indifferente, perché è una mia allieva e come dite qua, me vuscari u pani.”
“ Bummate, ma chi rici. Perché lei di dov’è dalla Francia. Per lei, appena quarcuna gli fa l’occhi ruci, ci casca comu a tutti i masculi. Cu Elvira,un mi ricissi ca u ne veru; amuni a picciuttedda ci piaci e non mi dica che non gli piace alluccari. Ripoi con te, Elvì, facemu i cunta.”
Sanpietro si chiede del perché della fin troppo scomposta reazione della Ferro. No può essere solo gelosia per le maggiori attitudini dell’amica, ci deve essere sotto molto, ma molto di più. Fatti loro, a me interessa ben poco, stasera esco con Marcella, e al diavolo l’autoscuola e con tutti i suoi allievi ignoranti.
Finita la lezione, la discussione fra le due ragazze riprende il discorso interrotto. Le amiche si avviano verso casa. La via dove abitano è la stessa, come è lo stesso il palazzo e il piano:
terzo piano; interno 6 famiglia Ferro; interno 7 famiglia Calamita. Costruzione anni ’30, il terzo piano rappresenta l’ultimo piano. Stesso pianerottolo e porte sempre aperte con le signore Ferro e Calamita a scambiarsi, sale, zucchero, pasta, bibite di vario genere e scambi continui di letture impegnate di Bolero film, Lancio, Letizia, Charme, Marina e Kolossal con le avvincenti storie d’amore e come protagoniste assolute: Katiuscia. Paola Pitti, Michela Roc e Claudia Rivelli, per le attrici. Alla signora Ferro piacevano di più Franco Dani e anche Alex Damiani, alla signora Calamita Franco Gasparri. Ma entrambe erano sempre d’accordo, ca un meggiu era sempre assolutissimamente Massino Ciavarro. “Solu u cugnomi parìa fatto apposta– diceva sempre la signora Ferro- che era stata in viaggio di nozze a Venezia e la cameriera dell’albergo gli spiegò che la prima notte di nozze si passa di solito a “ciavar.” Mai, però, mai uno scambio fra patate e cipolle: “Ognunu i sua.”
“Senti bidduzza, virica tu si e resterai sempri a me zita. Un ti futtiri a tiesta. I masculi, un sono cosa per te. Nulla al mondo ci separerà mai, figurati un menzo masculi e finucchiu come di Sanpietro. Si senti picchì è laureato e ni u fa nesciri ri tutti i lati. Sei mia, solo mia e nulla ci potrà dividere. Il destino ha voluto che io mi chiamassi Ferro e tu Calamita e così sarà.”
“Senti Caterina, inutile che stai facendo tutta sta scenata. Poi dire tutto quello che vuoi e pensare quello che ti pare: a me l’istruttore piace. E’ la prima volta che mi sento attratta da un uomo e quel ragazzo non è menzo finocchio, come pensi tu, ma una persona per bene e anche modesta, se s’accontenta di fare un mestiere umile pur di rendersi indipendente dai suoi genitori.”
“Se vabbè, mu vitti stu film. Quello viene a lavorare qua, per trovare e farsi le sceme come te.
Minchia cu parla, a principessa Soraya. Lavoro umile!! To patri vinni patati o mercati e tu parri di lavoro umile per uno che lavora in una autoscuola. Ma vai a quel paese”.
“Senti, Caterina finora mia hai fatto capire cosa significa voler bene e amare al di là del sesso. Ma da un paio di settimane ho compreso, grazie alla gentilezza e la simpatia, e perché no, la bellezza di Sanpietro del perché esiste l’attrazione fra uomo e una donna. Caterina fra noi l’amore è finito. Io voglio un uomo e da te al massimo l’amicizia, come sempre e niente di più”.
“Muori tu u Sanpietro e tutti i pinnuluni degli uomini. Tieniti i to masculi. Ma tu e dra negghia di Sampietro non starete mai insieme. Parola di Caterina Ferro”.
Pietro Ciccarelli