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I potenti: Cartia il banchiere
Classe 1928, cavaliere del lavoro dal 2010, presidente del Gruppo Bancario Banca Agricola Popolare di Ragusa dal 2002, laurea in Giurisprudenza conseguita presso l’Università degli Studi di Catania nel 1951, vice presidente dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari dal 1995, attento alle tradizioni artigiane ed artistiche del territorio, ma anche allo sviluppo economico della sua terra, Giovanni Cartia è colui che gestisce il denaro di famiglie ed imprenditori della Sicilia Sud-Orientale.
Inizia già nel 1954 a muovere i primi passi all’interno della banca di famiglia, nata come Banca Popolare Cooperativa di Ragusa ad opera di Luigi Cartia il quale, insieme a Giorgio Morana Gulino, Giovanni Lupis, Corrado Schifitto, Gaetano Nicita, Vincenzo Cannì, Filipponeri Criscione e Carmelo Scribano, si riunirono presso lo studio del notaio Emanuele Cabibbo per redigere l’atto costitutivo della società. Era il 10 marzo 1889.
Nel 1935, sotto la guida di Giombattista Cartia, nipote di Luigi e padre di Giovanni, la Banca Popolare Cooperativa ha assunto la denominazione attuale annettendo altre tre banche cooperative locali, ossia la Banca Popolare Agricola Cooperativa, la Banca Popolare Agricola Commerciale e la Banca Agraria e Commerciale.
Il padre Giombattista, proverbiale per i suoi rigori tanto che si dice ancora oggi girino aneddoti su di lui, detenne lo scettro del potere fino all’età di 95 anni, per poi lasciare nel 1988 la poltrona di presidente al suo vice Mario Schininà (oggi presidente onorario) che sarà sostituito nel 2002 da Giovanni Cartia (già vicepresidente, già direttore generale) che continua ad essere anche Amministratore Delegato.
Attualmente il consiglio di amministrazione comprende oltre a Cartia, Arturo Schininà nella qualità di Vice Presidente, ed i consiglieri Carmelo Arezzo (direttore generale della Camera di Commercio e stretto parente di Cartia), Bruno Canzonieri (operante nella grande distribuzione alimentare e uomo forte della Confcommercio iblea), Vito Curiale (costruttore chiaramontano), Santo Curtone, Giovanni Demostene, Salvatore Digrandi, Sandro Maria Gambuzza, Leone La Ferla, Nunzio Leggio, mentre alla direzione generale siede Salvatore Inghilterra collaborato dai due vice Giambattista Cartia e Umberto Occhiuto.
La banca, ormai capogruppo del gruppo Bancario Banca Agricola Popolare di Ragusa (nato nel 1996), ha un capitale sociale che aumenta di anno in anno e che al 31 dicembre 2009 è pari a 15.919.410,12 e ha chiuso il bilancio 2009 con un utile di 43 milioni di euro.
La longevità dell’Istituto, la stima che questo ed i suoi amministratori detengono nel territorio ibleo fanno sì che esso sia l’icona del credito dell’isola mentre, qualche anno fa, un sondaggio voluto dal periodico I love Sicilia, ha collocato Giovanni Cartia al 68° posto fra i potenti della Sicilia (la famiglia Minardo si trovava poco più su, al 60° posto).
Senza dubbio uno degli uomini più facoltosi dell’isola e questo lo sapevano bene anche coloro che nel marzo 2009 tentarono di rapirlo. Si trattava di un ex militante delle Brigate Rosse, Calogero La Mantia di Gela, e alcuni componenti della Stidda gelese capeggiati da Vincenzo Pistritto.
La cosa curiosa è stata quella che La Mantia parlava di un grosso equivoco, affermando che il rapimento di Cartia, peraltro ottantenne, non era voluto da cause estorsive, ma per realizzare un “progetto culturale”. Eh si, fa ridere, però ai magistrati La Mantia parlò della redazione di un libro sulla vita del grande banchiere ragusano! Manco a dirlo la sua versione non è stata ritenuta attendibile.
Il vero motivo del sequestro era invece quello di ottenere fondi per una nuova impresa edile costituita da gruppi mafiosi, che avrebbe dovuto eseguire lavori pubblici al Nord.
Accanto a questa vicenda particolare, una avvenuta nel 1999 e raccontata da Carlo Ruta in “La banca degli amici” testo nel quale si documenta la denuncia presentata da Garozzo su casi di falso in bilancio. Nello specifico si trattava del mancato inserimento di minusvalenze all’interno del bilancio, ma presenti solamente nella nota integrativa. Ma nel 2005 il falso in bilancio è stato depenalizzato e di conseguenza la vicenda è stata archiviata.
Nonostante ciò il potere dei Cartia rimane immutato e la BAPR resta nel cuore dei siciliani!
Angela Allegria
Febbraio 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno
Ma ci sono almeno due eventi che Cartia e simili sperano che mai accadano: il primo è un grosso pasticcio delle borse, l’altro nell’abbandono dei clienti, forse più grave del primo.
@nele149 in che senso cartia dovrebbe essere preoccupato di un “crollo” della borsa? la sua banca è esposta minimamente nel mercato azionario…
conoscendo la mentalità meridionale, non penso che i clienti abbandoneranno la bapr.
@giulio dalla scarsa cultura finanziaria della maggior parte dei clienti, che si affidano ai telegiornali, sebbene questi evitino questo tipo di notizie.