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Il gigante dai piedi d’argilla
C’è da chiedersi se il “gigante dai piedi d’argilla” di cui ha parlato nella sua arringa il difensore dei fratelli Drago sia l’apparato accusatorio del processo Modica Bene o se si tratti di una persona ben qualificata. Infatti, il dubbio viene proprio a proposito dell’ex Onorevole Peppe Drago, tanto potente e rispettato prima, adesso distrutto o quasi dall’arroganza dei giudici e dei giornalisti che prenderebbero posizioni di parte. Eppure, se facciamo qualche calcolo, se stavolta Peppe Drago venisse condannato non potrà più giovarsi della sospensione della pena. Il condizionale è d’obbligo, almeno fino al 14 ottobre prossimo, data in cui il Giudice per l’udienza preliminare, Patricia Di Marco, si pronuncerà. Il compito del Gup è duplice: emettere sentenza per coloro che si sono avvalsi del rito abbreviato e decidere circa l’eventuale rinvio a giudizio per gli altri.
Nell’udienza tenutasi lo scorso 25 giugno la parola è stata data ai difensori i quali hanno sostenuto l’innocenza dei propri assistiti (e, a dire il vero, sarebbe stato difficile immaginare il contrario!), partendo da chi, come Antonio Borrometi, avvocato di Marcello Sarta, ha una posizione marginale all’interno del sistema, fino al ruolo preminente di Mario Caruso che difende i fratelli Drago e Giorgio Aprile e che concluderà nella prossima udienza prevista per il 22 settembre.
È stata sollevata eccezione di inutilizzabilità della documentazione bancaria che è stata usata per predisporre i prospetti e formulare ipotesi da parte della Guardia di Finanza in quanto questa non è confluita nel fascicolo del Gup, e quindi non è stata fruibile per la difesa. La difesa ha inoltre parlato di prestiti e non di tangenti, portando ad esempio la situazione di un imprenditore, parte del processo, che aveva portato ad indagini chiuse ben quattro assegni di 5 mila euro ciascuno che erano stati addossati direttamente a Peppe Drago (come se tre di essi fossero girati a se stesso, mentre nel quarto la firma era considerata illeggibile).
Ma la grande rivelazione che sta sollecitando la curiosità ed il diritto di conoscere la verità di tutti sta nella citazione di un imprenditore appartenente ad una nota famiglia modicana, il quale, non è né imputato, né indagato nel procedimento, ma che, seppur risulti dalle intercettazioni (a proposito, non erano difettosi i supporti?), non è stato chiamato in causa, né come persona offesa, né come testimone. Questi avrebbe potuto confermare l’ipotesi del prestito, fatto ad una persona parte del processo, operazione che non sarebbe stata eseguita se questa persona avesse saputo che il debitore in difficoltà aveva legami con l’ex onorevole Drago.
Sembra proprio un rebus. Il riserbo è davvero serrato e questo fa riflettere parecchio sulla questione delle responsabilità, della mancata visione d’insieme. I dubbi sono davvero tanti. Chi è questo imprenditore che, pur entrando nel giro di matrioska del sistema Modica bene, ne resta fuori in termini giudiziari?
Si potrebbero formulare due ipotesi: o si tratta di una persona estremamente potente oppure la sua posizione all’interno del procedimento è stata ritenuta irrilevante.
In ogni caso, la difesa, ha posto il problema a mo di esempio della presunta inattività dell’apparato accusatorio, evidenziandone le lacune.
Non sappiamo come andrà a finire, quali saranno le argomentazioni di tutti i difensori, né che decisione prenderà il Gup, di certo un altro dubbio, fuori dalle righe ci assale: come mai il Comune di Modica non si è costituito parte civile?
Semplice dimenticanza, scarso interesse o mancanza di motivazioni? Ai posteri l’ardua sentenza!
Angela Allegria
Luglio 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno