Il lavoro è la mia priorità
Fra i numeri ed i nomi dei mancati pagamenti e poi dei licenziamenti di Video Uno ci sono i volti e le storie di undici persone e delle rispettive famiglie. Spesso si conoscono i numeri, i nomi, ma non si sa con certezza ciò che ci sta dietro, le loro storie, i loro vissuti.
Una di queste storie è quella di Simona Spadaro, impiegata d’archivio dal 2007 a Video Uno, quando ancora era un tutt’uno con Video Mediterraneo.
“Questo lavoro era la mia passione”. Con queste parole esordisce Simona, una degli undici lavoratori di Video Uno che hanno perso il posto di lavoro “per motivazioni inerenti alla mancata attribuzione della frequenza del digitale terrestre, che ha ulteriormente aggravato la situazione di crisi della società”.
Simona ha 36 anni ed è sordomuta dalla nascita, per questo è portatrice di protesi. Ha dovuto lottare per crescere e per far capire, nell’indifferenza della gente, che il suo è un deficit fisico, non psichico: “Sono sorda sì, ma sono intelligente”.
Da piccola non riusciva perché non sentiva e poi gli sforzi, che ancora oggi continuano si sono indirizzati nella direzione della logopedia. Simona, infatti, sin da piccola si è fatta forza e ha fatto parecchia logopedia, tanto che il suo sogno era quello di diventare lei stessa logopedista: “Volevo fare la logopedista perché nella mia vista questa è stata un’esperienza forte. Ho capito l’importanza del lavoro che la logopedista ed io abbiamo fatto, gli ostacoli, la forza di volontà e l’impegno che ci ho messo”.
L’impegno è stato tanto, le difficoltà enormi e spesso i periodi buoi si sono affacciati nella vita di Simona facendola demoralizzare. “A volte mi veniva voglia di mollare tutto, ma poi mi dicevo che se lo avessi fatto avrei buttato tutto quello che fino a quel momento avevo faticosamente conquistato” ci racconta con gli occhi lucidi ma pieni di orgoglio per i progressi acquisiti e per gli sforzi che ancora dovrà fare.
La disabilità che ha Simona purtroppo non si può eliminare, ma lei si sforza di lottare per migliorarsi sempre di più, cercando in ogni modo di farsi capire quanto più possibile ed impegnandosi giorno per giorno.
Dopo l’attestato di segretaria di ufficio e automatizzato e operatore informatico aziendale ha iniziato a fare volontariato presso l’Avis e nel 2007 è approdata a Video Uno.
“Ero a contatto con le persone, riuscivo ad abbattere le barriere dell’ignoranza della gente dimostrando loro che non ero stupida, anzi, riuscivo a fare il mio lavoro come gli altri. La mia è stata una esperienza positiva che mi ha insegnato tantissimo e dato davvero tanto. Ho apprezzato la pazienza e l’affetto di tutti coloro che mi hanno spiegato le cose sempre con calma, mai alzando la voce o dicendo una parola fuori luogo”.
Simona era contenta del suo lavoro, aveva ed ha tutt’oggi un rapporto bello anche con i colleghi dello staff di Video Uno “in particolare mi sono affezionata a Rosario Rametta, direttore artistico di Radio Mediterraneo che è per me un amico fraterno oltre che un collega”.
“I colleghi all’inizio erano curiosi di vedere questo nuovo acquisto della categoria protetta, ma si sono subito dimostrati disponibili a conoscere la vera Simona e a presentarmi agli altri con orgoglio anche fuori dal contesto lavorativo”.
Adesso, dal 30 ottobre 2012 l’esperienza è finita, Simona insieme agli altri dieci colleghi è tornata a casa. Ripensando a ciò che è successo, ai momenti belli e a quelli brutti ci dice: “Mi dispiace che Video Mediterraneo e Video Uno stanno passando questo periodo, non se lo meritano. In questo momento non sto bene per via del licenziamento. Sono demoralizzata perché mi manca il lavoro che ho svolto con tanta passione e non so cosa mi riservi il futuro”.
Il sogno di Simona è quello di continuare a lavorare in televisione come archivista o impiegata amministrativa: “Il mio sogno – conclude – è quello di poter lavorare alla Rai, o a Mediaset o a La7 per far capire a tutte quelle persone ignoranti che io non sono una incapace. Mi ritengo una lavoratrice sin da piccola perché per me la logopedia è stata un lavoro in tutti i sensi per l’impegno costante che ci mettevo. Il lavoro è la mia priorità, poi ci sono tutte le altre cose”.
E quando ci stiamo per salutare, nell’abbracciarmi Simona mi guarda negli occhi e mi dice, sforzandosi a parlare il più chiaramente possibile: “È stato bello raccontare la mia storia, nessuno mai me lo aveva chiesto”.
Non resta che augurare ai datori di lavoro in questi tempi di crisi di mettersi una mano sulla coscienza e non anteporre le ragioni economiche alle esigenze di vita dei loro dipendenti. Se non altro sapranno che dietro ai numeri, dietro ai nomi ci sono persone in carne ed ossa con le loro problematiche, i loro sentimenti, i loro vissuti.
Angela Allegria
Novembre 2012
In Il clandestino
Bell’articolo, triste vicenda raccontata però mettendo in mostra coraggio e voglia di non mollare.
Brave tutt’e due, Angela e Simona!
Buona fortuna!