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Il mistero dei volti inquietanti
Vicino al Parco Forza di Ispica, nei pressi della necropoli di San Giovanni, proseguendo verso il lato sinistro vicino alla “Valle del tuono”, dopo le grotte di Salnitro, sono stati rinvenuti circa sessanta volti scolpiti nella roccia. Essi raffigurano monaci e guerrieri, volti inquietati dall’espressività ora mistica ora militare, con tanto di elmo e croce tipo “tau”, facce grottesche, angoscianti eppure affascinanti nel loro complesso.
Sono di piccole dimensioni, variano fra 30 e 20 cm i più grandi. Volti ora allungati e barbuti, ora tondeggianti e lisci, con il naso formato da un unico blocco dritto, gli occhi chiusi a fessure e le bocche semiaperte, alcuni visi collocati uno vicino all’altro che, guardati nell’insieme, formano un unico volto.
Il ritrovamento è stato fatto nel 2008 dall’ex sindaco di Ispica, Rosario Gugliotta, appassionato di archeologia e socio di Siciliantica, il quale si è recato in loco insieme al presidente della locale sede dell’associazione suddetta, Sesto Bellisario, e a Pasquale Zenga.
Se si seguono le sculture è possibile percorrere una sorta di cammino che conduce ad una grotta, forse una chiesetta rupestre collegabile alla figura di San Giovanni decollato, come ad esempio, seguendo dei piccoli gradini e possibile arrivare ad una rientranza all’interno della quale si può scorgere una croce.
In attesa di una risposta da parte della Sovrintendenza che possa valutare il vero valore della scoperta, si sono formulate diverse ipotesi sulla datazione delle opere.
C’è chi pensa che possano risalire al periodo pre-terremoto e potrebbero essere state realizzate magari da uno o più frati minori (ed in quel caso si spiegherebbe la presenza della croce a Tau), c’è chi li ricollega al periodo bizantino, c’è chi sostiene che si tratti di opere recenti collocabili alla fine dell’800, chi addirittura li fa risalire all’attività di uno scalpellino vissuto durante la seconda guerra mondiale.
Particolarmente rilevante è un volto, somigliante alla Vergine col cuore immacolato in mano, ed in questo caso la datazione dovrebbe essere posteriore al 1640, data che testimonia la prima traccia di culto pubblico a Napoli.
Accanto ai dubbi circa la datazione, rimangono aperti tanti interrogativi: perché sono stati eseguiti tali volti? Cosa vogliono simboleggiare? Conducono ad un cammino spirituale di purificazione o vogliono scoraggiare con i loro volti minacciosi gli intrusi per non violare il loro mistero?
Angela Allegria
Dicembre 2010
In Il clandestino con permesso di soggiorno