4 Mag 2010

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Inchiesta Modica Bene, un giro di oltre 14 milioni di euro

Inchiesta Modica Bene, un giro di oltre 14 milioni di euro

Polemiche e veleni in merito alla decisione del Procuratore capo di Modica, Francesco Puleio di diffondere tramite gli organi di stampa i capi di imputazione dei 19 indagati nell’inchiesta “Modica bene”.

Il Procuratore, infatti, essendo stato invitato dal giudice per l’udienza preliminare Patricia Di Marco a riformulare le accuse in riferimento alle singole condotte dei singoli indagati, formulate in maniera ritenuta generica dall’allora procuratore Platania, ha preparato ed inviato un lungo comunicato stampa nel quale sono presenti i capi di imputazione con precisi riferimenti alle persone indagate ed offese, alle cifre, ai conti correnti e procedendo ad una ricostruzione di ciò che è avvenuto a Modica dall’ottobre 2003 al settembre 2007.

Gli indagati illustri sono politici ed imprenditori del ragusano: il parlamentare modicano dell’Udc, già presidente della Regione Sicilia, Giuseppe Drago, l’ex sindaco di Modica, Piero Torchi Lucifora, l’ex segretario provinciale dell’Udc, Giancarlo Floriddia, l’ex assessore al Bilancio del Comune di Modica, Carmelo Drago, il consigliere provinciale del PdL Vincenzo Pitino, il consigliere comunale di Pozzallo, Massimo La Pira, Carlo Fiore di Modica, il bancario vittoriese Giancarlo Francione, gli imprenditori Rosario e Giovanni Vasile di Vittoria, gli imprenditori modicani Vincenzo Leone, Giuseppe Sammito, Giuseppe Zaccaria, Marcello Sarta e Gabriele Giannone, e poi Giuseppe Piluso di Pozzallo, e i modicani Bruno e Massimo Arrabito e Giorgio Aprile.

A loro sono contestati tre tipi di reati consumati dall’ottobre 2003 al settembre 2007:

  • Associazione per delinquere allo scopo di commettere i delitti di:
    • concussione in danno dei cittadini che si rivolgevano all’Ufficio Tecnico – Sezione Urbanistica – ed allo Sportello Unico per le Attività produttive del Comune di Modica per il rilascio di concessioni edilizie e di provvedimenti suscettibili di apprezzamento economico;
    • abuso d’ufficio ed altri delitti contro la P.A. connessi alla gestione del Comune di Modica e della Provincia regionale di Ragusa;
    • riciclaggio del denaro e delle utilità provenienti da tali delitti;
  • Concussione aggravata e continuata in concorso tra loro e con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso (si legge che Peppe Drago, Giorgio Aprile, Carmelo Drago, Giancarlo Floriddia, Vincenzo Pitino e Piero Torchi abbiano “abusato della loro qualità e dei loro poteri sfruttando le rispettive pubbliche funzioni”);
  • Riciclaggio in concorso per avere, singolarmente ed in concorso fra loro, raccolto somme di denaro di illecita provenienza che, unitamente alle altre, confluivano nei loro conti correnti. Ciò avveniva con movimentazioni di ingente ammontare per contanti, incompatibili con l’attività svolta e con i redditi accertati e dichiarati, cui facevano seguito operazioni di prelevamento tramite emissione di assegni bancari, senza essere a conoscenza dei traenti e dei beneficiari degli assegni e/o senza che sussistesse un rapporto causale sottostante a tali operazioni, così trasferendo ed occultando dette somme in modo da ostacolarne l’identificazione della provenienza.

L’organizzazione, secondo la ricostruzione della Procura, risulta promossa, costituita e diretta da Giuseppe Drago ed organizzata da Bruno Arrabito e Carmelo Drago. Gli indagati in particolare rivestivano i seguenti ruoli:

  • DRAGO Giuseppe la qualità di capo e promotore dell’associazione, cui competevano le decisioni più importanti, nonché di principale procacciatore delle tangenti e destinatario finale delle somme di illecita provenienza;
  • ARRABITO Bruno la qualità di organizzatore e direttore, con compiti di raccordo logistico tra i componenti del sodalizio, di ripulitura del denaro ricavato dalle tangenti e di collegamento tra i percettori delle tangenti ed i destinatari;
  • DRAGO Carmelo la qualità di organizzatore e direttore, con compiti di procacciatore delle tangenti, di raccordo logistico tra i componenti del sodalizio e di collegamento tra i percettori delle tangenti ed i destinatari;
  • APRILE Giorgio, FLORIDDIA Giancarlo, TORCHI LUCIFORA Pietro, la qualità di partecipi con compiti, in quanto titolari di pubblici uffici competenti all’adozione di provvedimenti suscettibili di apprezzamento economico, di procacciamento e raccolta delle tangenti;
  • ARRABITO Massimo, FIORE Carlo, GIANNONE Gabriele, LA PIRA Massimo, LEONE Carmelo (successivamente deceduto), LEONE Vincenzo, PILUSO Giuseppe, SARTA Marcello, SAMMITO Giuseppe, VASILE Giovanni, VASILE Rosario e ZACCARIA Giuseppe, titolari dei conti correnti sui quali venivano fatte transitare e movimentate le somme di illecita provenienza, la qualità di partecipi con compiti di raccordo logistico e di ripulitura del denaro ottenuto dall’attività illecita, al fine di vanificare le indagini di polizia giudiziaria, ponendo in essere numerosissime transazioni – anche per contanti – per un ammontare cospicuo e del tutto sproporzionato rispetto ai redditi ufficialmente dichiarati, senza che sussistesse un sottostante rapporto economico;
  • FRANCIONE Giancarlo, la qualità di partecipe con compiti di copertura finanziaria (al fine di ostacolare l’applicazione della normativa antiriciclaggio, omettendo di segnalare all’Autorità di vigilanza le operazioni sospette) e di ripulitura del denaro di illecita provenienza (ad esempio consentendo ad ARRABITO Massimo ed a GIANNONE Gabriele, tra gli altri, per mezzo di sottoscrizioni apocrife l’illecita apertura di conti correnti, formalmente intestati a soggetti all’oscuro di tali operazioni bancarie).

Nella specie i politici sono indagati per “aver costretto imprenditori ed operatori commerciali sedenti in Modica, a versare somme di vario importo a taluno degli indagati, pubblici ufficiali o privati correi dei medesimi, tutti attivi in settori amministrativi del Comune di Modica, titolari di uffici pubblici competenti alla adozione di provvedimenti suscettibili di apprezzamento economico”.

Segue il dettaglio con i nomi e i singoli importi pagati dagli imprenditori, per poi passare ai conti degli illustri indagati. Le somme, infatti, unitamente ad altre la cui provenienza è in corso di accertamento, confluivano nei conti correnti bancari di: Peppe Drago, per complessivi €.5.106.000,61 somma di provenienza illecita, reinvestita in parte nella società Immobil D srl, con sede in via Pantheon 57 in Roma per l’acquisto di beni immobili; Giorgio Aprile per complessivi €.346.680,04, di cui €.68.820 relativi a versamenti di denaro in contante; Bruno Arrabito per complessivi €.1.685.416,41; Massimo Arrabito per complessivi €.316.610,00; Carmelo Drago per complessivi €.2.511.276,44; Gabriele Giannone per complessivi €.3.050.996,06; Carmelo Leone (deceduto nel 2004) per complessivi €.864.006,71; Vincenzo Leone per complessivi €.183.554,72; Vincenzo Pitino per complessivi €. 134.988,54.

Mentre i legali di Piero Torchi, l’avv. Luigi Piccione e l’avv. Bartolo Iacono, replicano dichiarando l’estraneità ai fatti del proprio assistito ed affermando che chiederanno il rito abbreviato, con definizione del giudizio allo stato degli atti, nell’udienza preliminare e senza giungere alla successiva fase dibattimentale, “per porre fine il più presto possibile ad una vicenda giudiziaria che oramai si trascina da troppo tempo e per sgombrare il campo da ogni equivoco o maldicenza, nella ragionevole certezza dell’esito positivo”, non tarda ad arrivare il commento di Peppe Drago, il quale rileva che “il nostro religioso silenzio teso a favorire una serena ricerca della verità non autorizza alcuno a scambiarlo per timore riverenziale o reticenza o, men che meno, per ammissione di responsabilità, né autorizza protagonismi di qualsiasi natura”.

Un silenzio, squarciato anche se per poco da parte di chi rappresenta lo stesso Drago, il fratello Carmelo, Giorgio Aprile e Carlo Fiore, ossia l’avv. Mario Caruso, il quale, in merito alla notizia apparsa su “Il giornale di Sicilia” di altri imprenditori pronti a collaborare confermando di aver pagato tangenti per ottenere favori, ha negato l’esistenza di conferme di fatti di concussione, da parte delle persone che hanno deposto davanti ai magistrati, per poi dichiarare di rimanere in silenzio stampa fino alla conclusione del procedimento.

Le polemiche non sono mancate fra chi ha criticato la scelta del Procuratore e chi invece la appoggia esprimendo solidarietà al magistrato inquirente.

La Camera Penale di Modica si è schierata contro la decisione del Procuratore Puleio di informare i cittadini su questioni non coperte da segreto istruttorio, ma che, come spiega l’avv. Salvatore Poidomani, presidente della stessa, violerebbe la privacy delle persone coinvolte.

Spiega lo stesso in conferenza stampa (a cui erano presenti gli avv. Giovanni Favaccio, Ignazio Galfo, Francesco Riccotti e Carmelo Scarso), incontro appositamente indetto per precisare la posizione della Camera Penale modicana: “Il procuratore ha in questo modo inteso auto legittimare il suo operato, scendendo però nel merito processuale, coperto dalla riservatezza.

Bisognava procedere ad un’attenta scrematura. Avendo, invece, divulgato anche i nomi delle persone offese, si rischia di equipararli a dei coimputati, facendoli apparire colpevoli agli occhi dell’opinione pubblica, al pari di quegli stessi imputati su cui nessun giudice, tuttavia, si è ancora pronunciato. E proprio qui sta l’altro pericolo. Riteniamo che i magistrati, seguendo la vicenda dai media, possano essere influenzati nella loro imparzialità, distorcendo il percorso giudiziario di un procedimento già divenuto pubblico da tempo nella sua fase preliminare, ben prima dell’eventuale rinvio a giudizio. Un meccanismo che stritola la presunzione d’innocenza e quella di colpevolezza”.

Fuori dal coro le affermazioni dell’avv. Ignazio Di Maria, consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Forense, il quale esprime la propria solidarietà al Procuratore Puleio invitando l’amministrazione comunale a costituirsi parte civile ed a proposito della serenità dei magistrati giudicanti afferma: “ il cencio nero – come scriveva Calamandrei – che amiamo più di ogni altra cosa ed al quale siamo affezionati, perché sappiamo che esso è servito ad asciugare qualche lacrima a reprimere qualche sopruso, sia il nostro faro, certi come siamo che la Giustizia, la serenità dei giudicanti non verrà meno. Ma l’informazione pubblica deve prevalere”.

Sul piano politico solidarietà anche da parte dell’Italia dei Valori: “Ringraziamo il magistrato – dice il referente del Circolo cittadino di Modica, Gaetano Criscenti – per aver reso di facile conoscenza al popolo l’atto che avanza nei confronti di parte dei protagonisti degli ultimi 10 anni di vita politica modicana. Noi non sappiamo se Drago, suo fratello, Torchi, e tutti gli altri, politici e imprenditori, siano da considerarsi, individualmente, corrotti e corruttori. Questo lo decideranno i giudici. Ma quello che nessuno fino ad ora ha colto è l’enormità, per una città delle dimensioni di Modica, delle cifre in gioco: 14 milioni di euro accertati. Tutti in una girandola di assegni e contanti, che ha coinvolto moltissime persone”.

Intanto il giudice Di Marco ha concesso un temine alle difese per l’esame della precisazione ed ha rinviato il processo al 6 maggio prossimo per sentire le deduzioni delle difese.

Angela Allegria
3 maggio 2010
In Sicilia Antagonista

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