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La guerra di Mario
Raccontiamo la storia di uno dei corsisti del Copai, un ragazzo che deve ancora percepire i pagamenti e che chiameremo con un nome di fantasia.
Mario viene a conoscenza del bando del Copai in collaborazione con la Provincia Regionale di Ragusa a fine marzo del 2006. Nel bando sono previsti due progetti distinti: l’83, ossia esperto turistico di fascia costiera e l’84, esperto delle risorse idropotabili.
Per partecipare è necessario consegnare i documenti entro il 3 aprile. La selezione si svolgerà per titoli e colloquio.
La commissione esaminatrice era formata da membri del Copai (con sede a Modica, via Lanteri 51) e componenti di Italialavoro Sicilia (con sede a Palermo).
Ogni progetto prevede una prima fase di formazione in aula di 200 ore ed una seconda fase di stage per 12 mesi con una retribuzione complessiva di 12.000 euro lordi compreso il versamento degli oneri previdenziali.
Arriva la lettera con la quale si comunica la convocazione per il colloquio che si svolgerà il 30 ottobre 2006 alle ore 9 in via Bixio a Vittoria.
L’8 gennaio 2007 gli viene chiesto ancora di integrare i documenti consegnandone altri.
Finalmente il 26 giugno 2007 inizia la formazione in aula, presso la sede del Copai, a palazzo Lanteri. Questa, comprensiva di lezioni in aula, visite sul territorio e 80 ore di formazione presso l’Università di Scienze dell’Amministrazione e del Governo di Modica, affidate al Prof. Giuseppe Barone e al Prof. Giuseppe Asero, dura fino al 27 novembre dello stesso anno, per proseguire poi, a partire dal 18 febbraio 2008 con una fase di stage da svolgere presso l’Istituto Alberghiero di Modica. Frequenza obbligatoria con firme in entrata ed in uscita.
Fra il 25 ed il 28 marzo 2009 viene comunicato via mail che si può procedere alla firma del contratto e che il successivo 1 aprile sarebbero iniziati i progetti.
Al che Mario, come anche altri corsisti, pensano ad un pesce d’aprile, ma, seppur titubanti, si recano alla firma del contratto e, felici, cominciano a lavorare.
Il contratto è parecchio strano: si tratta di un co.co.pro. (contratto di lavoro a progetto) anomalo in quanto al suo interno è inserito un contratto a prestazione, dimostrato dal fatto che veniva firmata l’entrata e l’uscita con orari 9-13 e 15-19 da lunedì a venerdì.
Nel contratto era previsto che il collaboratore doveva rispettare il regolamento del Copai, ma in realtà di questo non vi è nessuna traccia, ovvero non viene mai presentato ai corsisti, neppure su sollecitazione dei sindacati.
Altra anomalia è presentata da alcune paroline inserite nel contratto (ma non nel bando) quando si parla del compenso stabilito in 12.000 euro lordi annui incluse le quote a carico del committente. Di cosa potrebbe trattarsi? Forse della luce, del computer, delle spese per le pulizie, in una parola, della manutenzione della struttura? Mistero!
Il corsista non può rivelare nulla circa il progetto che svolge dei cui risultati il committente è proprietario e potrà farne l’uso che ne riterrà più opportuno, compresa la pubblicazione, senza che il collaboratore possa reclamare o chiedere altri compensi.
In ogni caso il 1 aprile 2009 si inizia a lavorare fino al 30 giugno 2010 con una pausa a partire dal 25 giugno 2009, giustificata come riparazione degli impianti idrici e fognanti, ma in realtà l’interruzione è dovuta al sequestro da parte della Guardia di Finanza di Palazzo Pandolfi.
Il lavoro consiste nell’assegnazione ogni mese di un progetto individuale, diversificato a seconda dei curricula e delle attitudini. Del titolo e delle linee guida si dà comunicazione scritta che deve essere ricopiata a mano a cura del corsista, firmata e restituita in segreteria. Tempo di consegna: 30 giorni.
Se in tale asse temporale qualcuno ritiene di non poter rientrare nei tempi di consegna può chiedere una proroga entro il 15 del mese in corso.
Anche la consegna del progetto risulta strana: passa la segretaria del Copai con la pendrive e, ad uno ad uno, ogni corsista inserisce il proprio lavoro salvato in una cartella con nome e data. Nessuna ricevuta circa la consegna, solo la prassi che se non viene consegnato il lavoro del mese precedente o questo non va bene non viene assegnato il nuovo progetto.
Ogni corsista può usare il computer fornito dal Copai, ma visto la tecnologia abbastanza antiquata (circa 7/8 anni) la maggior parte, Mario compreso, preferiscono usare il proprio portatile.
È possibile partecipare a corsi di formazione fino ad un massimo di 300 ore con la possibilità di recupero alla fine dei 12 mesi, ma cinque giorni prima della scadenza del contratto, viene recapitata a Mario una lettera nella quale si afferma che aveva fatto troppe assenze e che la documentazione fornita come corsi di formazione era falsa. Così Mario rispedisce tutto, addirittura la fa inviare direttamente dagli enti di formazione i certificati: ad oggi il Copai ritiene quelle dichiarazioni mendaci.
Finito il progetto non si hanno tracce ancora di alcun pagamento, così alcuni corsisti si rivolgono prima ai sindacati e poi ad un legale per avere delucidazioni.
Nel frattempo a Mario arriva un’altra lettera del Copai nella quale si dice di fornire entro 5 giorni tutti i progetti svolti nell’arco dei 12 mesi perché agli atti non risulta nulla.
Anche stavolta Mario, come gli altri, risponde tramite avvocato portando tutta la documentazione in suo possesso.
Siamo al 1 marzo 2011 e da quel momento non si hanno può notizie da parte dell’amministrazione del Copai né riguardo ai pagamenti (riferiti alle ore di lavoro eseguite), né con riferimento alle qualifiche di esperto turistico della fascia costiera trasformata e di esperto delle risorse idropotabili che alla fine del corso avrebbero dovuto essere acquisite.
Sfiducia e malcontento aggiunti allo stress psicologico dato dalla fretta di lavorare, di produrre, di concludere i progetti ogni mese, hanno accompagnato Mario in questo arco temporale e adesso, seguiti da scetticismo e diffidenza, gli lasciano l’amaro in bocca.
Un’ultima chicca ci viene raccontata da Mario prima di concludere la sua storia: riguarda il corso di volontari Onu organizzato e finanziato all’interno del Copai e risultato poi una bufala. Questo comportava una prima fase in aula, l’esame telematico a tempo ed il rilascio dell’attestato che effettivamente arriva con tanto di pergamena scritta in inglese e stemma delle Nazioni Unite. Poi però, al momento di concretizzare l’impegno stranamente il signore che aveva tenuto il corso (gratuito per i corsisti del Copai) sparisce senza dare nessuna spiegazione. Anche qui uno strano mistero della vita!
Angela Allegria
Maggio 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno