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La Matrioska di Minardo e C. che rigirava soldi pubblici
Diciotto indagati per la vicenda Copai in provincia di Ragusa, cinque dei quali in regime di custodia cautelare da scontare agli arresti domiciliari, fra questi il deputato regionale Riccardo Minardo insieme alla moglie Giuseppa Zocco.
Delitti di famiglia ed in famiglia visto che si tratta di due coppie: il presidente del Copai Rosaria Suizzo ed il marito Mario Barone, colpiti anche loro, insieme ai Minardo e a Pietro Maienza, dalla misura restrittiva, ma anche i figli dei Barone e le figlie di Minardo, o almeno una, Serena, a cui sono giunti gli avvisi di garanzia.
Le ordinanze sono state eseguite la mattina del 26 aprile scorso da parte della Guardia di Finanza di Ragusa che ha notificato quanto disposto dal Gip di Modica Patricia Di Marco, su richiesta del Procuratore della Repubblica Francesco Puleio.
I reati contestati sono: truffa aggravata ai danni dello Stato, dell’Unione Europea e di altri enti pubblici, malversazioni ai danni dello Stato, riciclaggio, falsità in scrittura privata ed uso di atto falso aggravata e continuata, illeciti amministrativi, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Per tali delitti viene contestata l’associazione a delinquere (i cui promotori ed organizzatori sono da ravvisarsi in Riccardo Minardo, Mario Barone e Rosaria Suizzo, ma di cui farebbero parte anche Giuseppa Zocco, Pietro Maienza e Carmelo Emmolo) finalizzata inoltre al conseguimento di contributi, finanziamenti ed erogazioni pubbliche avvalendosi di documentazione materialmente ed ideologicamente falsa, di rappresentazione di fatti non rispondenti al vero, di fatture per operazioni inesistenti, di simulare l’apporto di capitale proprio quale quota spettante nell’investimento oggetto di finanziamento, di distrarre somme a destinazione vincolata incassandole direttamente o tramite società di comodo.
Per quanto riguarda gli altri indagati viene contestato il concorso di persone.
Tre gli acquisti sospetti: Palazzo Pandolfi a Pozzallo (sede del Centro Polivalente Giorgio La Pira), Palazzo Lanteri a Modica (sede del Copai), l’Associazione Energy (Radio Onda Libera) a Modica.
Ma andiamo per ordine.
Agli indagati viene contestata la tentata truffa aggravata continuata in concorso per aver compiuto atti idonei, diretti in modo non equivoco ad indurre in errore la Regione Sicilia al fine di assicurarsi l’ingiusto profitto della somma di 5.524.580,00 euro di cui al finanziamento del Centro Polivalente Giorgio La Pira da realizzare nella sede di Palazzo Pandolfi che doveva prevedere il Centro d’Arte Europeo, l’Auditorium G. La Pira e il Centro Multimedia Eurosud.
Gli artifizi ed i raggiri in questo caso sono stati alquanto complessi: da un lato si dichiarava di disporre già della sede in questione che veniva data in comodato (documentato da una scrittura privata con scadenza 13/06/2007 non registrata e priva di procura), mentre solo il 28/12/2008, un anno e mezzo dopo, veniva formalizzata tale disponibilità stipulando un preliminare di vendita che era finanziata con i soldi del Por che impediva l’utilizzazione di tali somme per l’acquisto di immobili, ma li subordinava solamente agli stati di avanzamento. Correlativamente veniva aumentato in modo fittizio il capitale sociale del Copai (tramite alcune società, la Sud Legno Scarl, la Sud Service Srl, la Sud Nolo Srl e la Mediterranea Montaggi Srl, tutte riconducibili a Mario Barone, nonché da parte di società riconducibili alla Suizzo) al fine di dimostrare di possedere un capitale sociale corrispondente almeno al 40% dell’ammontare ammesso al contributo. Il tutto avveniva con somme che provenivano dai pagamenti eseguiti dal Copai alle predette società, anche per lavori falsamente eseguiti o sopravvalutati. A questi si aggiungevano le false dichiarazioni dei fornitori.
A proposito di dichiarazioni mendaci non possono non mancare false fideiussioni e falsi verbali del Cda attestante la presenza di due consiglieri in realtà assenti con tanto di firme false.
Per quanto riguarda l’acquisto di Palazzo Lanteri sono state distratte somme provenienti da un finanziamento nei confronti del Copai, somme confluite poi nella società Archè Krounu srl (socie al 50% Giuseppa Zocco e Rosaria Suizzo) e da lì utilizzate per la compravendita fra la Suizzo in qualità di presidente del cda dell’Archè Kronu e Riccardo Minardo, procuratore speciale del proprietario.
Stessa cosa avveniva per l’acquisto di Radio Onda Libera.
Giri ben congeniati che fanno pensare alle scatole cinesi, con tanto di passaggi di assegni che finivano nelle mani dei figli della Suizzo, Giuseppe Barone e Nives Barone, o girati direttamente a Mario Barone o il riciclaggio di denaro effettuato dalla Zocco per ostacolare l’identificazione della provenienza di 80.000 euro che giungono come anticipo di un immobile poi intestato a Maria Cristina Minardo, primogenita del deputato regionale dell’Mpa.
Era stata contestata anche l’estorsione aggravata continuata in concorso, derubricata poi in truffa in concorso imputata a Riccardo Minardo, Giuseppe Ruta e Rosaria Suizzo per aver chiesto la somma complessiva di 112.784,24 euro al fronte di non far decadere alcuni finanziamenti a carico di alcuni imprenditori.
Difficile fare un calcolo dei danni e delle somme sottratte all’interno di un quadro altamente complesso.
Indagato anche un avvocato, Giovanni Calcaterra, il quale avrebbe avvisato gli organi di stampa inviando un fax contenente atti di disposizione delle indagini.
Calcaterra dovrà rispondere di favoreggiamento personale e rivelazione di segreti inerenti ad un procedimento penale aggravati.
Venerdì 29 aprile i 5 destinatari della misura cautelare sono stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia.
Dichiara l’avv. Carmelo Scarso, difensore dei coniugi Minardo a “La Verità”: “Sia Minardo che la moglie si sono regolarmente sottoposti all’interrogatorio, hanno fatto la loro deposizione, hanno risposto alle domande ancorandosi su dati documentali già agli atti e su altri documenti forniti in quel momento. Entrambi devono rispondere solo di due fatti specifici: 195.000 euro per l’acquisto di Palazzo Lanteri e 70.000 euro, somma derivante da un prestito che ha fatto Minardo alla Suizzo e che è stato restituito.”
E con riferimento alle misure cautelari emesse ha già annunciato il ricorso avverso la misura restrittiva, emessa sulla base dell’inquinamento delle prove e di reiterazione del reato, in quanto “il reato è stato consumato nell’aprile 2010 e quindi non sussistono gli elementi per l’applicazione di tale misura”.
Angela Allegria
7 maggio 2011
In La verità