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La Medea di Euripide intepretata dagli studenti del Liceo Classico Umberto I di Ragusa
Gli studenti del Liceo Classico Umberto I di Ragusa hanno portato in scena la Medea di Euripide nella traduzione del Preside, Prof. Vincenzo Giannone.
Si tratta di coloro che hanno partecipato al laboratorio teatrale Dionysos del Liceo Umberto I, diretti da Gianni Battaglia, il quale ha curato la regia della tragedia andata in scena a Palazzolo Acreide, all’interno del XV Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani che si tiene presso il parco archeologico Akrai dal 11 al 31 maggio 2009.
Nonostante siano trascorsi diversi decenni dal primo spettacolo la trama di Medea coinvolge ancora l’attenzione del pubblico poiché tratta di questioni sempre attuali: la condizione dello straniero, la sua solitudine, l’amore, il tradimento, la vendetta.
Afferma il Preside Giannone: “La Medea di Euripide è un’opera che lascia il dialogo aperto: non si giunge ad una condanna o ad una assoluzione al termine della tragedia. Solo con l’avvento della psicanalisi si possono comprendere gli atteggiamenti di Medea all’interno dei quali Euripide indaga attraverso il dialogo. Sono proprio i dialoghi, l’agon logon, la gara di parole, che determinano il ritmo della vicenda, che viene rispettato e sottolineato nella traduzione”.
“Come regista – dice Gianni Battaglia – non posso non essere toccato dalla tragedia come negazione dell’amore: di quello di Giasone per Medea, di quello di Glauce per Giasone”.
Alla preoccupazione della nutrice, Marianna Occhipinti, capace di far intuire sin dalla prime battute il timore di una vendetta di Medea, si contrappone l’inconsapevolezza dei personaggi maschili, i quali, presi dalla loro supremazia, dall’esercizio del proprio potere, sono facilmente raggirabili dall’astuzia della maga.
Simona Disca ha ridato vita ad una Medea austera, fiera, dagli occhi duri ed infuocati come dardi, una donna forte nell’amore come nella vendetta. Di Medea Simona Disca, che ha solo 17 anni, ha approfondito non solo il testo greco, ma anche la psiche, la condizione, la rabbia, la passione, giungendo ad una critica interna del personaggio.
“Ho preso l’impegno di interpretare Medea – ha spiegato – come una sfida personale, un confronto con me stessa e da lì ho cominciato ad indagare l’animo dell’eroina euripidea. A mio avviso Medea è assolutamente razionale, consapevole, cosciente, ma è anche l’espressione dei ripensamenti che l’uomo ha, come si evince dalle voci interne che si scontrano tra di loro, conducendola ad agire o ad astenersi”.
“Ho respirato aria greca” precisa Luca Fichera, il quale ha interpretato un Giasone molto espressivo nei gesti, nello sguardo, che si muoveva sulla scena con la elasticità e la abilità di un protagonista.
L’incomunicabilità fra Giasone e Medea è esasperata dalle parole che usano per definirsi a vicenda: Giasone la definisce “pazza”, Medea “infame”.
Se con la dialettica Giasone cerca di persuadere la donna a cui deve la conquista del vello d’oro che è giusto ciò che sta per fare ed è convinto di essere riuscito nel suo intento, l’animo di Medea, ferito, cerca la sua vendetta usando l’astuzia, l’inganno.
L’inganno, infatti, è un elemento che ritorna: Giasone inganna Medea con le belle parole, la sacerdotessa di Ecate raggira Creonte (interpretato da Faustino Rizzo) affinché gli conceda un altro giorno a Corinto, tempo necessario perché compia la sua vendetta, che porta a termine fino alla fine, non solo uccidendo Glauce ed i figli di Giasone, ma impedendo a questi di seppellirli in suolo greco.
Nell’ultima scena Giasone è annichilito, vinto, soggiogato da una Medea che, dall’alto, fugge sul carro del padre Sole. Torna nella conclusione la visione simbolica di Medea, che ha riacquisito la sua dignità, in alto e Giasone in basso, ripresa certamente dalla Medea di Pasolini.
Nella rappresentazione sono degni di essere segnalati la originalità dei cori cantati e delle musiche eseguite dal vivo da Lorenzo Guardiano.
Angela Allegria
18 maggio 2009
In www.italianotizie.it