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La sospensione del film La vita rubata uccide per la seconda volta Graziella Campagna
La decisione di sospendere “La vita Rubata”, film diretto da Graziano Diana, con Giuseppe Fiorello e Larissa Volpentesta, previsto sugli schermi il giorno 27 novembre 2007 continua ad innescare polemiche.
La fiction racconta la storia tragica di Graziella Campagna, giovane siciliana di Saponara, in provincia di Messina. Graziella, appena diciassettenne, fu fatta salire su un’auto, assassinata con cinque colpi di lupara sparati in faccia a distanza ravvicinata che la colpirono al braccio con cui si riparava il viso, al viso, allo stomaco, alla spalla e finita con un colpo di grazia il 12 dicembre1985 che le trapassò il cranio e si conficcò nel fango. Due giorni più tardi fu ritrovato il suo corpo a Forte Campone, sui monti Peloritani, al confine tra Villafranca e Messina.
Cosa aveva visto Graziella, la quale lavorava presso una lavanderia del suo paese, per cui doveva morire?
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Graziella è stata uccisa perché, il 9 dicembre, aveva trovato nella tasca una camicia, lasciata in tintoria a lavare, un documento dal quale si capiva che un certo ingegner Cannata in realtà aveva un’altra identità. Si trattava di Gerlando Alberti junior, il quale, insieme a Giovanni Sutera, era ricercato per associazione di tipo mafioso e per traffico di stupefacenti.
“Abbiamo fondati motivi per ipotizzare che l’agendina smarrita da Gerlando Alberti e ritrovata da Graziella contenesse gli elementi per individuare esecutori e mandanti della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984. Siamo convinti che nel messinese Gerlando Alberti e i suoi protettori siano stati ‘cerniera’ di equilibri politici, economici e mafiosi. Sarà dovere dei giudici accertare le verità che intuiamo.” Si legge in un dossier pubblicato dall’ Associazione Antimafia ‘Rita Atria’ di Milazzo.
Dopo quasi venti anni di processi sono stati condannati nel 2004: Gerlando Alberti jr. e Giovanni Sutera, condannati all’ergastolo, in quanto esecutori materiali del delitto, in concorso tra loro, con l’aggravante di aver agito in regime di premeditazione e durante lo stato di latitanza, Agata Cannistrà e Franca Federico, rispettivamente collega e titolare della lavanderia presso cui Graziella lavorava condannate entrambe a due anni per favoreggiamento.
Questa a grandi linee la storia di Graziella, storia di una ragazza qualunque, di una vittima della crudeltà mafiosa la cui causale “è da ravvisasi nel contatto reale o presunto che si instarò tra Graziella Campagna ed i documenti che il galante e facoltoso cliente conosciuto come ingegnere Cannata aveva imprudentemente dimenticato all’interno di un indumento, e nella paura che quella mera possibilità (di un’occhiata di troppo, o di una lettura sommaria, o, addirittura, della sottrazione) scatenò in chi aveva certamente molto da nascondere, probabilmente di più della propria stessa identità, quasi certamente in considerazione della rete di relazioni e rapporti che ne aveva favorito una latitanza vissuta tutt’altro che all’insegna della clandestinità”, come si legge nella Sentenza di primo grado.
Graziano Diana ha voluto riproporre questa triste storia affidando il ruolo di Piero Campagna, colui che ha sempre cercato verità e giustizia per la morte della sorella, a Beppe Fiorello.
Il ministro Clemente Mastella ha appoggiato la richiesta di sospensione del film avanzata dal presidente della Corte di Appello di Messina, motivando che esso possa influenzare il giudizio d’Appello che si aprirà nella città peloritana il 13 dicembre prossimo.
“Il film – spiega Beppe Fiorello – poteva essere un modo per aiutare i Campagna. Invece, e parlo da cittadino non da attore, offriamo ulteriori garanzie a questi assassini che da oltre venti anni la scampano. Dispiace constatare che preferiamo atteggiamenti garantisti a vantaggio di chi queste garanzie non le deve avere avendo calpestato una vita così giovane. Siamo in un Paese in cui la verità è calpestata, insabbiata, incerottata. Mi auguro che la situazione si sblocchi: il pubblico deve conoscere questa storia”.
“Pur non conoscendo il contenuto della produzione televisiva – affermano i cittadini riuniti nel Comitato cittadino di Villafranca Tirrena, il quale intitolerà a breve a Graziella un’opera pubblica – non possiamo non registrare che nella triste vicenda di Graziella Campagna si continua a porre in essere atti che tendono ad occultarla. È incomprensibile ed insostenibile la motivazione del Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella poiché la storia di Graziella è stata resa nota da una moltitudine di giornali, già approfondita e descritta quasi nei minimi particolari nei programmi Rai ‘Chi l’ha visto’ e ‘Blu notte’. ”
“Il delitto di Graziella Campagna è forse sconosciuto alla maggior parte del Paese, ma i siciliani lo ricordano bene e, quindi, dubito che i giurati popolari possono subire influenze da una fiction – scrive Rizzo Nervo a Claudio Cappon – Credo che abbia ragione Beppe Fiorello quando dichiara che adesso sarebbe come uccidere Graziella Campagna una seconda volta”.
“Mi chiedo dov’era il ministro della Giustizia Mastella quando il giudice della Corte d’Assise di Messina ha ritardato il deposito della sentenza di condanna di Gerlando Alberti, accusato della morte di mia sorella, consentendo in questo modo la sua scarcerazione” ha dichiarato all’Ansa Piero Campagna, fratello carabiniere di Graziella che fa evidenziare come dell’ultimo indulto concesso per gli autori di piccoli reati ne ha beneficiato anche l’Alberti jr, nipote dell’omonimo boss mafioso.
“Un film che cerca di raccontare venti anni di sofferenza che un’umile famiglia a dovuto patire per avere giustizia, giustizia che puntualmente è stata tolta (vedi primo processo tutti assolti, secondo processo condannati…indulto tutti liberi…film bloccato). Parlo così perché sono giovane, siciliano e uno degli attori del film, il quale ha vissuto per più di un mese vicino i fratelli campagna, il quale ha pianto, si è battuto per questa storia, il quale vede tutto svanire…”: queste le parole apparse in commento inviato il 26 novembre da Ale24 su www.strettoindispensabile.it.
Ci si chiede se la verità mediatica possa influenzare la verità processuale, ma senza dubbio ci si chiede: perché far dimenticare ancora una volta la morte di una ragazza che non ha fatto nulla per cui meritarsi tanta ferocia? Abbiamo così tanta poca fiducia nei nostri giudici da fermare una storia che per quanto aderente alla verità è comunque una ricostruzione cinematografica?
Si è comunque fiduciosi nel fatto che il film verrà trasmesso prima o poi, come fu trasmesso anche un film su Giovanni Falcone, in onda su RaiUno e rinviato di qualche mese perché in Sicilia si candidava alle elezioni “la sorella di uno dei personaggi rappresentati nella fiction” come Rita Borsellino stessa ha affermato più di una volta.
Angela Allegria
29 novembre 2007
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