27 Dic 2010

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La tenacia di Antonio Giannone

La tenacia di Antonio Giannone

Chi non conosce Antonio Giannone e le sue lotte continue per far valere i diritti dei disabili.

Antonio ha 34 anni ed è affetto dalla Atassia di Friederich, una malattia rara che, impedendogli il movimento degli arti, lo costringe a stare su una carrozzina.

Battagliero e tenace ha una sua filosofia di vita: “Siccome la vita è un dono del Signore – afferma – come tale bisogna viverla appieno, andare avanti e mai arrendersi e il miglior modo per non lamentarsi è quello di guardare sempre indietro a coloro che stanno peggio”.

È un ragazzo di compagnia, si intende di informatica, ha voglia di rendersi utile e di sfruttare il suo diploma di ragioniere.

Di recente Antonio ha condotto una battaglia giudiziaria contro l’Asp ottenendo ragione da parte dei giudici. Infatti, ad ottobre 2009 Antonio aveva fatto domanda al Consorzio Siciliano di Riabilitazione per fisioterapia e logopedia, tecniche che, come attestato dai medici del  “Carlo Besta” di Milano, centro specializzato per le malattie neurodegenerative, sono importantissime per la sua salute. Stranamente la richiesta è arrivata all’Asp dopo quattro mesi, e, nonostante il tempo che già era trascorso, Antonio si era trovato 42esimo in graduatoria in quanto la sua richiesta era stata considerata “differibile” invece che urgente.

Innanzi a questo Antonio a luglio di quest’anno si è rivolto al giudice che gli ha dato ragione e ha condannato l’Asp ad accordare, a partire dal 1 settembre,  20 sedute di fisioterapia e 20 di logopedia.

Ma questa non è la sola battaglia che ha intrapreso Antonio, negli anni passati ha protestato contro le barriere architettoniche andando anche in programmi nazionali per denunciarne i problemi. Oggi si chiede come mai l’ascensore del Comune non è funzionante, perché i tagli coinvolgono una fascia debole come i diversamente abili ad esempio ponendo un prezzo maggiore al pulmino che li può portare in giro.

Pensa a tutte queste cose Antonio, pensa anche al futuro chiedendosi in che misura lui, con una pensione minima, possa riuscire a vivere quando i suoi genitori non ci saranno più.

Ma non per questo si perde d’animo, anzi, si carica sempre di più chiamando in causa le associazioni e gli altri diversabili. E proprio questo è il tasto dolente a suo avviso, il rammarico di non riuscire a creare una coesione vera fra i diversamente abili.

La sua speranza è quella di creare una unione fra tutti questi soggetti perché, lo sappiamo, l’unione fa la forza!

Angela Allegria
Dicembre 2010
In Il clandestino con permesso di soggiorno

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