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La testimonianza di Fede del Giudice Livatino
Lunedi 3 marzo nel corso del programma di Rai1 “Festa Italiana. Storie” condotto da Caterina Balivo si è parlato di Rosario Livatino e delle iniziative che da diciotto anni si susseguono in Italia per ricordarlo. Ospiti in studio Don Giuseppe Livatino, direttore di Tele Pace Agrigento, concittadino del “Giudice Ragazzino” ed il giornalista Enzo Gallo i quali hanno parlato della figura del Giudice siciliano, onesto, riservato, ligio al dovere, capace di svolgere il proprio lavoro con umanità e professionalità e del suo rapporto con la fede.
«Martire della giustizia ed indirettamente della fede» come era stato definito da Giovanni Paolo II, Rosario Livatino continua a far parlare di sé più da morto che da vivo.
Se durante la sua breve esistenza il “Giudice ragazzino” aveva parlato per lo più tramite i suoi atti processuali i quali esprimono la sua capacità di “sceverare tra situazione e situazione e di assumere con tranquillità, serenità ed obiettività le sue determinazioni nello svolgimento dell’attività requirente prima, giudicante poi” come ha affermato il dott. Vincenzo Paino, procuratore generale di Palermo, dopo il 21 settembre 1990 la figura di Rosario Livatino si è mostrata in tutta la sua pienezza, mettendo in risalto profondità d’animo, senso di giustizia, moralità, carattere integerrimo, e soprattutto una sincera, autentica fede.
Non un fanatismo, una devozione, ma un amore fedele per Dio, affinché Egli potesse guidarlo sempre.
“Ho prestato giuramento; da oggi sono in Magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige” si legge nella sua agenda in data 18 luglio 1978.
Di tale fede parla anche Ida Abate, insegnante e biografa nonché fondatrice dell’unica associazione intitolata a Rosario Livatino riconosciuta dalla Diocesi di Agrigento incaricata dall’ArciVescovo di Agrigento Carmelo Ferraro di raccogliere le testimonianze per l’eventuale avvio del processo di canonizzazione, sulla scorta anche del famoso anatema contro la mafia pronunciato dal Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento il 5 maggio 1993.
La Professoressa Abate, il cui contributo è giunto direttamente da Canicattì, ha mostrato le agende di Livatino sulle quali spesso compare la scritta “STD”, Sub tutela Dei, scritta in rosso e a lettere maiuscole. La Abate spiega come tutto ciò che è sacro per Rosario è sempre in maiuscolo, come la parola “Magistratura”.
Fu proprio la prof. di liceo di Rosario a chiedergli che strada intendesse seguire dopo la maturità classica e perché. Rosario rispose che intende dedicarsi alla Giurisprudenza, motivando in maniera limpida e decisa: “Voglio proteggere la Collettività”.
Ospite speciale della trasmissione Elena Valdetara Canale, la quale ha raccontato la sua storia.
Nel maggio 1993 ad Elena viene diagnosticata una grave malattia e solo diciotto mesi di vita, di cui solo sei in stato cosciente. Madre adottiva di quattro bambini si rifiuta di sottoporsi alle cure per rimanere lucida e autosufficiente il più possibile.
Il giorno di Ognissanti dello stesso anno Elena sogna un uomo vestito con gli abiti sacerdotali, una persona che non aveva mai visto. Egli la guarda fissa e le dice: “ La forza di guarigione è dentro te. Quando lo capirai potrai aiutare altri bambini”.
Il sogno continua con Elena vestita da sposa che festeggiava le nozze d’argento.
Fin da subito Elena ha interpretato tale sogno come una speranza per il futuro.
Nel 1995, in coincidenza con il quinto anniversario dalla morte, vede su un giornale la foto di Rosario Livatino riconoscendolo come il protagonista del sogno fatto due anni prima.
Legge che l’Associazione “Amici del Giudice Livatino” vuole iniziare il processo di canonizzazione ed è in cerca di miracoli compiuti dal “Piccolo Giudice”.
Non ancora guarita si sottopone alla chemioterapia, ma ne risulta allergica. Chiede al “Giudice Santino” di intercedere per la sua guarigione e gli promette di testimoniare ciò che sarebbe successo.
Nell’agosto 1996 Elena deve essere sottoposta a radioterapia perché la sua malattia è progredita ancora, ma si rifiuta perché sente di star bene.
Il 20 settembre dello stesso anno, un giorno prima del sesto anniversario della morte di Rosario Livatino, Elena fa i controlli medici da cui risulta “nessuna evidenza di malattia”.
Questo il primo miracolo del “Piccolo Giudice” siciliano, miracolo non ancora accettato dalla Chiesa, ma la cui testimonianza, insieme ad altre, viene documentata perché necessaria al processo di beatificazione dello stesso.
Intanto in Sicilia continuano le iniziative per ricordare Rosario Angelo Livatino.
Sabato 1 marzo a Siracusa presso l’istituto comprensivo De Amicis alla presenza del senatore Roberto Centaro, ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, è stata intitolata l’aula magna.
Sabato 8 marzo alle 17 a Canicattì il professore di filosofia del liceo di Livatino, Giuseppe Peritore, tratterà il tema “Giudice credente e giudice non credente: una lezione di tolleranza di Rosario Livatino”.
Angela Allegria
3 marzo 2008
In www.7magazine.it