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L’asse Vittoria-Niscemi
Legami fra la criminalità organizzata di Vittoria e Niscemi: questo è ciò che è emerso dall’inchiesta del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Ragusa unitamente ai militari di Vittoria i quali, lo scorso 1 ottobre all’alba procedevano all’arresto, in esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare emesse del Gip di Catania, di tre vittoriesi: Alessandro Aparo, Giovanni Rimmaudo e Salvatore Russotto. A loro è contestato il reato di cui all’art. 416 bis, associazione di tipo mafioso, con l’aggravante della associazione armata.
Gli arresti sono il risultato delle indagini iniziate il 12 maggio 2008 (giorno del tentato omicidio di Giovanni Antonuccio, appartenente al clan dei Piscopo) che hanno portato gli inquirenti a verificare un possibile affiliazione dei due gruppi, quello vittoriese e quello niscemese alla luce anche dell’amicizia fra Aparo ed Attardi, membro del clan di Niscemi e alle dichiarazioni di diversi pentiti.
Ma andiamo per ordine.
Nel giugno 2009 l’operazione “Final Game” ha portato alla cattura di Giovanni Antonuccio, Giuseppe Corbino, Fabio Incardona, Giuseppe Intanno inteso Maurizio e Giuseppe Saprì, ed all’emissione di ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di Emanuele Attardi, Giuseppe Pavone e Gianfranco Cascino, tutti ritenuti responsabili di associazione di stampo mafioso. Nel medesimo contesto, venivano anche perseguiti Vincenzo Latino, Giuseppe Doilo e Marco Giurdanella, rispettivamente reggente e luogotenenti del clan Dominante, riconducibile alla Stidda vittoriose, i quali erano entrati in conflitto con il clan dei Piscopo appartenente a Cosa nostra allo scopo di spartirsi il territorio soprattutto per quanto riguarda il racket delle estorsioni.
I reati contestati sono associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni, traffico di stupefacenti e tre tentati omicidi: quello di Antonuccio, avvenuto il 12 maggio del 2008, quello di Giuseppe Intanno, il 12 marzo del 2009, e quello di Giuseppe Doilo, il 13 maggio 2009.
Il 27 agosto era stata intercettata una conversazione fra Lombardo, Lodato e Ficicchia, nel corso della quale gli stessi pianificavano un chiaro progetto intimidatorio-omicidiario in pregiudizio del minore S. B., nato a Niscemi nel 1998, figlio del neo collaboratore di giustizia Vincenzo Blanco, inteso “u Giarnusu”, nonché del minore E. M., nato a Niscemi nel 2002, figlio di A. A., attuale convivente dello stesso. È stato accertato che gli intercettati avessero già individuato la zona di campagna all’interno della quale uno dei minori si trovava.
Gli stessi progettavano inoltre un altro eventuale delitto, ai danno di Eleonora Erika Alesci, figlia di Maria Concetta Risso, convivente di Antonino Pitrolo, neo collaboratore di giustizia.
Il contenuto di quella registrazione portava appena 3 giorni dopo ad altri arresti.
Il 30 agosto successivo, infatti, nell’ambito dell’operazione “Crazy Horse” sono stati arrestati 3 niscemesi: i pregiudicati Alessandro Ficicchia e Giuseppe Lodato inteso “Peppi vureddu”, e il pluripregiudicato anche per associazione di stampo mafioso ed armi e già sottoposto a detenzione domiciliare Rosario Lombardo detto “Saru Cavaddu”. A questi si è aggiunto il fermo, non convalidato, del vittoriese Alessandro Aparo. Inoltre, nello stesso contesto, gli inquirenti indagavano su Giovanni Rimmaudo, il quale frequentava non solo Aparo, ma anche Corbino, Attardi e Ficicchia.
Il legame fra gli esponenti della malavita di Vittoria e di Niscemi, interesse legato all’assetto associativo, alla attività di assistenza nei confronti degli associati posta in essere dal Rimmaudo, dal possesso di armi, e soprattutto dalle attività economiche riconducibili alle stesso organizzazioni è stato ribadito da un collaboratore di giustizia che si è recentemente suicidato nel carcere romano di Rebibbia.
Lo stesso è stato confermato e provato dalle dichiarazioni rese da Carmelo Piscopo, altro pentito, il quale ha anche indicato Salvatore Russotto (arresto lo scorso 1 ottobre insieme ad Alessandro Aparo e Giovanni Rimmaudo) come “l’addetto al taglio” della cocaina che poi veniva confezionata e smerciata da altri soggetti appartenenti allo stesso gruppo.
Ad Aparo, Rimmaudo e Russotto è stata contestata oltre all’associazione a delinquere di stampo mafioso anche l’aggravante dell’associazione armata per avere avuto la materiale disponibilità di armi di vario tipo e calibro nonché delle relative munizioni.
Ed infatti è proprio un arsenale quello che viene descritto da Vincenzo Blanco e confermato da un altro pentito ai tre: 2 pistole calibro 7,65 ed una mitraglietta tipo kalasnikiov in possesso di Aparo, una 9×21 ed una 6,35 nella materiale disponibilità di Salvatore Russotto, mentre in un nascondiglio indicato dallo stesso pentito erano presenti le relative munizioni.
Tali arresti costituiscono un duro colpo per le organizzazioni mafiose presenti nell’ipparino e per il momento sono riusciti a far saltare il sodalizio fra malavita vittoriese e niscemese. Ma fino a quando?
Angela Allegria
Ottobre 2010
In Il clandestino con permesso di soggiorno