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Le ingiustizie contro un gigante buono
È un gigante buono il carrubo maestoso ed imponente che alza i suoi rami verso il cielo come braccia che sorreggono la volta celeste. Si tratta di un albero il cui diametro è di circa ventidue metri per un’altezza di quindici, situato in contrada Margione. Sta lì, nel terreno del signor Vincenzo Brafa Misicoro da prima che lui nascesse ed è visto come un amico, un gigante che protegge lui e la sua famiglia. “Da bambino lo vedevo già grande” afferma il prof. Brafa, ricordando che la sua ceratonia siliqua (questo è il nome botanico) riesce a produrre fino a ventiquattro sacchi di carrube l’anno, l’equivalente di dieci o dodici quintali.
Nella zona non esistono alberi tanto grandi sia per chioma che per tronco. Eppure, un albero che potrebbe e dovrebbe essere patrimonio dell’umanità, ogni due o tre anni è martoriato, mutilato dagli operai dell’Enel che ne tagliano le fronde, ne accorciano i rami. Questo avviene perché a poca distanza da lì è situato un palo della luce i cui cavi passano proprio sopra il carrubo in questione. Il prof. Brafa ha più volte sollecitato l’Enel per far spostare il palo di qualche metro così da evitare lo scempio che continua a perpetrarsi, eppure non ha ricevuto altra risposta se non quella di provvedere a sue spese. Tali potature forzate, eseguite da personale non esperto, mortificano il benessere del carrubo e possono addirittura provocare la morte della pianta secolare che è, invece, da tutelare.
Il carrubo, infatti, sul quale ha scritto un trattato Francesco Castro, insieme all’ulivo, alla vite e al mandorlo può essere considerata pianta endemica della Sicilia. Si tratta di una pianta originaria della Siria e dell’Asia Minore. Alcuni autori sostengono che sia avvenuto nel medioevo, attraverso la Spagna, dove era stato portato dagli arabi.
Da anni la lotta del prof. Brafa continua: “Il palo era l’ossessione di mio padre che temeva per il carrubo. Poi lui è morto e il palo è stato spostato di qualche metro, ma stesi i cavi, non hanno tenuto conto dell’altezza dell’albero”. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Con una azione semplice, lo spostamento del palo della luce, si otterrebbe un duplice risultato: da un lato si ridurrebbero le spese per la società elettrica che eviterebbe ogni due anni di pagare qualcuno che tagli i rami del carrubo, e dall’altro si tutelerebbe una forza della natura, capace di restare immobile per anni anche innanzi all’incuria, all’indifferenza e alle torture di chi lo vorrebbe sacrificare.
Angela Allegria
Giugno 2013
In Il clandestino