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Lezione Privata
E adesso, con la laurea in Pedagogia che posso fare? Si chiedeva Pietro Sanpietro da Roccaportello che per quasi cinque anni, per mantenersi all’Università, aveva fatto l’istruttore di guida. Certo, episodi da raccontare ne aveva tanti, ma sarebbe stato da sciocchi proporre le “sue memorie” a qualche editore. In quegl’anni, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, irresistibili comici palermitani, avevano girato un film La Patente , infarcito di tutte le banalità e battute scontate sull’argomento. Scartò l’idea e appiccicò il classico bigliettino, con la sua brava marca da bollo, nelle vetrine delle botteghe del rione. “ Neo laureato impartisce lezioni di materie letterarie. Prezzi modici. Rivolgersi a, ecc…”
Una decisione era stata presa senza tanti indugi: al più presto avrebbe salutato il signor La Mantia, la patente è già mia, la segretaria Giusy e Giorgio De Rossi, il quale, appena laureato, stava preparando le valige per Milano. Assunto a tempo indeterminato come Ingegnere all’Alfa Romeo, niente male. Per Sanpietro, le prospettive all’Università erano svanite quasi subito, dopo un incontro casuale davanti al portone d’ingresso dello stabile con il relatore della tesi professore Elio Gullì, dove un evidentissimo campanello di colore rosso con la scritta Sonia. Nome d’arte di una ex studentessa in Pedagogia, Carmela Ribaudo. Dopo varie disavventure amorose e l’incontro “fatale” con Alfredo, u napulitanu,– non perché fosse d’origine partenopea, ma semplicemente perché, dopo aver fatto il servizio militare a Napoli, si era messo a parlare in dialetto napoletano-. Il buon Alfredo l’aveva “ sedotta” e Carmela, abbandonati gli studi, per rendere “felice” l’Alfredo, aveva deciso di darsi al più redditizio mestiere più antico del mondo.(Un detto che per popolarità se la giuoca ancora con: chiù anticu ra caminata a peri).
In uno dei tanti sabato pomeriggio Pietro Sanpietro, incontra un suo ex sodale alla facoltà di Magistero. “ Ciao Piero ti ricordi?. Frequentavamo l’Università nello stesso periodo, io a Materie Letterarie e tu in Pedagogia e ora, in attesa di vincere il solito concorso, scrivo per il giornale del pomeriggio di calcio dilettanti. Gianfranco Sauro, sono.
Che fai? Ti ho visto spesso dentro una seicento con la scritta sugli sportelli: Autoscuola La Mantia, la patente è già mia. Fai ancora l’insegnante di guida?”
“ Sì, per il momento. In attesa di vincere qualche concorso anch’io, continuo a stare con il signor La Mantia. Ora mi ricordo!! Io mi sono laureato, con 110, senza lode, però, per via dell’argomento:
“Implicazioni socio-economiche nei quartieri popolari di Palermo con l’avvento massiccio della prostituzione postbellica.”
E tu, penso pure. Dimmi una cosa? Sono un istruttore con laurea in Pedagogia. Cerco di cambiare lavoro. C’è qualcosa da fare al giornale?”
“ Pietro, sì se ti accontenti di duemila lire a pezzo, quando ti fanno scrivere. Per lo sport siamo pieni, posso parlare con il capocronista. Forse lì qualcosa da fare c’è sempre. Senza promesse né speranze, siamo in troppi a voler fare i giornalisti, ma i giornali in città sono solo due. Lo vuoi un consiglio? Lascia perdere. Datti, piuttosto, alle lezioni private per il momento e, visto che ti sei laureato con 110 e la lode e con una tesi interessantissima sulle implicazioni sociali della prostituzioni. Mii ti ricordi? Quante polemiche che ci furono. Io mi butterei in quel settore. Hai un futuro assicurato”.
“ Ma cosa? Continuare con le ricerche assieme al professore Gullì, e magari gratis. No, mi dispiace.
E poi ho beccato il professore davanti al portone di una certa Luana, di professione…”
“Lascia stare la rima. U capivu. No, intendevo proprio di occuparti personalmente nella gestione di un casino privato. Se vuoi, per il cameriere finocchio che apre la porta ai clienti, posso pensarci io. Il figlio del custode del garage dove mette la macchina mio padre mi sempre il ragazzo giusto. Giuseppe, si chiama, ma tutti lo chiamano Guendalina.”
“ Gianfrà, la voglia di fare battute non ti manca mai. Comunque, a parte gli scherzi, anche duemila lire a pezzo vanno bene. Lo sai, mi è sempre piaciuto scrivere. Fanni sapere qualcosa. Dopo tutto, sono anche di sinistra e non mi dispiacerebbe anche per questo. Sai dove abito, qui al numero 23”.
A Pietro Sanpietro da Roccaportello, l’idea di fare l’istruttore a vita e con una laurea per giunta, non gli andava a genio. Aveva maturato i tre anni di abilitazione ad istruttore, necessari per equiparare la differenza di non essere diplomato di un diploma tecnico. Avrebbe fatto gli esami per insegnante alla M.C.T.C.(motorizzazione civile trasporti in concessione) o come lo chiamava il signor La Mantia, gonfiandosi tutto: l’ispettorato. E ti pari nenti , per uno che aveva cominciato come benzinaio e conseguito la terza avviamento (ancora non c’era la scuola media unica) con il palese aiuto della professoressa Cannone, amica di famiglia del padre di La Mantia. Per il tanto agognato diploma di geometra la strada divenne fin troppo dura e dopo vari tentativi ebbe l’abilitazione al terzo anno. Il sogno di diventare insegnante di teoria rimase sempre tale. L’autoscuola Gemma, lo assunse come istruttore, sempre per merito della Cannone, sorella del professore di matematica Antonino Cannone, che preferì aprire un autoscuola piuttosto che darsi all’insegnamento. Per il dottor Sanpietro di essere chiamato, strutturi, non andava ormai tanto giù, almeno l’avrebbero chiamato professore, ‘nzignanti.
Intanto dalla centrale operativa della caserma dei carabinieri il maresciallo Campisi e l’appuntato Lo Presti registravano questa conversazione fra il costruttore edile Castenze Minnone e il signor Giuseppe, nescifora, gestore di un piccolo negozio rigattiere ed entrambi sospettati di contrabbando di sigarette e altre attività illecite.
“ Zu Pinuzzu, lo so ca lei mi ha sempre favorito e non abbiamo mai avuto questioni e dibattiti, diciamo così’. Abbiamo sempre lavorato di comune accordo e meglio chi sicaretti e sempre la massima liberalitate con i stessi sentimenti entrambi tutti e due.”
“ Enzo, ma picchì parli in taliano. Sai appuro anch’ io ho difficoltà e parlare bene sta lingua di patri Danti. Poi tu, quanti hai così chi sti stannu a cuore e riguardano a to picciridda e la tua onorata consorte Assunta, cerchi di parlare in taliano. Dimmi di acchè si tratta. Ci siamo sempri rispettati e si ti posso favorire non manca per la mia persona, comunquo.”
“ Devi sapere, comequalmente, diciamo così, ma l’avrai assaputo, ca alla picciridda ci sto comprando, diciamo così, il diploma, pi maistra alimentare. Non ca mi lamento, ma già ho cambiato tri profissuri e, diciamo così, ca ci vannu a casa. Succede, diciamo così,, un fatto strano: dopo due settimane al massimo non venino più. Dicendoci a mia, che avessero troppi impegni e mi lasciano a picciridda in tredici. Sti curnuti, diciamo così, mi dicono, un sapennu chi sono io: che le due mie signore, Assunta consorte e Florinda, figliola, avessero bisogno di un dottore medico di cure antisesso, non di un professore di ripasso di littiri”.
“ E che vuoi che faccia io, in tutto questo frangento. Io, u rigattiere faccio, non ho la laurìa in dottore medico di cure antisesso”.
“ Propria questo, diciamo così, è il pobrema. Pare che le mie signore, Assunta e Florinda sono ninfomatiche e ci avrebbero abbisogno di un professore di ripasso antisesso. Per attroncare di subito il discorso: abbisogna uno a cui u pilu di fimmini un ci fa impressione”.
“ Fatto si è, che tu ti avissi a sentiri offisu dal comportamento scompostato e poco anurbano delle tue signore. Ripeto, che fari io nella fatta e specia?”
“ Vassìa, diciamo così, accanosce gente di tutti i razzi, e persone buone e persone cattive. Un accanosce un professore di ripasso, diciamo così, scillicatu.”
“ Maresciallo, ma questa che conversazione è? Antisesso, nifomatiche, scillicatu. L’unico reato ascrivibile è quello di corruzione, per il fatto del diploma comprato”.
“ Appuntato Lo Presti, per me stiamo perdendo tempo, meno male che c’è il ventisette sicuro.” .
L’attesa lezione privata, per Pietro Sanpietro, arrivò sottoforma di una splendida diciassettenne dai capelli ricci e bruni, con un corpo perfetto ed un seno da fare concorrenza a Jayne Mansflied (formosissima maggiorata hollywoodiana, anni ’50) e un nome e un cognome che sembravamo costruiti apposta per lei: Florinda Mimmone. Il papà non si raccomandò d’altro.
“ Professore, abbiamo scelto lei, senza chi si offenni, perché abbiamo prima chiesto, diciamo così, informazioni nel rione. Nonostante l’aspetto un po’ ippio (hippie) e di comunista sinistro, sappiamo che è una brava persona e ha già fatto esperienza di imparare le cose, seppure in altro repertorio. Puru ia ,ai tempi, ho cambiato repertorio. Apprima faciva il cocchiero, u ‘gnuru va, pi capirici, di poi, chi voli u pittittu, mi misi a costruire case senza soldi con le cambiali, le banche e le offerte speciali degli amici buoni. Mi ho spiegato? E ora chi mi tocca!
U Signiruzzu, chiddu in cielo è con mia e alla mia picciridda Florinda, a piaceri ru cielu, ci sto, diciamo così,comprando lo diploma di maestra alimentare. Un ci servirà a nienti, perché u sungu miu non deve lavorare, ma lo diploma ci servi per salire le scale di categoria sociali e maritarisi con un dutturi, un avvocato e anche come noi, con i soldi e di famiglia per i beni.”
Il signor Giuseppe, nescifora, mi ha parlato bene di lei, anzi si è propria raccomandato di approntare una mano, perché è una persona per i beni e ri nostri, anche se è sinistro, ma nenti ci fa”
“Ancora stu zu Pinuzzu- pensò Sanpietro.
Comunque, don Pinuzzu o non don Pinuzzu, era la prima occasione per incominciare a fare esperienza con un altro lavoro, anche se sempre di insegnamento si trattava. In fondo, due erano le scelte da fare: la carriera universitaria come ricercatore con Elio Gullì, però un pò pazzoide e che non dava garanzie sufficienti e dopo la faccenda di Luana, speranze ridotte al lumicino, o l’insegnamento.
Voleva o non voleva uscire dalle autoscuole. E allora dai…- come diceva un noto ritornello di una canzone di quegli anni.
“ Potete accominciare, professor, istruttorio – disse la signora Assunta Calamia in Minnone, madre benedetta della aspirante insegnante, Florinda Minnone.
“ Io ci dovessi dire, che la picciridda in un momento preciso è qua. Chi vuole a picciridda, un pò si affronta e un pò pi rispettu a lei, il tempo di aggiustarisi e apprisinatrisi costumata. No, come una stracchiolla, quarsiasi.”
La prima lezione in casa Minnone , con mamma Assunta ad assistere seduta comodamente nel divano, leggendo Bolero film e facendo finta di niente e ogni tanto, nonostante il freddo di gennaio si faceva vento con l’ampia gonna e mostrando, senza tanti complimenti un paio di coscie ancora ben tornite.
“ Allora signorina, quale è il problema di fondo? In quale materie è indietro? E se non ho capito male, da quando mi ha riferito suo padre, dovrebbe essere alle soglie del diploma di maturità magistrale. Anche io ho fatto la stessa trafila. Prima il diploma a giugno e poi mi sono scritto a Pedagogia. Ora mi tocca ricominciare daccapo. Gli esami non finiscono mai, come diceva Eduardo. Speriamo di cogliere assieme un bel risultato: lei il diploma e a me la soddisfazione di averla portato nelle condizioni di fare un esame brillante. Per fortuna che siamo appena qualche giorno dopo le feste di Natale e abbiamo tutto il tempo di rimediare e colmare più lacune possibili. Vogliamo cominciare con l’italiano? Dove siete arrivati con il programma?”
“ Ah, sì.” Rispose con quegli occhioni ammalianti e quasi distratta la bella Florinda, come se il preambolo di Sanpietro non fosse stato rivolto a lei.
“La professoressa ci ha fatto fare e finito da poco il poeta, mi professu quante donne si è fatto, Ugo Foscolo e sta spiegando il romanzo di Alessandro Manzoni, i Promessi Sposi. Vuole sapere la storia o trama? Dove c’è un nenzomafioso che si vuole fare la signorina Lucia, che è ancora vergine, e Renzo, che se vuole fare prima lui, ma la vuole vergine e si azzuffa con l’avvocato che voleva i soldi e no i galli senza palle. Poi il monaco San Cristofaro ci piaciva pure a lui , ma si spaventa e la manda a Monza dove c’è una monaca che la dà a tutti e vuole fare lo stesso per Lucia e lo stolto Egidio. Mi scusi, professore, ma lei chi pensa. Chi è la buttana? La monaca o Lucia che sotto sotto don Rodrigo ci piaci e, secondo me, vuole afferrare u purpu?”
“Ma che scuola ha frequentato sta ragazza – penso Pietro Sanpietro. Ma don Pinuzzu, dove mi ha mandato? Pietro Sanpietro ancora frastornato, cambiò argomento.
“Signorina, passiamo alla filosofia. Mi immagino che state facendo Kant?”
“ Si, la critica della ragion pura. Non ho capito niente. L’a priori è prima o dopo, da quando uno comincia a pensare a cose vastase e la ragion pura è quando una deve dimostrare di essere ancora vergine per fare la santerellina la prima notte di nozze, dopo la sala, con il fesso del marito che pagò a panella pi tutti”
“Ma questa dice vero o sono io che ho perso il lume dell’intelletto o sto sognando- mischinu ri mia”
Signorina Minnone, mi parli della perifrastica passiva. Siamo passati al latino, naturalmente.
“Non lo so spiegare. Ma posso fare un esempio. Cartago delenda est. Dobbiamo distruggere Cartagine, come disse Scippione l’Africano. O per esempio mutande. Accioè, traducendo: mutande, perché devono essere cambiate ogni giorno. Lei, Sanpietro, ogni quando se le cambia. Io e mia madre, per esempio, in questo momento non ne abbiamo messe e siamo pronte per lei.
Professore di latino latinorum, visto che si sente così bravo mi traduca all’impronta sti versi:
Tu, quae, ne videas notam virilem,
hinc averteris, ut decet pudicam,
nil mirum , nisi, quod times videre,
intra viscera habere concupiscis.
Bella memoria che mi ritrovo,vero professore? E’ un dei sonetti dei Carmina Priapea. Ammucca professu.”
Ora Florinda aveva tratto il dado, come, per restare in argomento latino, avrebbe detto Cesare.
Pietro Sanpietro, restò di stucco, in silenzio e cominciò a sentirsi un senso di vomito. La temperatura nella stanza, nonostante fosse gennaio raggiunse per Pietro Sanpietro temperature da equatore. Immobile e quasi paralizzato, non sapeva più cosa fare.
“ Insomma, professore – intervenne Assunta Minnone – la caliamo sta briscola a mazza o no?”
O lei ancora non ha capito che siamo due ninfomate scatenate e già siamo eccitate e lei è ancora lì comu un allucuto o è finocchio, o arruso, o come si diceva prima, quando ero bambina, matello.
Il dipromo di Florinda,è già stato comprato. Lei è già il terzo professore privato chi veni casa e lei è il primo che ancora si fa pregare. Matello, scillicatu e aricchione. Vai a fare lezione a scuolaguida. Che non ci servi… Vatinni, da questa è una casa onorata, tuttu, ma pidirasti non ne vogliamo.”
Qualche giorno dopo una cimice della polizia registrava questo colloquio fra Giuseppe, nescifora, e il costruttore edile Castenze Minnone.
“ Con tuttu il rispetto, don Pinuzzu,lei è sempre comprensivo e umanitario, diciamo così. Il mio pobrema della mia casa con le due mie femmine, per via che hanno la patologica linfomatica o come casino si chiama e mi devo in silenzio accollare i corna. Con rispetto parlanno. Ma lei stesso esagerò. Proprio un matello, senza sangue, mi mandò!”
“ Ma quali matello e matello. Il professore Pietro Sanpietro è un persona per i beni e di buona famiglia. Senza offesa Enzo, mio caro, ma le tue donne sono due solennissime … che non oso nominare, vero maresciallo Campisi che mi sta austultando e ride. Per te, Enzo, qua sempre posto c’è e massima famigliaritate. Sanpietro è a posto e u sacciu da fonte sicura.
Dovessi sapere che in Inghilterra c’è una clinica per le cure delle linfomanie, ma i corna non le taglia ancora nessuno. Con rispetto parlando.”
“Maresciallo Campisi mettiamo tutto a verbale?”
“Appuntato Lo Presti a noi interessa trovare prove da portare al giudice, no fare sapere le corna ei problemi sessuali di chi indaghiamo. Fatti i cazzi tua!!”
Pietro Ciccarelli