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Loredana Cannata è Maria Occhipinti
Portare sulla scena Maria Occhipinti, il personaggio, la sua storia, la sua voglia di cambiare le cose, le sue lotte, le lacrime e la sofferenza di chi non si rassegna al detto “le cose non si possono cambiare”, i giorni al confino, i mesi in carcere, la vita ed il coraggio di una donna che ha fatto la resistenza: questo ciò che ha fatto Loredana Cannata venerdì 29 aprile al teatro Lumiere di Ragusa.
Lo spettacolo, preceduto da una compiuta introduzione storica di Pippo Gurrieri, il quale ha fornito alcune linee guida per capire ciò che è accaduto nel ragusano a partire dall’Unità d’Italia e poi focalizzando il periodo fra la seconda guerra mondiale ed il primo dopoguerra, ha visto un pubblico accorso numerosissimo (le persone in piedi erano davvero tante!) e molto attento, capace di emozionarsi ascoltando la voce di Loredana Cannata (nella doppia veste di attrice e regista), accompagnata da alcune foto dell’epoca e dalle musiche introspettive composte dalla giovane modicana Maria Scivoletto.
Ma parliamone direttamente con Loredana.
Quale è secondo te la forza di Maria Occhipinti?
Prima di tutto la sua integrità morale, l’essere Donna con la “D” maiuscola, una donna come dovrebbe essere, partecipativa, attiva nella storia. Ognuno di noi costruisce giorno dopo giorno la storia ed un ruolo dinamico all’interno di essa è essenziale: solo così possiamo cambiare le cose, proprio come ha fatto Maria Occhipinti.
Come senti la sua figura?
Ho grande rispetto per Maria, sento una vicinanza nei suoi confronti lei perché mi sento anch’io nata nella sua stessa terra, estranea da una parte e nutrita dall’altra da questa. Mi sento inoltre vicina a lei per la capacità di sognare, di credere in un sogno e di far sì che questo possa realizzarsi.
Non solo attrice, anche regista. In “Insurgentes” definisci il Chiapas come un “paese di farfalle, cocacola e militari” le cui lacrime degli abitanti sono invisibili a tutti. Un breve documentario all’interno del quale racconti ciò che avviene in questo piccolo Stato, sia per raccontare la situazione sia per lanciare un grido di liberazione.
L’amore per il Chiapas è una cosa innata. C’è stato un periodo della mia vita nel quale mi sono concentrata sul lavoro, poi ho deciso che dovevo fare anche altro. Credo che sostenendo il Chiapas si sostenga un’idea di poter creare un mondo migliore, un mondo all’interno del quale c’è una svolta in atto, l’inizio di una nuova era, di una nuova umanità.
Ti definiresti una rivoluzionaria?
Si, un po’ si.
Qual è l’augurio che fai ai giovani per cambiare le cose?
L’augurio che vorrei dare è quello di avere un sogno e cercare di raggiungerlo diventando delle persone sempre migliori. A volte le sventure della vita possono far peggiorare una persona, invece prendere la vita come uno specchio, sorridendogli, allora sì che essa ti sorride.
Angela Allegria
Maggio 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno
Foto di Giovanni Provvidenza