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Napolino e l’ispirazione dalla realtà
La sua pittura dai tenui colori dà un tocco di luce alla quotidianità e spinge lo spettatore all’ analisi suggestiva dei luoghi, dei personaggi, dei momenti che colorano la vita dell’autore
La sua pittura è risultato dell’osservazione della realtà, di una vita vissuta fino infondo, non eccessiva, non spinta fino all’estremo, bensì assaporata dolcemente, lentamente, quasi in punta di piedi.
La sua infatti è una vita di un tranquillo borghese di provincia.
Nasce a Modica il 13 maggio del 1914 da genitori che gestivano una merceria con annessa una profumeria sul Corso Umberto I.
Lì Napolino, da bravo figliuolo, li aiuta nella loro attività, forse pensando in cuor suo che un giorno avrebbe potuto continuarne l’attività.
Ma presto si sente attratto dalla pittura. Continua gli studi iniziati a Modica e subito dopo si trasferisce a Siracusa dove frequenta l’istituto d’arte conseguendo il diploma.
Frequenta lo studio del pittore Don Orazio Spadaro: qui approfondisce ed affina lo stile della sua pittura.
Nel 1940 viene chiamato ad insegnare disegno presso la Scuola Media “E.Ciaceri” di Modica.
Partecipa ad alcune mostre tenutesi nella sua Modica, ottenendo sempre successo di critica.
Muore nel 1968 all’Ospedale Maggiore di Modica in seguito ad un fatale incidente.
Nelle sue opere Napolino trasfonde uno spirito bucolico ed osservatore. Descrive il quotidiano trasformandolo in una rappresentazione semplice ed articolata, dai vivi colori e dallo stile composto.
La sua pittura dai tenui colori da un tocco di luce alla quotidianità e spinge lo spettatore alla analisi suggestiva dei luoghi, dei personaggi, dei momenti che colorano la vita dell’autore.
Il suo studio, gli interni, Modica con le sue case, con i suoi panorami fra antico e moderno, fra arte popolare e progresso; la campagna di Pozzo Cassero con i suoi animali (cavalli e pecore), ma anche con la sua vegetazione vissuta; il mare (Sampieri e Cava D’Aliga) con i suoi colori freddi e suggestivi, ma è soprattutto nei ritratti che Napolino riesce ad esprimere il suo realismo e il suo rapporto umano con i soggetti rappresentati. Sono infatti i ritratti dei figli e delle allieve che mostrano in modo inequivoco l’esprimersi di un senso di rispetto e di amore per coloro che saranno i posteri, coloro che si avviano alle esperienze della vita, ed egli ne imprigiona sulla tela la naturalezza dei gesti, la spontaneità delle posture.
Napolino vuole catturare e porgere all’interlocutore uno scorcio della realtà, scorcio che appartiene tuttavia alla sua mente e al suo cuore perché è da essi rielaborato.
Angela Allegria
Aprile 2010, n. 6
In Edizioni Bohèmien
www.nuoveedizionibohemien.it