14 Mag 2011

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Nerone in giro per Modica

Nerone in giro per Modica

Si ha l’impressione di essere all’interno del set del “Quo vadis” di Mervyn LeRoy con Peter Ustinov nei panni di Nerone che brucia Roma. Eppure, per fortuna, non è l’intera città ad essere invasa dalle fiamme, ma i cassonetti della ditta Puccia, disseminati fra le vie cittadine per facilitare lo smaltimento dei rifiuti.
I continui incendi che si perpetuano ormai da più di un anno nelle non più tranquille notti modicane sono ancora un mistero irrisolto. Molteplici dubbi, tante perplessità sugli autori di tali gesti e sui motivi che li spingono ad appiccare il fuoco nel cuore della notte in più punti della città.
Sembra palese che ci si trovi innanzi ad un gruppo organizzato il quale, con il suo modus operandi, “dimostra che la notte la città è sua” come ci dice Massimo Puccia.
Di certo una sola persona non potrebbe svolgere una tale attività, semmai potrebbe coordinare un gruppo composto da più soggetti che si aggirano da una parte all’altra della città per evitare le pattuglie e distogliere l’attenzione.
Non viene risparmiata nessuna zona: da Modica Alta alla Sorda, da Modica Bassa alle campagne vicine, Frigintini compresa. Gli ultimi nella parte alta di via Fontana.
Sono circa 300 i cassonetti incendiati, i cui danni ammontano a circa 200 euro ciascuno, non coperti da assicurazione. A questi si aggiungono i danni alle abitazioni per le facciate annerite e i portoni affumicati, e la distruzione delle auto parcheggiate nei pressi dei contenitori, come è accaduto nella notte fra il 4 e il 5 febbraio scorso in via Sacro Cuore. Quella stessa notte venivano dati alle fiamme alcuni contenitori in via Aldo Moro e poi, intorno alle 2,45 in via Loreto Gallinara. Totale 8 cassonetti e 4 automobili.
Dall’analisi dei luoghi nei quali si sono svolti tali atti delittuosi si può notare un percorso lineare, ripetuto tanto nel gennaio 2010 quanto la notte del 7 marzo 2011: prima vengono incendiati i cassonetti di contrada Quartarella, subito dopo, a distanza di poco tempo quelli di via Risorgimento, strada che è stata presa di mira più volte ed in più punti, anche se i “preferiti” sono i contenitori situati intorno al numero civico 120 che erano stati avvolti dalle fiamme anche nella notte fra l’1 e il 2 agosto 2010 nel primo caso, Quartarella-via Resistenza Partigiana nel secondo caso.
Sempre nel gennaio 2010 le zone interessate sono state contrada Zappulla, via Sorda Scicli, via San Francesco D’Assisi, il quartiere San Luca, le contrade Rassabbia e Mauto.
Come non ricordare poi la notte di fuoco fra il 14 ed il 15 giugno 2010 nella quale si correva da una parte all’altra della città per domare ben 6 incendi: via della Costituzione, via Risorgimento in due punti (compreso il numero civico 120) alle 22 e alle 23,15, via Tirella a mezzanotte, piazza Mazzini all’1,08 per concludere in via Iozzia all’1,30. Un giro parecchio strano, seppur lineare per chi, partendo dal polo commerciale, attraversa la via Risorgimento, scende da Sangiuliano per Modica Bassa e continua verso il quartiere Santa Maria. E via Iozzia? Forse questi soggetti hanno pensato di fare una passeggiata al corso prima di ritirarsi?
La notte successiva i roghi in via Nazionale, il 17 in via Correri a Modica Bassa… ed il fuoco continua!
Ma forse gli incendi più eclatanti, oltre a quello di via Sacro Cuore con le automobili bruciate, sono stati quello di via Silvio Pellico e quella di via Grana.
In via Pellico alle ore 22.30 del 21 maggio 2010 un forte boato, causato dall’esplosione di alcune bottiglie situate all’interno dei contenitori, ha allarmato i residenti dal luogo che, per il rumore e per il fumo che si era sprigionato, hanno pensato subito allo scoppio di una bombola di gas. In quel caso il rombo era stato sentito fino ai quartieri di San Paolo e Giacanta.
In via Grana, qualche mese prima, nella notte fra il 26 ed il 27 febbraio 2010, il rischio è stato l’esplosione di una centralina del metano, vicina ai 3 contenitori incendiati, le cui fiamme hanno distrutto anche una fiat punto verde. Anche in quel caso tanta paura e l’intervento dei vigili del fuoco che hanno fatto evacuare le abitazioni vicine.
Un’altra notte molto movimentata è stata quella a cavallo fra il 2 ed il 3 agosto 2010 in via Nuova Sant’Antonio: presi di mira stavolta i contenitori sotto il muraglione dei Padri Cappuccini e successivamente quelli nei pressi del tornante immediatamente successivo, mentre la notte prima era stata la volta di via Carlo Papa poco distante.
Tornando al 2011, oltre a quelli di contrada Quartarella e via Resistenza Partigiana, fortunatamente con danni limitatissimi perché le fiamme sono state prontamente domate, vanno menzionati gli incendi in viale Fabrizio, nella c.d. “cittadella degli studi” alle 23 del 21 febbraio (colpito ed affondato un cassonetto per la raccolta differenziata della carta), e corso Francesco Crispi, all’altezza della c.d. “curva di Milo” all’alba del 24 febbraio, poco prima della raccolta (era stato dato fuoco all’interno del cassonetto, ma per l’arrivo dell’auto compattatore di zona i malviventi si erano dati alla fuga chiudendo il coperchio).
E poi i recenti tentativi per 4 volte di seguito di incendiare i contenitori di corso San Giorgio oppure quegli strani roghi che hanno visto coinvolti il 23 luglio 2010 poco prima della mezzanotte in corso San Giorgio un divano collocato fuori da un’abitazione per essere ritirato sempre dalla ditta Puccia, oppure l’immobile in disuso in via Exaudinos nel quartiere Dente, all’interno del quale veniva bruciato un sacco contenente legname.
La polizia, che peraltro non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ha intensificato i controlli, ma risulta difficile rintracciare i malviventi che agiscono sul territorio a macchia di leopardo.
Mentre la Federazione della sinistra lo scorso 27 febbraio ha raccolto in piazza 367 firme con l’iniziativa “Ferma il fuoco, firma con noi”, le altre forze politiche si chiedono che ne sarà della sicurezza della città, ed i cittadini non capiscono quale sia il motivo di tali crimini, il sindaco Buscema ha proposto di non far pagare la Tarsu a coloro che sono stati gravemente danneggiati da tali gesti.
E nel frattempo continuano le indagini, sperando che le telecamere poste innanzi agli ingressi dei privati abbiano ripreso qualche scena, e cercando di riattivare la video sorveglianza cittadina.

Angela Allegria
Aprile 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno

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