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Odor di manette
Qualche mese va vi avevamo parlato di “Modica bene”, l’inchiesta che vede coinvolti noti politici modicani fra i quali i fratelli Drago e l’ex sindaco Piero Torchi Lucifora, che devono rispondere per associazione a delinquere finalizzata alla concussione, all’abuso d’ufficio e al riciclaggio di denaro. Avevamo scritto dei suoi protagonisti, dei capi d’imputazione, delle cifre che erano state ritrovate nei loro conti correnti bancari, avevamo anche parlato del mistero dei dvd su cui erano state registrate le intercettazioni telefoniche ed ambientali poi scomparsi in quanto sono risultati illeggibili non solo i supporti ma anche la memoria dei dispositivi atta ad effettuare tali rilievi risultava cancellata.
Nel frattempo le udienze sono continuate innanzi al Gup Patricia Di Marco. Alcuni degli imputati hanno chiesto il rito abbreviato, altri si affideranno al rito ordinario.
Nell’ultima udienza il Procuratore della Repubblica Francesco Puleio ha formulato le accuse e chiesto le condanne per coloro che usufruiranno del rito alternativo, e il rinvio a giudizio per gli altri.
Partendo dall’analisi delle posizioni dei fratelli Drago, il pm ha parlato di “una fitta ragnatela”, mostrando a sostengo della sua tesi un giro di assegni e di denaro, poi andato a finire sui conti correnti degli stessi. Non estraneo ai vertici dell’associazione diretta dall’ex deputato dell’Udc ed ex presidente regionale, l’ex sindaco Piero Torchi Lucifora, il quale dovrà rispondere per responsabilità oggettiva legata al suo ruolo e al fatto che lui non poteva non sapere di certe decisioni prese a Palazzo San Domenico.
Per loro sono stati chiesti 6 anni di reclusione ciascuno.
A queste richieste si aggiungono le altre: 4 anni per Massimo La Pira, 4 anni e 8 mesi per Giorgio Aprile e Giancarlo Floriddia, 4 anni e 10 mesi per Vincenzo Pitino. Questi ultimi tre avevano chiesto in apertura d’udienza di voler rinunciare al rito abbreviato, ma il Gup ha rigettato la richiesta (forse pensavano di giocare a 7 e mezzo, se mi cunveni ma canciu?).
L’unica assoluzione è stata chiesta per Giovanni Vasile.
I suddetti, in caso di condanna, potranno usufruire dello sconto di un terzo della pena, misura premiale legata alla scelta del rito alternativo che permette al giudice di decidere allo stato degli atti, in udienza preliminare appunto.
Per quanto riguarda gli altri imputati, ossia Carlo Fiore, Giancarlo Francione, Rosario Vasile, Vincenzo Leone, Giuseppe Sammito, Giuseppe Zaccaria, Marcello Sarta e Gabriele Giannone, Giuseppe Piluso, Bruno e Massimo Arrabito, è stato chiesto il rinvio a giudizio.
A partire dal prossimo 14 aprile (ma probabilmente da giugno in quanto il 14 è indetto uno sciopero degli avvocati) in aula gli avvocati pronti a formulare le proprie arringhe.
Intanto come non ricordare le condanne già accumulate da Peppe Drago, il quale uscito dall’Udc transita adesso nel Pid, pronto a rilanciarsi in politica appena l’interdizione temporanea dai pubblici uffici avrà termine, e il processo che vede imputato Giorgio Aprile, per quei 6 mila euro che, passando per “Laggiù qualcuno ci ama”, ritornato belli belli nelle banche modicane.
E si vede che in Venezuela il cuore di Aprile batte, perché, contattato dalla nostra redazione per spiegare la vicenda che lo vede coinvolto, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione.
Non ci resta che aspettare l’esito dei giudizi, sperare in una Giustizia Vera e celere, e magari scommettere su qualche nuovo nome, senza scheletri negli armadi, che sappia dare lustro al nostro Paese.
Angela Allegria
Aprile 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno