25 Ott 2010

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Pietro Sanpietro si sposa

Per Pietro Sanpietro arriva inesorabilmente la mezz’età, o almeno così veniva chiamata quando un uomo arrivava alle soglie dei quarant’anni e oltre. Per una donna, giusto non chiedere l’età, i quarant’anni non arrivano mai. Avviene un fenomeno strano, però, è giusto attenzionare ( ma unni a liggisti sta parulazza. L’Accademia della Crusca chi dici?) le donne da brune diventano improvvisamente bionde. Sarà una questione di nutazione genetica accelerata?

Lampi, fulmini e saette. Uragano, terremoto, un vero Zu nami, (tutto unito gnoranti, non è u zu Nanni), meglio ancora un cataclisma. Ma Pietro Sanpietro, un ci aveva livatu mani cu i fimmini?

A vita un finisci a quarant’anni, anzi accumincia. E vuoi come non vuoi – come nei vecchi cunta da nonna- Pietro  ci curpa di una cena, a base di frutti di mare, trova la donna della vita, la famiglia, il figlio maschio- a discendenza Sanpietro è salva- visto che al fratello Franco ha avuto due figlie femmine- e in un fiat ( non è la Uno) e in un Damblè (ma quali iucaturi du Palermo) si sposa, anzi convoglia a giuste nozze. U strutturi e viddanu di Roccaportello ha truvò come la voleva lui; all’antica. No, all’antica rimase Pietro, che aveva paura delle corna ed ebbe la fortuna di trovarla, come ha fici so matri. In fatto di corna l’esperto e consulente del professore  era u  Totò La Mantia, che di mestiere faceva il fioraio. In pratica, diceva u zu Toto: i corna non sono, come è naturale, solo quelli della moglie, ma anche della madre (caso raro), della sorella ( più frequente) e quello che è ancora più grave, quelli che il maschio moderno si accolla, quando si sposa con una donna non illibata o ancora peggio ancora divorziata. La prima domanda che u zu Totò fece a Pietro, dopo la luna di miele degli sposini fu.

“ Tutto a posto professore? Pietro comprese la doppia allusione e rispose con malcelato orgoglio.

“ Ha trovavo come Dio comanda e tutto a posto per la prima notte.”

Il sorriso dell’amico fioraio e il bacio d’approvazione, diedero la certezza che Pietro non sarebbe entrato nell’abbondante schiera dei cornuti.

Ora a signora Rosalia s’accumincia a travagliari il professore Sanpietro  e la dottoressa Monte e c’arrinesci.

“ Pronto, signora sono il professore Sanpietro. Oggi, non mi sento tanto bene. Preferirei non uscire di casa; sa, ieri sera, sono stato a cena fuori con amici e le cozze non erano freschissime e le conseguenze le lascio capire a lei.”

“ Ha ragione professore, ma io alle 8,20 non rintraccio più nessuno, né mi pare che ci siamo suoi colleghi liberi che possono rimpiazzarlo, anche cambiando l’orario. Mi dispiace, ma deve venire. Vuol dire che al bisogno si allontana dalla classe.”

“ E va bene signora Riccobono, faccio più in fretta che posso.”

Sanpietro, seppure con una incipiente sciolta non del tutto passata è costretto ad andare a fare lezione con tutte le conseguenze del caso che qui di seguito vedremo.

“ Professu chi havi sta matina, un si senti bonu?”

“ Scusa Nicola, ma cosa t’interessa. Anzi, sai che ti dico vieni alla lavagna ed esaminiamo una frase, distinguendo soggetto, predicato verbale e i complementi”

“ Virissica assira appa nesciri cu me patri e un sugnu priparato.”

“ Per esempio in una frase quale è il soggetto e chi il complemento oggetto? Nicola rispondi tu.”

“ A sacciu, però professore ci lo dove spiegare a modo mio.”  “

Va bene, sorvoliamo, su quest’ultimo errore e sentiamo, purchè ti esprimi bene e il tuo ragionamento sia chiaro.”

“ L’ha presente il gioco ru sutta e u patrini ca si fa o con il vino e meglio ancora ca birra?”

“ Sentiamo dove vuoi arrivare.”

“ Si chiama , u tuoccu, e il divertimento sta nel fare ubriacare o non fare bere completamente uno dei giocatore ecco: il soggetto è u patruni e u complemento oggetto è u sutta, cioè l’elemento grammaticale che subisce l’azione del verbo.”

“Nicola, cosa d’ammazzariti seduta stante, ma il concetto, diciamo così, è giusto. Ti metto 6, basta che quest’anno, finalmente a sedici anni ti prendi la licenza di terza media e ti levi di davanti.”

“ Picchiò, u viriti che bravo u Sanpietro. Professù, picchì si storci tuttu. Ci fa mali a panza? “  “Scusate ragazzi devo uscire. Ora vi mando la bidella.”

“ No professù a signora Rosalia no. Si facissi ‘na bella cacata e poi torna, ma a bidella no. E’ tinta.”  “ Castagnetta con te facciamo i conto dopo.”

“Professù, issi a cacari. Sennò passa ‘na brutta iurnata.”

“ Anche con te Muratore, facciamo i conti dopo.”

“ Professù, issi  cacari. I mutanni di ricambiu si purtò?”

“ Nicola, Nicolaaaaa!”

“ Chi c’è professore, non si sente bene? Un mi pari solo robba di andata di corpo, per lei un sta propria buonu. Aspittassi, ca vicino c’è a guardia medica e astura ci deve essere a signorina, scusassi, a  dottoressa Monte. Oltre una brava medica e pure una picciotta brava e simpatica e puro  schetta.”

“ Signora Rosalia, che m’interessa se dottore o dottoressa, schetta o maritata, non  è il pane ca meusa,  interessa che mi faccia passare al più presto questo mal di pancia. Come mi sono persuaso  a mangiare questo cavulu di cozzi”.

La dottoressa Giuseppina Monte, neurologa, da tempo ha trovato impiego a tempo pieno alla guardia medica in un popolare quartiere della periferia del capoluogo, la stessa periferia in cui si trova la scuola media dove insegna l’ex cicchevara, istruttorio e pidagogico, Pietro Sanpietro.

La troviamo intenta a leggere un volume dal titolo, Trattato di Neurologia “Merrit”, ma la bidella Rosalia le distoglie dai suoi studi. La Monte non si meraviglia più di tanto, ben sapendo quando la bidella è intricante e ciarliera.

“ Che c’è successo, Rosalia. Suppongo che sia un tuo collega?”

“ No signorina Monte, è il professore Sanpietro, insegna qui da me, italiano. Na brava persona. Lo vede nervoso perché si sente male. Ha capito?”

“ Mi dica professore, io sono Pina Monte. Cosa si sente? A parte il mal di pancia e si vede benissimo, ha sensazione di nausea o vomita?”

“ No, ho solo, come dite voi, l’impellente e continua necessità di evacuare  e le feci escono quasi liquide.”

“Cosa ha mangiato ieri sera?”

“ Sono stato a cena con il preside, Raffaele Picone, e il collega di osservazione scientifiche Enzo Di Falco e il professore di geografia Rino Ficotra e il segretario Franco La Costa, che no è di Palermo, è di Maletto in provincia di Catania, famosa per l’eccellente produzione di fragole”

“ Professore non mi interessa il racconto della serata, colpa della  la sua è una deformazione professionale, ma le ho chiesto, cosa ha mangiato ieri sera.”

“ Cozze, dottoressa Pina, o mi scusi Monte.”

“ Non si preoccupi adesso le do le pillole per frenare l’enterocolite acuta. Una subito e un’altra fra due ore. Lei le ingoia intere o ha bisogno di averle schiacciate e poi versate in un bicchiere d’acqua.”

“ No, dottoressa le ingoio direttamente. Sa quant’era bambino, prendevo spesso le vitamine per la crescita. Ero magrissimo fino a otto anni, poi hanno scoperto che le mie continue sciolte, per restare in tema, erano dovute all’ameba. Sa quel protozoo arrivato dall’Africa intorno alla fine dell’anni cinquanta. Ci fu una vera e propria epidemia.”

“Professore, sono un medico. Faccia quello che le ho detto e domani la vengo a controllare. A che ora è a scuola?”

“ Domani dalle 10 alle 13 sono allo Zenit, o mi scusi a scuola, praticamente tutta la mattinata. Ma, non c’è bisogno che venga sono sicuro che starò meglio. Sa è difficile che io vada dai medici, e quindi le pillole che mi prendo ogni tanto mi fanno subito effetto.”

“ Non è proprio così e non si dimentichi di prendere l’altra pillola e magari, se lei vuole, fra qualche giorno facciamo un controllo generale: glicemia, colestrerolo, trigliceridi, analisi dell’ urine e delle feci , lipasi, amilasi, azotemia, creatinina, attività potrombina ecc”.

“Nemo mali ca si firmò”.

”Che ha detto? Ha parlato a bassa voce”.

“ Non niente una riflessione delle mie, ma niente di particolare. Come ha detto che si chiama?

“Pina Monte e lei?

“Pietro Sanpietro, qui pervenuto per gentile invito della signora Rosalia, altrimenti aspettava a mia. Pure l’assonanza ci fici, anzi ci feci”.

Qualcosa sta succedendo. La dottoressa Monte è rimasta colpita dell’eccentricità di questo professore e vuole rivederlo, sia come medico, anche per qualcosa di troppo indistinto…

“ C’è permesso, professò?”

“ Rosalia, ormai sei entrata. Dimmi di che si tratta?

“ C’è a signorina Monte nu corridoio. Chiffà a fazzu trasiri na sala professori”.

“ Chi è, non ho alunni Monte, magari si presenta con il cognome di signorina. Ma che mi fai dire, se è signorina non può essere la madre. Amenocchè non sia ragazza madre. Ma che mi fa dire, Rosalia, la faccia entrare”.

“ A è lei dottoressa. Mi scusi,  sta Rosalia è un castigo di Dio. Che ci voleva dire la dottoressa Monte. Certi momenti non la capisco. Mi scusi dottoressa, sto meglio, molto meglio. Le sue pillole sono state davvero miracolose”.

“ Sono normali pillole per far passare l’attacco di enterocolite acuto, nulla di più”.

“Sarà come dice lei, io adesso sto benissimo. Non so come ringraziarla.”

“ Ma di niente. Sono venuta a controllare come stava. Le consiglio di fare alcuni controlli, visto che non è più un giovanotto e poi, come mi ha riferito la signora Rosalia, non fa proprio una vita sana. Mi ha detto che non è sposato. Strano, era convinto che fosse sposato e, se mi permette, da come si è comportato ieri in ambulatorio, ho per un attimo pensato alla povera moglie che la doveva sopportare. Mi scusi la mia invadenza”.

“ Ma ci mancherebbe dottoressa, lei ieri ha conosciuto il lato peggiore del mio carattere. Sa deve comprendere non stavo bene”.

“ E quale sarebbe il suo lato migliore?

“Sostanzialmente sono una persona pacifica , che fa un lavoro che gli piace, anche se le ambizioni e i sogni erano altri”.

“ E cioè?”

“ Approfondire le problematiche pedagogiche- linguistiche e in alternativa diventare un giornalista sportivo”.

“Non  capisco quasi niente, ma leggo molto e trovo affascinante il lavoro del giornalista. Almeno è quello che fanno credere i media. Mi scusi lei per quale giornale scrive?

“Per La Gazzetta dell’Etna. Il giornale è di Catania, ma a Palermo c’è la redazione per le pagine di Palermo. Non sono importante, scrivo di calcio dilettante”.

“Benissimo. Penso che seguire i giocatori che giocano per divertirsi sia più gratificante che seguire la gente strapagata. Lo sport io lo vedo in funzione salute. Tutto questo giro di denaro e questi calciatori strapagati come se fossero divi di Hollywood mi danno sinceramente fastidio. Per questo non seguo niente di sport. Solo per i mondiali, ma per spirito patriottico”.

“ Mi scusi dottoressa, ma suona la campana e devo andare a fare lezione classe”.

“Va bene. Mi chiamo Pina e tu?

“Pietro, per la mia povera mamma Pitruzzu o Pitrusinu, per mio fratello Fungia, ma all’anagrafe Pietro Carmelo e per la chiesa Pietro, Carmelo, Vincenzo, Maria, Francesco, Sanpietro”.

“Ci vediamo, prof”.

“Dottoressa o scusami Pina. Vengo io all’ambulatorio, ma senza controlli medici e da solo, senza quella zicca della signora Rosalia. Ciao Pina”.

“Ciao, fra tutti i nomi che hai, mi piace Pietro, anzi Piero, posso da adesso in poi chiamarti così? “Chiamami come vuoi, ma chiamami”.

Dalla scuola a casa e nel pomeriggio al giornale e portare il pezzo della presentazione della giornata calcistica. Ma Pietro, cicchevara non è più lo stesso e l’amico giornalista Giorgio se ne accorge e lo prende un po’ in giro.

“Ciao Melo, hai portato il pezzo? Che ti è successo? Ti sei accorciato la barba e hai il viso che sprizza felicità da tutti i pori. Due le possibilità: o hai vinto al lotto, ma non è il caso tuo; l’altra, scommetti che indovino? Ci sono, ti sei innamorato”.

“Giorgio, ma che dici. A quarant’anni, pensi che  ancora credo a ste stupidate fissarì”. Piero, siamo troppo navigati per non capirlo. Sputa l’osso”.

“ Non lo so.”

“Che significa non lo so. Che fai come i bambini? O lo sai o non lo sai”.

“ Si, insomma. Ho conosciuto una ragazza di 32 anni, un medico e lavora vicino alla mia scuola. Ma sai”.

“Ma sai che. Cosa vuoi nascondere? Siamo nati ieri?

“Veramente ancora no. Sai, è appena da due giorni che ci conosciamo e il mio intuito da vecchio e ormai arrugginito seduttore mi fa capire che è la volta buona”.

“U solitu acquario esagerato. A momenti, non sai neanche come si  chiama e già ti maritasti!!

“Giorgio, non babbiari. E’ una cosa seria”.

“Si può dire ufficialmente. L’Ansa conferma e la Associed de Press ne dà notizia a livello internazionale. Ragazzi, Piero fra breve convoglierà a giuste nozze. Giuste nozze, non riparatrici”.   “Giorgio Bavetta il buon umore non ti manca. Lo  sai che il Villaggio Santa Rosalia ha compromesso con la sconfitta della scorsa il proprio campionati e forse non farà il salto in Promozione”.

“Un minni futti nenti. Mi dispiaci che li devo leggere per fare i titoli. Ora, parlando seriamente. Che pensi di fare?

“Non lo so. Io continuo con il corteggiamento. Se poi finisci male, vuol dire che da vecchio, andrò in una casa di riposo”.

Ma oramai Pietro Sanpietro, professore di lettere ed ex istruttorio, è deciso a seguire il suo istinto e vuole stringere con la dottoressa Pina Monte. Qualche perplessità ancora e chiede lumi al collega Di Falco.

“Enzo, sei libero? Ti devo dire qualcosa”.

“ Dimmi, sono qui”.

“C’è una ragazza che mi interessa, però, stavolta non è il solito babbio. Che devo fare?

“Devo dirtelo io? Hai quarant’anni”.

“Lo so. Non è questo e che mi pare la volta buona. Cosa faccio? Mi butto?

“Ti piace?

“Certo, altrimenti che ti domandavo a fare”.

“Buttati e figli masculi”.

Avrai, avrai, avrai

La stessa mia triste speranza

Avrai un legnetto di cremino da succhiare

Avrai una donna acerba e un giovane dolore.

Claudio Baglioni

“Dai Piero ci siamo. Dov’è la macchina? Sto perdendo le acque. Un po’ in anticipo, ma ci siamo”.

“Calma Pinù, mi cambio e scendiamo assieme. La macchina è davanti al portone. Ah senti, visto che è un maschio per la duecentesima volta come lo chiamiamo. Giancarlo o Marco Vincenzo?”

“ Ma ti pare il momento,vai a prendere la macchina”.

“La macchina è giù. Il borsone con tutto l’occorrente non è pronto. Chi lo prepara?

“Non ti confondere. Lasciami in ospedale e poi con calma ti dico cosa devi prendere

“ Ma se stai partorendo. Dove la trovi la lucidità necessaria per dirmi le cose che devo preparare”.   “Questi sono fatti miei. Per la nascita del bambino ci vogliono almeno altre dodici ore. Vai a prendere la macchina. Ancora in pantofole sei. Sbrigati”.

Siamo in sala parto, ma la nascita dell’erede appare difficoltosa.

“Il bambino stenta ad uscire, riproviamo di nuovo, signora”.

“D’accordo dottoressa Le Rose, ma secondo me c’è qualcosa che impedisce l’uscita. Come se ci fosse un impedimento. Può essere che il bambino si è girato e il cordone ombelicale lo tiene legato”.

“ Collega, fatti neurologa, che la ginecologa sono io. Da proviamo un’altra volta, dopodichè facciamo un piccolo taglietto e risolviamo”.

“Piero, fai qualcosa non stare solo a tenermi la mano. Non vedi come soffro. La colpa è tua. Sei imbambolato?

“Allora, collega lo facciamo sto sforzo o dobbiamo tagliare”.

“Dai, Pinù, fai come dice la dottoressa Le Rose”.

“Fatti i fatti tuoi e la prossima volta stattene a casa. Sei lì imbambolato e basta”.

“Sono le ventuno e venti, già dovrei essere fuori, finì la domenica. A dottore Cannella, finalmente. Il bambino stenta ad uscire. Stavamo preparandoci ad un piccolo taglietto. Lei che ne pensa?

“Datemi il tempo di entrare. Niente di più semplice. Il bambino è bloccato dal cordone ombelicale. Si vede la testolina, signora è biondino, dai forza signora Monte, un attimo di pazienza e voi preparate tutto l’occorrente che fra un minuto lo tiro fuori”.

“ Io vado. Bay, bay.”

“Federica non vuoi vedere il bambino. No, bay bay”.

“ Mi che bello, mi che bello, mi che bello, mi che bello, mi che bello, mi che bello”.

“ Signor Sanpietro, s’incantò u discu. Mentre laviamo il neonato dai conforto a sua moglie, povera picciotta”.

Angeli del cielo

Che sentite questa gioia

Che mi date

Non toglietemela più.

Domenico Modugno

“Vattene, la colpa è tua. Ti giuro. Un altro figlio non lo faccio più”.

“Pinù, hai visto? E’ biondo come me . Ero biunnu fino a sett’anni, pua addivintavu brunu  e ora sugnu bizzolatu. Allora, lo chiamano Marco Vincenzo, per fare contento a mio fratello.

Marco, picchi piaci a nuautri e Vincenzo pu papà. Così  tutti contenti. Tu cumu stai?

“A ti sei accorto che ci sono anch’io, come è il bambino, bello?

Signora eccolo qua, guardi che bello.”

“E’ bello davvero, è bello davvero”.

“Mi , Pinù è biunnu e bello, mio figlio. Marco Vincenzo, si piglia da mia, ne facciamo un cronista sportivo di professione, se piglia da te, uno scienziato”.

“ Scusate se mi permetto, sono il dottor Cannella, ma non le sembra prematuro. Il bambino ha solo due ore di vita”.

“A dottore, oggi è domenica, non è che sa che ha fatto il Palermo? Siamo in sala parto io e mia moglie dalle 16,00 e non so come è finita la partita?

“Non seguo il calcio, mi dispiace, ma pensi a Marco Vincenzo”.

Pietro Ciccarelli

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