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Prosit con “Allegria”
Il mio saluto come direttore de “Le solide utopie” non può che essere breve. Innanzitutto brindo alla nascita del nuovo mensile che, con la collaborazione di tutti, saprà dare informazioni non solo sui progetti della Cooperativa Quetzal, ma è anche l’occasione per un approfondimento di alcune tematiche di cui si parla raramente.
Discutere di energie alternative, presentare realtà tanto diverse da quella in cui viviamo, tornare alla natura, in una parola una proposta diversa per una vita che può essere vissuta appieno mirando all’essenza della stessa.
Se avete fra le mani il giornale sapete già di cosa tratta, non mi voglio soffermare su questo. La mia intenzione per iniziare questo nuovo progetto è quella di porre un interrogativo sulla situazione del nucleare che sta interessando l’intero pianeta.
La domanda centrale è: non è possibile, per rispettare il nostro pianeta, all’interno del quale siamo solamente degli ospiti e per questo è nostro dovere non distruggerlo, utilizzare appieno le risorse la natura ci mette generosamente a disposizione?
Abbiamo visto tutti negli scorsi giorni le agghiaccianti immagini del Giappone. È passata sulle teste di ognuno di noi la c.d. nube radioattiva e, anche se siamo stati ufficialmente rassicurati, non sappiamo a distanza di tempo quali saranno le ripercussioni nella nostra vita. A questo si aggiunge il versamento in mare dell’acqua diventata radioattiva perché servita per abbassare le temperature delle centrali nucleari.
Si dice che il battito d’ali di una farfalla possa scatenare un terremoto dall’altra parte del mondo. Guardando la realtà attuale nessuno di noi può ancora permettersi di violentare ancora di più questa nostra terra perché, così come abbiamo visto più volte, essa riesce a difendersi e allora l’uomo dimostra come è davvero piccolo innanzi alla forza della natura?
Mi viene allora in mente il titolo di un libro del mio prof. di Filosofia del diritto “Potevo far meglio”?
Credo che ognuno di noi debba porsi questa domanda ogni giorno sia per valutare il passato più o meno recente e quindi porre riparo per il futuro, sia innanzi alle scelte che si presentano, al fine di prendere quella che chiamiamo comunemente “la decisione giusta”. Questa dovrebbe essere volta sempre di più al rispetto di se stessi, degli altri, dell’ecosistema nel quale viviamo.
In Italia una decisione che dice “no” al nucleare è stata già presa nel 1987 con ben tre distinti referendum che hanno visto la risposta affermativa rispettivamente del 80,6 % per il primo che prevedeva l’abolizione della procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, del 79,7% per il secondo sulla abolizione dei contributi a regioni e comuni sedi di impianti elettronucleari, del 71,9% per il terzo per l’abolizione della partecipazione dell’Enel alla realizzazione di impianti elettronucleari all’estero.
Adesso il referendum si propone. L’appello è alla coscienza degli italiani.
In attesa dell’esito di tale decisione non mi resta che augurare buon lavoro alla redazione e ai collaboratori e una buona lettura a tutti i lettori!
Angela Allegria
Aprile 2011
In Le solide Utopie