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Quando gli italiani si dimenticano della Costituzione
La vicenda accaduta in via Paolo Sarpi a Milano fa riemergere la questione soffusa della integrazione fra cittadini italiani e non.
La presenza di immigrati nei c.d. paesi del benessere comporta senza dubbio il confronto fra culture, mentalità, lingue diverse. Il contatto fra uomini e donne, vecchi e bambini, di paesi diversi non può far prescindere dai risvolti che esso stesso provoca.
Se sia possibile un’integrazione pacifica, se essa sia solo motivo di scontri o semplicemente di indifferenza sono i fatti a dimostrarlo.
Il caso di via Sarpi deve far riflettere, sia in quanto cittadini di un paese civile ed aperto alle nuove culture, sia per un senso di uguaglianza dei diritti sostanziali sanciti e garantiti dall’art. 3 della nostra Carta Costituzionale, diritti che vengono assicurati non solo ai cittadini italiani, ma a tutti gli uomini e le donne presenti sul territorio italiano.
Forse il benessere economico ha già fatto dimenticare agli italiani di essere stati anche loro costretti ad emigrare in paesi stranieri alla ricerca di una situazione migliore, ha permesso di porre a tacere la memoria delle difficoltà di inserimento, delle lotte, della miseria, ma anche dell’approccio con realtà nuove, differenti dalla propria matrice culturale, e della situazione di disagio e di disadattamento iniziale che tutto ciò conduce con sé.
Le comunità cinesi che si sono insediate in tutta Europa presentano caratteri di grande laboriosità, protesi nella ricerca di vantaggi per il futuro, anche rinunciando a benefici del presente.
Esse tendono ad insediarsi in quartieri che diventano propri, ad esempio la zona di via Sarpi a Milano, il quartiere di Belleville a Parigi, ma in quelle zone si percepisce un’ onta rispetto per le regole in generale ed in particolare per le comuni regole della civile convivenza.
Abbiamo chiesto a Fang Wang, un ragazzo cinese che vive in Italia da undici anni, e che studia nel nostro paese, precisamente a Milano, di raccontarci la sua esperienza.
Egli, definitosi “cittadino cinese di nascita e italiano per naturalizzazione”, è al primo anno di un
corso di laurea di economia aziendale e management della Bocconi di Milano.
“L’ambiente universitario – spiega – é molto internazionale e dinamico. La maggioranza degli studenti ha dei grandi ambizioni. Allo stesso tempo il tessuto studentesco è molto vario, ci sono le rappresentanze di tutte le classe sociali. Personalmente riesco a rapportarmi più o meno con tutti, dagli italiani, inglesi, ai cinesi di cui alcuni provengono direttamente dalla Cina e altri come me che sono cresciuti qui. I professori, di altissima qualità professionale ed estremamente disponibili per gli eventuali chiarimenti, ritengono che la Cina sia un’opportunità da cogliere, in quanto i benefici sono largamente superiori ai costi da sopportare e reputano che noi, giovani immigrati di seconda generazione, potremmo diventare dei mediatori culturali per i rapporti tra l’Italia e la Cina. Tutto ciò è possibile solo in quanto portatori di due culture profondamente diverse, ma allo
stesso tempo con numerosi denominatori comuni.”
“Gli dispiacevoli scontri tra la comunità cinese da una parte e l’attuale amministrazione comunale – continua Fang Wang – e i pochi residenti italiani della zona Sarpi scaturiscono da mesi di tensioni per un’ordinanza comunale, ma sono anche frutti di incomprensione tra le parti.
Come in tutti gli scontri violenti la ragione non appartiene mai a un singolo lato. Molti componenti della comunità cinese non hanno saputo moderare le loro attitudini di vita e di lavoro al fine di adeguarli ai cannoni italiani. L’amministrazione comunale, dal canto suo, non ha assolutamente dato un grande esempio di mediazione.
Come miscuglio di culture ritengo che le differenze tra le due culture ci siano sicuramente, ma non costituiscono assolutamente un muro insuperabile per una convivenza pacifica e armoniosa che andrà ad arricchire tutti, perchè sia l’Italia che la Cina hanno tanto da offrire a vicenda
essendo tutte due dotate di due storie straordinarie.”
Una speranza quella di Fang Wang di poter giungere al più presto ad una soluzione senza umiliare nessuna delle due parti.
Speranza che è già una certezza in paesi come la Francia e l’Olanda, ad esempio, nei quali l’integrazione è difficile come da noi, ma non impossibile.
Angela Allegria
17 aprile 2007