1 Apr 2011

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Resisteremo anche sotto la neve

Resisteremo anche sotto la neve

Una tenda messa a disposizione da un gruppo di volontari modicani vicini alla protesta dei lavoratori, lo sguardo sfiduciato nei confronti dei politici, la voglia di lottare, di andare avanti per un diritto sacrosanto, sancito dalla nostra Carta Costituzione, il lavoro. Diverse le forme di protesta dei precari dell’Asp 7 di Ragusa ausiliari specializzati, operai e cuochi: sit-in in Prefettura, incontri alla Provincia, dialoghi, comunicati, adesso il presidio permanente a piazza Igea iniziato lo scorso 22 febbraio con tanto di tenda e viveri e soprattutto la volontà ferrea di non andare via fin quando il direttore generale non provvederà a trovare una soluzione, mettendola nero su bianco.

“Sono un operario dell’Asp da 11 anni – ci dichiara un signore distinto, ma fermo nelle sue posizioni, che tiene stretta in mano una bandiera – ed oggi sto manifestando insieme ai colleghi e agli ausiliari per l’ennesima volta. Dichiariamo la protesta ad oltranza e di qua non ci muoveremo se non riceviamo risposta riguardo al nostro futuro. Chiediamo che tutti i sindaci della provincia facciano una raccolta di firme per esonerare il dott. Gilotta come persona irresponsabile per i disservizi che sta causando in tutto il territorio ibleo”.

Sono davvero sfiduciati dalle forze politiche, dalle istituzioni, fanno leva solo sulle loro forze e nonostante la stanchezza, stanno lottando con coraggio, sfidando anche le intemperie. “Russicati dai politici” recita uno striscione ed è vero, anche se, lo affermano anche loro, alcuni di essi adesso si stanno interessando alla questione.

La protesta che dura già da due mesi, coinvolge circa 200 lavoratori precari che hanno già lavorato per l’Azienda Sanitaria Provinciale da diversi anni prima per 4 mesi, poi per 3 mesi part-time e che quest’anno, di punto in bianco non si sono visti rinnovare i contratti a fronte della decisione dell’azienda di esternalizzare il servizio.

Ed infatti a partire dal 21 febbraio scorso presso l’Ospedale Maria Paternò Arezzo i servizi di barellamento degenti, trasferimento salme, consegna e ritiro campioni da analizzare, farmaci, documenti e materiali vari, pulizie urgenti, consegna del vitto ed altre urgenze particolari, veniva conferito ad una ditta esterna, la Poliservice, con sede legale a Catania.

Un duro colpo per coloro che avevano già da anni prestato il proprio lavoro all’Asp e che, avendo famiglia, si sono visti non solo non rinnovati i contratti (gli ultimi sono scaduti lo scorso 15 febbraio), ma addirittura svolgere il proprio lavoro da parte di una ditta esterna.

Giampiero Drago, Segretario del Comitato per la tutela del lavoro degli ausiliari specializzati della Provincia di Ragusa ci dice: “Premetto che non considero la Sanità come un’azienda ma come un aiuto da dare ai più bisognosi e che come tale possiede una dimensione umana e non è , come oggi è considerata, fatta di numeri, tagli e risparmi. Noi  paghiamo per garantire il nostro diritto alla salute e pretendiamo che ci sia dato. Il lavoro di ausiliario è un lavoro molto umile, ma che personalmente svolgo con tanto amore e vicinanza a chi soffre, si sente solo, ha bisogno di una spalla e di conforto. Ora si parla di appalti, esternalizzazioni, gente che va e che viene anche perché, come sappiamo, il lavoro ormai è così, non più stabile e mi ritrovo colleghi di 56 anni che ancora aspettano la sistemazione. Sono tanti anni che lottiamo inseguendo promesse fattaci da tutte le parti e ci comportiamo sempre con dignità e civilmente perché così siamo stati educati, ma ciò non è bastato, anzi ci hanno dato il benservito riducendo tutto alle parole “costi del personale”.

“Se reagiremo – continua – lo faremo solo per semplice difesa e per la nostra sopravvivenza lavorativa perché, a parte qualche elemento del sindacato, il resto latita comodamente nella propria poltrona e nei propri agi, dimenticandosi che il proprio compito è di aiutare chi ha bisogno: ecco anche noi potremmo fare così all’ospedale, prendere lo stipendio fregandocene di chi sta male. E invece no. Siamo sempre presenti quando ci chiamano, lavoriamo anche in straordinario per quello che sappiamo e possiamo fare. Invito tutti a partecipare a questa lotta perché vogliamo una Sanità migliore, libera da vincoli politici e soprattutto aperta ai non abbienti, cosa che ultimamente risulta sempre più difficile”.

Le ripercussioni della vicenda non sono solo sulle famiglie dei lavoratori, ma si riversano anche sull’utenza, perché non si può dimenticare la specializzazione del personale e la conoscenza dei luoghi maturata in anni di lavoro nel settore.

Inoltre, come ci spiega Angelo Tabbì, sindacalista della FP-CGIL, che rinnovando il contratto a questi lavoratori “ci sarebbe un risparmio economico reale. L’unico aspetto favorevole a risposte diverse è che le Amministrazioni, esternalizzando, vengono esonerate dalla tenuta dei rapporti umani e personali dei lavoratori, ma sottovalutano la memoria dei luoghi e la continuità lavorativa, aspetti che qualitativamente presentano più vantaggi”.

La soluzione presentata dai lavoratori in presidio permanente dal 22 febbraio è quella di stipulare specifici progetti funzionali previsti dalla legge 28 dicembre 1988 n. 554 (richiamata nel CCNL del comparto sanità) e nella legge regionale 5/2009.

Importanti gli incontri delle rappresentanze sindacali e di una delegazione di lavoratori con l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, e il tavolo tecnico che, apertosi il 25 febbraio alla presenza del direttore generale Ettore Gilotta, dovrebbe portare in breve tempo a soluzioni reali tra il 28 febbraio ed il 1 marzo.

“Martedì 1 marzo si svolgerà un incontro avente l’obiettivo di chiudere tutti gli aspetti normativi e tecnici di supporto ai progetti. Nel contempo saranno presi i collegamenti con il dirigente della regione preposto ai questi progetti perché la stesura definitiva non comporti opposizioni successive. Noi auspichiamo che approvati i progetti, i lavoratori vengano chiamati con effetto immediato a lavoro.  La nostra non è solo una lotta per il lavoro, ma anche e soprattutto una lotta per tenere l’azienda al riparo di infiltrazioni che potremmo definire mafiose” dichiara Angelo Tabbì.

Il 26 febbraio inizia con qualche visita sospetta nella notte, poi la neve che si aggiunge al freddo rigido di questi giorni, ma loro rimangono lì, giorno e notte, per tutelare il loro diritto al lavoro e per realizzare, ognuno con le proprie mansioni, una sanità diversa, migliore.

Angela Allegria
Marzo 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno

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