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Sangue chiama Sangue nella Cassandra di Vittorio Gnecchi
Apre la scena della stagione lirica 2011 del Teatro Massimo Bellini di Catania la Cassandra di Vittorio Gnecchi, dramma musicale rarissimo scritto da Luigi Illica e Vittorio Gnecchi. Si tratta della prima esecuzione integrale in tempi moderni, prima a Catania, diretta da Donato Renzetti e Antonino Manuli per la regia di Gabriele Rech e Benedikt Borrmann.
Più che “Cassandra” forse l’opera di Gnecchi avrebbe potuto intitolarsi “Clitennestra”, visto che la vera protagonista è la regina di Argo e Micene (Alessandra Rezza), colei che tiene la scena più di tutti, e la cui condotta accecata dall’odio estremo verso Agamennone che aveva sacrificato Ifigenia per poter partire alla conquista di potere ed altro denaro, porta alle estreme conseguenze le azioni presagite da Cassandra (sulla scena Anna Maria Chiuri).
Il fato non si può modificare, anche gli dei ne sono soggiogati, e nella vicenda degli Atridi di sangue se ne è versato tanto ed altro ancora se ne verserà all’interno della stessa famiglia fin quando l’intervento dell’aeropago e di Atena non trasformeranno le Erinni in Eumenidi.
La vicenda classica è narrata da Gnecchi attraverso parti solenni accompagnate da frammenti narrativi affidati ai fiati.
Nel silenzio con il quale si apre il sipario il prologo (Nicola De Michele) si alza dal pubblico e narra l’antefatto come nel primo dramma della trilogia eschiliana: ha lo sguardo serrato, le mani intrise di sangue, lo stesso sangue che riempie le mani di Oreste il quale chiuderà alla fine la tragica vicenda istigato dalla sorella Elettra ad uccidere la madre e l’amante di lei.
Ed è proprio il nome Elettra che richiama alla mente le accuse di plagio artistico o presunto furto di idee musicali o di stile musicale da parte di Richard Strauss nell’Elektra, offerta al pubblico quattro anni più tardi nel 1909.
Ma torniamo alla Cassandra. “No” è la prima parola che Clitennestra, vestita di rosso, ingioiellata, austera, superba, pronuncia appena appare sulla scena accusando il marito di ambizione e per questo lo odia, per il sacrificio di sua figlia, figlia di lei, di Clitennestra. E lì sul banchetto che si prepara per la vittoria è posto un cerbiatto caduto, sacrificato anch’esso per la vittoria.
Di contro al rancore il cuore di Clitennestra dichiara il suo amore per Egisto, interpretato da Piero Terranova che riesce ad esprimere con parole e gesti il vero intento del personaggio: annientare del tutto Agamennone senza sporcarsi le mani.
Mentre il re di Argo e Micene (Roman Sadnik) viene facilmente ingannato dall’astuzia femminile di Clitennestra, non altrettanto avviene per Cassandra, le cui visioni, sottolineate dall’annuncio e dalla musica, preannunciano la fine del casato e la sua.
A cornice dell’opera alcuni documenti, lettere, appunti, locandine della prima, messe a disposizione dalla fondazione Gnecchi Rusconi, fra i quali spiccano le lettere fra Vittorio Gnecchi e Ricordi, ed una missiva di risposta di Gabriele D’Annunzio che si complimenta col compositore per “il canto di Cassandra”.
Angela Allegria
15 febbraio 2011
In Italia Notizie