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Sequestro? Non sequestro più!
Dissequestrato per la seconda volta il Feudo Arancio su disposizione del Tribunale del Riesame di Trento (la prima volta era stato dissequestrato perché era decaduta la misura cautelare predisposta dal Gip di Ragusa, Claudio Maggioni nel mentre era stata dichiarata l’incompetenza territoriale a favore del Tribunale di Trento).
Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Trento aveva convalidato il sequestro preventivo della somma di 1.455.562,00 euro ed il sequestro preventivo per equivalente fino a concorrenza della somma di 2.911.124,00 del c.d. feudo Arancio, ossia della tenuta agricola che si estende per 652 ettari in contrada Torrevecchia presso Acate.
La misura cautelare era stata emessa in via d’urgenza il 30/03/2010 dal PM presso il Tribunale di Ragusa, Carmelo Petralia, a seguito di indagini partite già alla fine del 2009, condotte dalle Fiamme Gialle di Ragusa e coordinate dal colonnello Francesco Fallica.
La vicenda era finita sul tavolo del Gip di Trento in seguito alla dichiarazione di incompetenza territoriale del Gip di Ragusa emessa dal Tribunale del riesame ibleo, il quale aveva sottolineato che “nella specie, gli artifici e raggiri sono consistiti nella stipula dei due contratti di compravendita tra le società (NOSIO S.p.a. – Villa ALIBUS Soc. Agr. a.r.l. – F.T.A. S.r.l.), in data 29.03.2005, in territorio di Trento” e quindi il conseguente ingiusto profitto si è verificato in territorio di Trento essendo state in concreto versate le prime due quote di tale contributo mediante l’emissione di un mandato di € 2.911.124,00 da accreditarsi a sul c/c Bancario intestato ad F.T.A. S.r.l. presso la Cassa di Risparmio di Bolzano – Agenzia di Trento.
Il giudice di Trento concordava con i colleghi del Foro ragusano nell’ipotizzare la truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea in quanto “dagli atti d’indagine sinora svolti l’operazione anzidetta (la FTA srl si impegnava a realizzare la riattivazione della cantina vinicola sita in contrada Torrevecchia, con comprensivo incremento occupazionale ndr) appare di natura fraudolenta, in quanto volta ad ottenere in maniera truffaldina da parte del Ministero dello Sviluppo economico un contributo pubblico di ammontare assai rilevante senza alcun effettivo investimento produttivo” e in più senza creare incremento occupazionale dato che i 15 dipendenti sono stati solo “spostati” da una società all’altra.
Agli otto indagati (Fabio Rizzoli, proprietario per l’81% della Fta ed amministratore delegato del gruppo Mezzacorona ed il figlio Claudio, amministratore delegato della Nosio, società facente parte del Gruppo Mezzacorona e che possiede il restante 19% della Fta, Luca Rigotti, amministratore della Nosio, Guido Conci, presidente del Gruppo Mezzacorona, Paolo Carli, consigliere d’amministrazione, Salvatore Cacciatore, dipendente della Fta ed unico locale, B. C., consulente, Ferdinando Musco Castagna, funzionario della Banca Nuova di Palermo) resta contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla perpetuazione di una truffa aggravata ex. art. 640 c.p. (e non anche l’associazione di tipo mafioso, come erroneamente indicato nell’articolo del numero precedente).
Il Gip di Trento spiegava anche le ragioni che hanno portato al sequestro per equivalente: “Gli accertamenti effettuati a seguito di un primo decreto di rigetto del Gip presso il tribunale di Ragusa in data 24/05/1020 hanno consentito di appurare che la società Fta intrattiene rapporti bancari/finanziari con 8 istituti di credito diversi, mentre il legale rappresentante della stessa, a sua volta, intrattiene rapporti di analoga natura con 32 istituti. Deve allora trovare applicazione la disciplina di cui agli artt. 322 ter e 640 quater cp che prevede la c.d. confisca di valore o per equivalente al prezzo o al profitto del reato, in quei casi in cui la confisca sui beni costituenti il prezzo o il profitto del reato non sia per qualsiasi ragione possibile ad esempio, come nella fattispecie, in caso di irrintracciabilità”.
Infine, nel convalidare il sequestro, il Gip sottolineava anche le ragioni dell’urgenza motivando sul presupposto della liquidazione dell’ultima trance del contributo, ossia della somma di 1.455.564,00 euro.
Tutto superato: il Tribunale del Riesame di Trento il 26 ottobre ha proceduto col dissequestro di tutto, azienda agricola e ultima trance di finanziamento.
Lo ha fatto accogliendo in toto le richieste difensive, sulle cui motivazioni basa il ragionamento.
Sul primo punto, infatti, il Tribunale del riesame precisa che la Fta non fa parte del gruppo Mezzacorona, ma è una mera partecipata con quota di minoranza, non qualificata del solo 19% quindi senza alcun potere di controllo essendo la quota di maggioranza assoluta, qualificata e di controllo di proprietà della sola persona fisica Fabio Rizzoli che l’aveva acquistata nel 2004.
Precisa la difesa che “non esiste un gruppo Rizzoli che comprenda Nosio Spa, Villa Albius ed Fta, ma che Fta è una società del tutto autonoma, indipendente e di proprietà qualificata di Fabio Rizzoli, non sottoposta ad alcun controllo delle quote, di diritto o di fatto, ad alcun controllo contrattuale da parte della Nosio Spa e della Villa Albius Sarl. Fta non è neppure una società collegata alla Nosio, risultando il capitale sociale della prima detenuto dalla seconda inferiore al limite (un quinto) stabilito dall’art. 2359 cc”.
Nel 2005, durante un consiglio di amministrazione della Nosio, si dovette rilevare come l’andamento delle vendite avesse subito un calo del 9% ed in base a questo non era opportuno procedere a nuovi investimenti. Non dello stesso parere era la Fta, la quale chiese in consiglio di amministrazione alla Nosio di poter acquistare cantina e serbatoi annessi per procedere alla ristrutturazione. Nosio accolse la richiesta e deliberò di cedere a Fta il fabbricato agroindustriale con il terreno di pertinenza ed i serbatoi per complessivi ettolitri 136.000, non più adatti. Fabio Rizzoli non partecipò alla decisione ed il figlio Claudio si astenne dal voto.
Acquisito ciò la Fta acquistò un magazzino ed un depuratore dalla società agricola Villa Albius (sempre facente parte del gruppo Mezzacorona).
Il Tribunale del Riesame afferma che “l’elemento che allo stato si propone come sintomatico della non simulazione degli acquisti è il passaggio di denaro da Fta a Nosio ed a Villa Albius. Il pagamento del corrispettivo delle vendite, che non è avvenuto con l’aumento di capitale (e che non poteva avvenire con un aumento che non vede tra i beneficiari la sarl Villa Albius, la quale non è socia di Fta srl) è stato effettuato tramite accredito/addebbito sui conti correnti delle società impegnate nell’affare. Le vendite, quindi, sembrano essere regolari ed effettive e, per il fatto di essere antecedenti perfino all’accogllimento della richiesta di contributo, oltre che per l’importo complessivo della spesa affrontata, non sembrano essere state effettuate con l’utilizzo di denaro pubblico”.
Stante al secondo punto, l’incremento occupazionale ritenuto fittizio da parte del pm sul presupposto di un passaggio di lavoratori da società dello stesso gruppo, il Tribunale del Riesame accoglie l’ipotesi della difesa che parte dal presupposto che nel calcolo dell’incremento occupazionale non potranno, in nessun caso, essere ricompresi lavoratori assunti con passaggio, ovvero a seguito di licenziamento, tra società beneficiarie della agevolazioni previste dal programma Sikelia e per questo dichiara che non c’è stata nessuna violazione di tale limite negativo in quanto né la Nosio, né Villa Albius fanno parte di tale programma.
In aggiunta a ciò si precisa che la Fta “non avrebbe certo potuto assumere dipendenti che non conoscessero già perfettamente il particolare tipo di lavoro che loro è richiesto”, che in nessuna delle prescrizioni contrattuali e/o legislative è vietata l’assunzione del medesimo personale che avesse già lavorato nel settore (a meno che non proveniente da società beneficiarie dello stesso contributo), ed infine, che in ogni caso, la Nosio e la Villa Albius avrebbero perso fisiologicamente forza lavoro in termini numerici.
Alla luce di ciò la misura cautelare è stata revocata, ma il procedimento penale seguirà il suo corso.
Angela Allegria
Novembre 2010
In Il clandestino con permesso di soggiorno