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Shohah 22 anni commerciante
Se nell’immaginario comune il migrante arriva su un barcone vecchio e decrepito, facile ad affondare, su di un mezzo di fortuna affollato di uomini, donne e bambini, i “più fortunati” perché dopo tanti mesi, addirittura anni, arrivano vivi in Europa, la realtà dimostra che solo una piccola parte di questi giungono sulle nostre coste via mare. La maggior parte degli stranieri presenti sul nostro territorio, infatti, giungono in aereo.
È arrivato in aereo anche Shohah, un gentile e sorridente ragazzo del Bangladesh.
Shohah ha ventidue anni ed è venuto in Italia per lavorare. Infatti, un parente che ha un’attività commerciale dalle nostre parti, lo ha chiamato per farsi dare una mano e per permettergli di guadagnare qualcosa da mandare ai suoi familiari in Bangladesh, come avveniva agli inizi del secolo scorso ai nostri nonni che andavano in America per trovare fortuna.
Adesso però la fortuna, come dicono loro, ce l’abbiamo noi in Italia, anche se c’è la crisi.
“In Bangladesh c’è la fame” ci spiega con gli occhi che si velano di tristezza ma anche di malinconia.
Shohah è arrivato a Modica poco più di due mesi fa e sa che ci dovrà rimanere fino al 2020, anno in cui potrà finalmente tornare a casa, rivedere i propri cari e costruire una famiglia propria.
Tutto ciò che guadagna, tolto lo stretto necessario per “mangiare e dormire”, viene spedito interamente ai genitori e ai fratelli in Bangladesh. Egli, infatti, ha lasciato nel suo paese, oltre ai genitori, due sorelle con le rispettive famiglie e un fratello.
“Cerco lavoro, ma soldi non ce ne sono” dice Shohah spiegando come gli affari in questo periodo siano fermi perché la gente compra sempre di meno. La crisi si fa sentire su tutti i fronti.
Lo conferma anche il cugino che ormai da oltre dodici anni è in Italia e costata come le vendite in questo ultimo periodo siano scese di parecchio.
Shohah ci dice che gli piace Modica, che riesce a trovare a poca distanza, a Ragusa, cibo indiano proveniente direttamente dall’Oriente tramite un importatore. In questo modo può conservare i valori della propria cultura.
La diversità oltre che culturale è anche religiosa: Shohah è musulmano.
Dopo le prime battute mi ha subito accettato come “sorella” nell’accezione che questo termine ha nella propria fede.
A Modica i musulmani sono fortunati perché è presente un centro islamico, uno dei tre che esistono in Sicilia. Si tratta di un luogo, per lo più piccolo a Modica, nel quale i fedeli si riuniscono per la preghiera e per approfondire i testi sacri.
Al momento nel centro islamico di Modica, situato vicino via Santa Elisabetta, si riuniscono solo gli uomini, coordinati nella preghiera da Abib.
In realtà potrebbero andare anche le donne, ma ci viene spiegato che in questo caso si dovrebbe provvedere a creare una separazione per dividere gli uomini e le donne all’interno di quell’ambiente, come prevede il Corano.
Auspichiamo che questo venga fatto al più presto, per permettere anche alle donne musulmane di pregare insieme nei cinque momenti della giornata, come fanno gli uomini.
La storia di Shohah ci permette di aprire una piccola finestra su un mondo diverso che, in punta di piedi, ci raggiunge, che viene a bussare alle nostre porte.
Sta a noi, occidentali, orientali, africani, americani, semplicemente uomini e donne, superare l’iniziale diffidenza che esiste da ambo le parti, andare oltre la paura, l’indifferenza o peggio ancora la compassione ed aprirci ad accettare le diversità che costituiscono la nostra forza, una grande ricchezza, il vero sale della vita.
Angela Allegria
Aprile 2012
In Il clandestino con permesso di soggiorno