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Sindrome da abbandono: caratteristiche peculiari di un disturbo psicologico. Intervista a Italo Conti, psicologo e psicoterapeuta
In una società sempre più frenetica si pone spesso l’accento, fermandosi a riflettere, sulle questioni di carattere psicologico, situazioni le quali, in misura maggiore o minore, coinvolgono sempre più soggetti.
Quante volte da piccoli si è sofferto per la mancanza di qualcuno, magari della madre che esce per andare a lavorare? Studi di psicologia hanno dimostrato che casi del genere, ad esempio, possono avere ripercussioni anche da adulti.
Chiediamo al dott. Italo Conti, psicologo e psicoterapeuta.
Dott. Conti, cosa intende Lei per sindrome da abbandono?
Per sindrome da abbandono si può intendere un insieme di sensazioni di disagio, che vanno dal semplice fastidio all’angoscia forte, alla depressione intesa in senso psichiatrico.
Seguendo J. Piaget, tutto potrebbe nascere da qualcosa che lui chiamava la “permanenza dell’oggetto”: in età molto precoce, il bambino si rende conto di non essere autosufficiente, e che dipende per ogni cosa dall’ “oggetto” adulto, il quale c’è e non c’è.
In altri termini, quando il bambino può percepire la presenza della madre, è rassicurato perchè ha imparato che lei si occupa di lui; se però la madre “scompare”, cioè si sposta fuori della percezione del bambino, allora nasce la crisi, l’angoscia, ed il bambino piange, fin quando o non viene rassicurato dalla madre, o non realizza che l'”oggetto” permane anche se lui non lo vede/sente; cioè fin quando non supera una delle fasi precoci dell’infanzia, ed entra nella successiva.
Questa grande paura rimane probabilmente nel ricordo, e le emozioni possono risvegliarsi anche da adulti, quando l'”oggetto” verso il quale si è strutturata una dipendenza affettiva, “scompare”.
Quali sono i fattori da cui essa può dipendere?
I fattori da cui può dipendere, sempre a mio parere, sono essenzialmente due: 1) l’incompiuta costruzione della fiducia in sé stessi (non che io pensi che questa costruzione possa essere ultimata, credo che rimanga in fieri, e non (mi) auguro di incontrare persone che invece credano di averla finita; ma nello sperimentare la vita, si dovrebbe imparare che in genere si può avere fiducia nelle proprie possibilità, e che ogni sbaglio è un’opportunità per apprendere, piuttosto che per criticarsi), e 2), come corollario, la convinzione più o meno consapevole che solo delegando le responsabilità e i problemi a un altro si riesca ad andare avanti.
Per sintetizzare, chi subisce i danni maggiori da un abbandono dovrebbe essere la persona che non ha imparato a fidarsi delle proprie capacità, e dipende (preferisce dipendere) da altri per superare le avversità della vita.
Come si manifesta?
Si manifesta, come ho scritto più sopra, con emozioni e comportamenti che possono andare dal semplice disagio (mi è mancato un appoggio fondamentale, sto giù, ma aspetto che passi, oppure cerco un nuovo papa…) alla disperazione più nera, al sentirsi privi di una parte di sè, al perdere il piacere di vivere (senza lei/lui la vita non ha colori; come diceva una vecchia canzone francese “les jours, les nuits, pur quoi, puor qui? Et le matin qui revient pour rien”..), in poche parole, alla depressione.
A cosa può indurre?
Può indurre a comportamenti o costruttivi, o di attesa, o distruttivi (auto e/o etero); dipende, appunto da come si manifesta.
Cosa consiglia personalmente per superarla?
Per superare il disagio di un abbandono, secondo me sono utili sia programmi a breve, che a medio termine.
Per programmi a breve, intendo tutte le iniziative orientate a combattere la tendenza a soffrire più del necessario, quindi per esempio il costringersi a fare, anche se non se ne ha voglia, tutto ciò che si faceva “prima” con lei/lui, con altri o da soli; andare al cinema da soli a vedere un film comico si può. In altre parole, a comportarsi “come se” fare qualcosa ci piacesse o interessasse. L’appetito vien mangiando…
A medio termine, mi pare in alcuni casi indispensabile programmare per andar oltre i fattori di cui sopra, cioè capire e incrementare il livello di autostima e autonomia, e di conseguenza ridurre la dipendenza non solo affettiva ma anche operativa nei confronti di altri. Insomma, crescere.
Angela Allegria
16 marzo 2007
In www.7magazine.it
La foto: Valentina Nicotra, L’abbandono, olio su tela.
ciao ho un figlio di 15 mesi che da 20 giorni va all’asilo ma propio non vuole andare non so piu che farre
Ciao, mi dispiace, non so che dirti. Posso consigliarti di rivolgerti ad un esperto che può consigliarti. In bocca al lupo!
salve sono una mamma di 4 figli
per un periodo di 6 mesi mi è stata affidata un bambino di appena 40 giorni.
a sette mesi e mezzo la famiglia adottiva ha portato via il bambino con l’inganno e su consiglio della psicologa in appena 48 ore. poi c’è stato detto che non potevamo più vedere la bambina per i successivi 3 o 4 mesi.
mi chiedo se, oltre al danno enorme arrecato alla mia famiglia,la bambina possa risentire ora o in futuro dell’abbandono costretto a subire.
aggiungo che il bimbo è molto tranquillo e questo mi fa paura perchè temo che lui si tenga tutto dentro come una bomba inesplosa
grazie
Buonasera,
credo che in ogni caso non si possa sottrarre con l’inganno un bambino ad una famiglia, anche se per il suo bene, si dovrebbe motivare ed abituare gradualmente il bambino al distacco, lasciando comunque, a mio avviso, un certo contatto con la famiglia.
A volte gli psicologi pensano solamente al “bene” del minore, ma non si rendono conto dei sentimenti, quelli suoi verso il bambino, e quelli del bambino verso di lei e la sua famiglia.
Non so se possa soffrire di sindrome da abbandono, ma la mancanza credo la senta, come la sente lei.
Però è anche vero che i bambini sono più forti di noi adulti a metabolizzare e questo è un bene.
Cosa posso consigliarle? Chieda di poter incontrare il bambino alle autorità competenti e alla famiglia adottiva, non credo glielo possano negare.
In bocca al lupo!
Angela
Salve, sono una ragazza di 27 anni e temo di soffrire, non so in quale misura, della sindrome di abbandono. Capita a volte, infatti, che ho crisi di pianto che non riesco a spiegare razionalmente, ma che esistono, anche solo per un futile motivo, quale può essere quello di non ever potuto sentire al telefono il mio compagno prima di andare a dormire..
Sento che in parte risco a spiegare questo stato di cose con il fatto che non ho una autostima abbastanza forte e so che nella mia vita ho fatto spesso scelte “più facili” o in una certa misura orientate ad accontentare gli altri. Ed ora mi sento un po’ frustrata da ciò, ma il fatto che stia terminando gli studi e che quindi ancora non sia indipendente economicamente, non mi permettono di coltivare i miei interessi come vorrei.
Secondo lei queste mie crisi e angoscie sono relatove appunto al fatto che non mi sento abbastanza fiera di me stessa?
Grazie, buon lavoro.
Cara Sara,
capita a tutti di avere dei periodi nei quali si piange per delle cose apparentemente futili, ci si commuove per ogni cosa, non so da cosa dipendano, ma accadono. Purtroppo non ci si può fare nulla, solamente evitare di prenderli troppo sul serio imputandoli a sintomi di qualcosa di grave.
Sono appunto dei periodi e, lo sai anche tu, passano.
Io ho quasi la tua età e posso dirti che ci sono capitata spesso, come so che è possibile che riaccadano, è una questione di ipersensibilità credo.
Non drammatizzerei.
Il problema mi sembra piuttosto un altro: hai detto che hai spesso fatto scelte orientare ad accontentare gli altri.
Come mai? Perchè non sapevi cosa volevi o perchè non volevi deludere i tuoi genitori, i tuoi amici?
Io penso che se non siamo noi a prendere le nostre decisioni qualcuno le prenderà al nostro posto e questo non è giusto.
Difficile è scegliere, decidere della propria vita e del proprio futuro, ma proprio perchè si tratta della “Nostra” vita, del “Nostro” futuro, tocca a noi orientarci, prendere le decisioni che riteniamo più giuste, secondo la Nostra coscienza, secondo i Nostri gusti.
Gli altri capiranno, anche se non subito a volte, ma capiranno quando ci vedranno felici.
Si può anche sbagliare, ma se ciò accade sappiamo che la colpa sarà nostra e non degli altri e questo mi sembra sia davvero il massimo.
Parlavi di autostima, se posso permettermi, io non metterei la questione sulla mia “perfezione” o meno, sul fatto di vedermi in un certo modo piuttosto che in un altro.
Siamo noi i più severi giudici di noi stessi, siamo noi che stentiamo ad assolverci anche quando sappiamo di aver dato il massimo.
Quante volte all’università non ti è capitato di prendere il massimo e poi di ripensare: “Ma potevo dire ancora questo, potevo aggiungere quell’altro”, no?
Penso, cara Sara, che dovresti giudicarti di meno ed ascoltare di più il tuo cuore, chiederti cosa vuoi davvero, quali sono i tuoi interessi, cosa vuoi per te stessa.
Insomma, devi provare a volerti più bene, a fidarti di Sara, a non relegarla ad un contenitore che assorbe tutto, che vuole cambiare per non scontentare gli altri.
Coloro che ti amano lo fanno per quella che sei, non per quella che vuoi essere per loro, altrimenti non è amore, fidati, ma una sottospecie di affezione ad un soggetto che si vuole costruire artificiosamente.
La realtà è un’altra, è la vita, quella che si vive giorno per giorno, nella quale si lotta, si gioisce, si piange, si ride, si pensa, si ama.
C’è chi dice sia un foglio bianco, ma i colori devi sceglierli tu!
In bocca al lupo, cara Sara!
A presto!
Angela
Salve, credo anch’io di soffrire di sindrome d’abbandono.
Credo che la cosa derivi da alcuni episodi della mia infanzia…anzi forse in toto dalla mia infanzia.
Ho avuto una famiglia-non famiglia molto particolare. Mio padre, con annessa sindrome maniaco depressiva faceva in casa mia il bello e il cattivo tempo…in tutti i sensi.
Però a dispetto di tutto io gli volevo bene. Mia madre era troppo debole per negargli qualsiasi cosa…e , dato che lui non sopportava di vedere dei bambini mentre mangiava, io e il mio fratellino siamo stati costretti per anni a consumare i nostri pasti in sedi separate…il più delle volte accampati in cameretta in due in una stretta scrivania oppure apparecchiando su una scatola, seduti su seggiole di legno. Devo dire che a caldo non ne ho sofferto più di tanto…diciamo che è forse più il ricordo di ciò, adesso, che mi provoca forte angoscia.
Quando poi ero molto piccola, mia sorella mi ha fatto da madre, ma quando di stare a casa non ne ha potuto più, se n’è andata, lasciandomi sola. Mia madre non era in grado di occuparsi di noi, ne di occuparsi della casa, ne di difenderci dalle manie distruttive di mio padre.
Insomma stare in casa era un continuo e insensato pericolo. Credo di avercela molto con lei per avergli permesso tutto quello che ci ha fatto. Alla fine però lei ha troncato, soltanto perchè lui l’aveva tradita. C’è anche da dire che per anni e anni siamo usciti di casa unicamente per andare a scuola e in chiesa.nIENTE PARCO GIOCHI, NIENTE AMICHETTI. NIENTE DI NIENTE. Poi lui se n’è andato e lei ha provato a fare la madre normale, con scarsissimi risultati. in seguito se n’è andata anche la nostra salvatrice, mia nonna, morta di trombosi. Dopo questi avvenimenti ho sofferto di dipendenze affettive. Non appena trovavo una persona per cui sentivo affetto ecco che diventava più importante del necessario e che avevo gelosia, paura di perderla ecc….questo col tempo è migliorato, ma il terrore di perdere le persone che amo è sepre presente. Ora sto con un ragazzo che amo molto…solo che spesso gli mostro un gran brutto lato di me, avendo crisi se lui ecide di non stare con me, di non dormire con me…Non voglio mostrargli questo, proprio no. perchè lo stimo e , sapendo che lui stima ME, NON DESIDERO ASSOLUTAMENTE che lui perda questa stima, questa fiducia…
Io sono di mio una ersona che sa di valere, ma quando si tratta di emotività…divento una bambina angosciata e frigno e faccio e dico cose insensate…totalmente…
Se saprà dirmi che fare, di sicuro mi avrà capita e allora sarà capace di inventare qualcosa di sensazionale, tipo che so la cura contro il cancro!
🙂 dimenticavo, ho 22 anni…
La ringrazio e mis cuso se ho fatto tant errori, ma scrivere queste cose mi ha fatto vedere poco e niente tra le lacrime…
Cara Rita,
capita a tutti di essere gelosi delle persone che si hanno accanto, di temere di perderle e di irrigidirsi per tenerli vicino. Capisco la tua storia, ma, a mio avviso, se vuoi davvero che le cose vadano bene col tuo ragazzo devi provare a moderare la gelosia, devi controllarti a tutti i costi, altrimenti lo perderai davvero prima o poi.
E’ difficile, lo so, ma devi farcela, o, almeno provarci e, piano piano, sono sicura ci riuscirai!
Adesso sei una donna: puoi decidere tu cosa fare. Le sofferenze passate ti hanno reso forte, adesso pensa ad andare avanti e, credimi, se ami qualcuno non puoi mai perderlo!
Angela
Ciao, ho 27 anni e anch’io soffro di sindrome d’abbandono…
Dunque vi risparmio tutta la storia della mia infanzia perchè ci vorrebbero ore, cmq in breve da piccola ho avuto un padre assente per molti anni e mi sono sentita abbandonata parecchie volte da lui, e anche da adulta mi ha dato parecchie grandi delusioni tanto che ora i rapporti sono+o meno inesistenti; in + il mio 1 amore era un uomo sposato e molto+ grande di me con cui sono stata per 3 lunghi anni di tira e molla continui, in cui son state+lacrime che gioie e anche da lui ho subito tanti abbandoni, appariva e rispariva di continuo e tutto ci mi ha lasciato altre cicatrici ancora+profonde.
Dopo di lui solo storie passeggere princilpamente basate sul sesso e l’attrazione fisica, non mi fido di nessun uomo sin da piccola e penso siano tutti uguali – che prima o poi ti lasciano sempre sole – , e quasi due anni fa, dopo l’ultima delusione con un ragazzo con cui son stata 6 mesi decido di chiudere totalmente e divento+casta e chiusa di una suora.
L’anno scorso, dopo aver subito un brutto incidente che mi ha tenuto ferma per 1 po e dopo l’ennesimo “tradimento di fiducia” da parte di mio padre, inizio a soffrire di attacchi d’ansia e panico e soprattutto mi butto cosi giù che cado in una vera e propria depressione.
Risalgo con tanta fatica e dopo mesi di cura, anche grazie all’aiuto di un mio collega di lavoro che conoscevo già da 1 anno ma con cui approffondisco l’amicizia solo+tardi…Lui è dolce,prottettivo e premuroso con me, riesco a confidarmi e parlargli di tutto (anche di cose mie private che le mie amiche di anni non si immaginano nemmeno), mi fa sorridere e cerca sempre di tirarmi su il morale, è lui che mi porta da uno specialista, mi incoraggia, mi sgrida,mi sprona, mi fa aprire il cuore, mi accoglie in casa sua dove anche i figli e la moglie diventano una seconda famiglia, si prende cura cosi tanto di me da diventare il mio punto di riferimento prottettivo e affettivo che ho sempre sognato di avere e anche se+ vecchio di me di soli 8 anni lo vedo come una sorta di padre/fratello maggiore.
Solo che poi ci allontaniamo, perchè d’inverno io lavoro nella mia città di nascita e solo 7 mesi l’anno nella sua,e con la distanza inizio a soffrire della cosidetta “sindrome d’abbandono”…
Ne sento terribilmente la mancanza,inizialmente sembra nostalgia normale,ma poi lo stacco è veramente forte per me, lui è sempre+incasinato con gli impegni il lavoro la famiglia e non si fa sentire spesso ma mi fa capire che per me c’è sempre quando ho bisogno,ci vediamo raramente e io in pochi mesi divento ossessiva, paranoica e assillante…lo tartasso di messaggi,mail e lo cerco tutti i giorni, se non risponde lo accuso ingiustamente di trascurarmi, ho sempre in continuazione paura di perderlo, una paura cosi disperata di essere abbandonata da lui che rovina il rapporto…inizio persino ad essere gelosa di alcune sue nuove amicizie femminili molto solari e allegre, lui mi chiede se sono innamorata di lui ma non lo sono e glielo chiarisco. Non lo sono perchè sono sicurissima di non volere niente di+ ke affetto fraterno da lui e perchè non provo nessunissima attrazione fisica…e la mia gelosia nasce solo dalla paura di essere esclusa o messa da parte per qualcuna migliore di me o + adatta come amica o sorella, per la mancanza di fiducia in me stessa e per la mia disperata paura dell’abbandono che, come dice il mio psicoterapeuta, è proprio quella che fa scatenare l’abbandono…
Lui ci prova in tutti i modi a farmi capire che mi vuole bene davvero tanto, che mi è sempre vicino nonostante la distanza,che ci tiene a me,. e tutte le volte che parliamo e chiariamo sembra lo capisco,ma poi ritorno per ogni piccola cosa ancora a rovinare tutto, ad essere ossessiva e assillante,a trasmettergli le mie paranoie assurde e a comportarmi come una bambina, persino ferendolo nei momenti in cui litighiamo..
Poi dopo l’ennesima volta in cui ho esagerato all’inverosimile, lui esasperato mi ha detto che il ns.rapporto di amicizia è chiuso, di non cercarlo mai +altrimenti avrebbe cambiato numero e di lasciarlo per sempre in pace perchè ormai ha esaurito la pazienza e non posso fare+niente…
Io sto malissimo…sto andando avanti lo stesso per la mia strada, ho tante cose e commissioni da fare, altre amicizie etc ma non riesco a perdonarmi per aver perso la mia + grande amicizia…Mi sento in colpa per averlo fatto stare male,perchè so che quando io soffro lui soffre, per averlo esasperato cosi tanto quando lui ha già 1 vita molto complicata e incasinata e per essermi comportata come una stupida ogni volta …
Inizialmente non mi rendevo conto che ero io che mi causavo gli abbandoni da sola, per è veramente così, sono io che li provoco, come se volessi una riconferma del mio destino e del mio non valere niente per gli uomini imparato quando ero piccola…Ecome se al mio migliore amico avessi dato un ruolo troppo grande di padre, un ruolo che per gli ho imposto io e non è giusto…
Ora lo so, ho ripreso da poco la psicoterapia che avevo mollato 1po di tempo fa e voglio fare di tutto per cambiare guarire da questa nevrosi e stare meglio, perchè mi rendo conto che questo non è un modo sanodi vivere i rapporti …ma non so se potr mai recuperare la sua amicizia, non so se mi potrà mai perdonare e questa cosa mi fa stare davvero male…tra poco torner a lavorare dove lavora lui per tutta la stagione…L’unica cosa che posso fare e sto già facendo è ovviamente accettare le sue giuste scelte e non cercarlo mai più, ma non riesco ad immaginare di non poterci+parlare,ridere e scherzare, di vederlo freddo o di essere trattata come un’estranea…Intanto spero di guarire mi voglio impegnare a farlo…Ma come si potrà recuperare l’amicizia che ho perso? Grazie dell’attenzione e a presto
Cara Nina,
non penso che l’amicizia sia irrecuperabile, ma devi essere tu a cambiare completamente il rapporto, in ogni caso a non ossessionare il tuo amico.
Prova a metterti nei suoi panni e, se davvero ci tieni, come si sente, cerca di mettere da parte l’ossessione e fidati di lui: l’amicizia vera non può finire, può cessare solo se viene soffocata o se non è vera.
Tutti abbiamo paura di perdere le persone care, ma solo alla morte non c’è rimedio, megli altri casi ci si deve migliorare, impegnare, insomma si deve cercare anche di limitarsi per non soffrire maggiormente.
In bocca al lupo!
Angela
Ciao io mi chiamo Marco.( TEMA DIFFICICE ) Da quanto ho ben capito dunque,la sindrome di abbandono deriva da una mancanza anche affettiva e della azzanza della mamma o del papa’ o di entrambi i genitori.Credo che sia il rislutato di fattori” causa ed effetto ” che travolgono il bambino nella sua adolescenza.Quindi piu’ viene a mancare la presenza affettiva e la pesenza delle figure genitoriali attorno al bambino, intese anche come sicurezza, protezione,amore,educazione,cose queste importanti,e maggiori sono le cause che scatenano l’effettto di questa sindrome di abbandono,inquanto il bambino non riesce percepire l’immagine di una du modello di famiglia, inteso ( figlio mamma e papa’). Ovvio che in assenza di queste caratterische fondamentali per la vita di un bambino nella sua fase adolesceziale,portano ad avere queste forme di abbandono,inquanto il bambino stesso si sente abbandondanto dalla figura genitoriale,percependo tutto cio’ come se il genitore o i genitori non gli volessero piu bene,o non gli hanno mai voluto bene, non avessero cura o amore per lui.Quindi intorno al mabino si costruisce un mondo di paura,di tristezza,di insicurezza,dove da una parte il bambino tende a vittimizzare la sua vita e dall altra tende a chiudersi in se stesso.Tutti i bambini tendono piu’o meno a fare la vittima perche’hanno bisogno di essere coccocali,amati,capiti.Il ruolo della figura genitoriale e’ fondamentale e difficile senza ombra di dubbio per la crescita del proprio figlio,come e’ fondametale che ogni bambino abbia uno status-quo’ingrado di dargi sicurezza,amore,affetto ed educzione.Concordo pienamente con lo psicologico e psicoterapeuta Italo Conti,che in questi casi sono necessari interventi mirati a piccolo e a medio termine.
Un ringraziamento ad Angela per aver dato spazio dovuto a questo tema come spunto di riflessione e per avermi delucidato tramite l’intervento di un esperto.
CIAO DA MARCO..
Grazie a te Marco! A presto, un bacio!
Vi si para davanti una ragazza di 20 anni che da quando ne ha 6 soffre di questo problema.
Ci terrei a precisare che ancora adesso, non riesco a stare da sola se non grazie a psicofarmaci.
Ho letteralmente paura che la gente che amo scompaia, che non torni più anche se so che è letteralmente impossibile.
Ormai sono disperata, non posso vivere la mia indipendenza.
Cara Elisa,
perchè hai così poca fiducia in te stessa? Non possono scomparire le persone che ami e che ti amano, proprio perchè siete legati da un tale sentimento.
Può capitare di vivere meno intensamente la vicinanza fisica, ma non si sparisce mai dal cuore.
Cerca di non aver paura, di rilassarti e rapportarti con le persone a cui tieni in maniera serena. So che può risultare difficile, ma temendo di perderle, finirai inevitabilmente per esasperare i toni, e allora si che li perderai.
Pensaci!
In bocca al lupo!
Angela
BUON GIORNO, MI CHIAMO JESSICA HO 22 ANNI….
CREDO DI SOFFRIRE DI QSTA SINDROME DA SEMPRE…IN BREVE..MIO PADRE è ANDATO VIA DI CASA MOLTO PRESTO..ERO PICCOLA..IN QUELLA FASE IN CUI SEI INNAMORETISSIMA DI LUI…POI NON HA AGEVOLATO X NIENTE IL RAPPORTO DIFFICILE CON MIA MADRE..IL RISULTATO è CHE MI SONO SEMPRE ATTACCATA MORBOSAMENTE AI MIAI AMICI…NON CONSIDERANDOLI TALI MA DI PIU…TROPPO…COME SE FOSSERO IL MIO PUNTO CENTRALE..IL MIO PUNTO DI RIFERIMENTO(COME SE LI AVESSI CONFUSI X LA MIA FAMIGLIA) E QSTO NON VA BENE..XKE SI CRESCE…LE PERSONE CAMBIANO..LE PROPRIE STRADE CAMBIANO….E X ME è UN VERO TRAUMA OGNI VOLTA….
HO SEMPRE CHIUSO LE PORTE A CHI VOLEVA ESSERE AMATO ANCHE SE INIZIALMENTE PROVAVO INTERESSE X QUEL RAGAZZO MA POI USCENDOCI…SENTIVO PROPIO UNA SENSAZIONE DI FASTIDIO..DI ANGOSCIA..COME QUANDO LE PARETI DELLA STANZA SI MUOVESSERO FACENDOSI SEMPRE PIU PICCOLA….LO SO CHE PROBABILMENTE è UN MECCANISMO DI DIFESA X PAURA DI AMARLE E RIMANERE POI SOLA…..
ORA è DA QLCHE MESE CHE MI SONO INNAMORATA DI UN RAGAZZO CI SIAMO FIDANZATI…UNA PAURA DI FONDO C è SEMPRE..NON LA Dò A VEDERE MA C è!….ORA QUELLE EMOZIONI FORTI CHE SENTIVO SONO UN Pò AFFIEVOLITE…E QSTO MI SCATENA DUBBI…E NON SO CHE FARE DA UN LATO PENSO CHE FORSE NON è LA COSA GIUSTA E QUINDI LASCIARLO..è SEMPRE MEGLIO FARLO IL PRIMA POSSIBILE…CHE DEVO DIRGLELO XKE LUI è COMPLETAMENTE TRA LE NUVOLE (NON CHE IO NON LO SONO MA FORSE LUI ATTUALMENTE è PIU INNAMORATO DI ME)…XO DALL ALTRA MI DICO CHE è NORMALE IN UN RAPPORTO PERIODI IN CUI TI SENTI PIU COINVOLTA ED ALTRI NO…QUINDI CERCO DI RESISTERE IL PIU POSSIBILE XKE QSTA POTREBBE ESSERE UNA MIA DIFESA INCONSCIA NEL VOLER CHIUDERE IL MIO CUORE X L ENNESIAMA VOLTA (PREMETTENDO CHE IO CON LUI MI CI TROVO BENISSIMO)…E QUINDI RESISTO XKE MI SONO SCOCCIATA DI VIVERE TRA LE MIA MURA DI DIFESA…DI PAGARNE SEMPRE LE CONSEGUENZE A CAUSA DEL MIO PASSATO O X LE PERSONE CHE NON SI SONO CURATE DELLA PROPRIO FIGLIA…MI SONO SCOCCIATA DI NON SENTIRMI UNA RAGAZZA NORMALE CAPACE DI AMARE O LASCIARSI AMARE IN UN MODO LIBERO…è LA MIA SOFFERENZA PIU GRANDE..UNA VITA SENZA AMORE MA CHE VITA è??? …SECONDO TE è GIUSTO ATTUALEMNETE “COSTRINGERMI”IN QSTA RELAZIONE??? ED è NORMALE LA COSTANTE SENSAZIONE DI “TIMORE”?…SCUSAMI X LO SFOGO..
Cara Jessica,
purtroppo non posso rispondere alle tue domande, non lo può fare nessuno se non te stessa: sei tu a doverti fare le giuste domande e trovare in te stessa le giuste risposte, quelle che corrispondono ai tuoi sentimenti, alle tue sensazioni.
In tutto questo è possibile che la paura di soffrire giochi un ruolo non marginale, anzi, può essere che essa ti limiti, oppure che ti difenda.
Prova a parlare con il tuo cuore, senza pensare al passato, prova a sentire le tue sensazioni e a parlare con tuo ragazzo per capire insieme come state, anche se prima devi fare chiarezza tu.
So che ce la puoi fare!
In bocca al lupo!
Angela
Ho un bambino di 8 anni che secondo me soffre di sindrome da abbandono, per via della separazione tra me e suo padre,ORMAI RISALENTE A 4 ANNI FA, lui nn é molto presente e quando lo é nn é ingrado di sopperire alle mancanze di nostro figlio, nn riesce ad andare in una stanza senza che nn mi informi, se io vado in un’altra stanza lui subito mi cerca, la notte viene a dormire nel mio letto, se vado a lavoro lui é triste, se va aL catechismo (1 ora) lui quando mi vede dice che le sono mancata, anche quando esce da scuola lo dice e se ha un momento di difficoltà, dice di pensare a me e questo gli da coraggio e forza, nn si integra con gli amici, secondo lui tutti hanno qualcosa che nn va, nn so come aiutarlo, pervavore un consiglio. GRAZIE
Cara Monica,
credo sia normale il fatto che tuo figlio ti cerchi sempre e che gli manchi quando non ci sei, credo che la separazione influisca, ma fino ad un certo punto.
Più che altro tenterei di farlo socializzare con gli altri bambini, non so, magari organizzando delle merende, oppure facendo i compiti insieme agli altri compagnetti.
Prova a responsabilizzarlo, ormai a 8 anni è in grado di farlo e in ogni caso fagli sentire che ci sei perchè sei sua madre, come il padre, per quanto distante, è sempre suo padre.
Capisco che non è facile, ma vale la pena tentare.
In bocca al lupo!
Angela
mio padre e mia madre si conobbero brevemente. Con la maternita’ i loro conflitti si acuirono. Mio padre era x darci “un taglio” mia madre spinta e supportata dai miei nonni paterni portò purtroppo avanti la gravidanza. a 12..14 mesi venni tolto ad una madre che mi dicono non fosse molto interessata a far la madre. Venni cresciuto dalla nonna paterna fino agli 8..9 anni. mio padre si sposò la prima volta con la madre di mio fratello quando avevo 6 anni. La nuova famiglia visse serenamente per 4..5 anni. Io a scuola ero un asino, intelligente, svogliato e sempre in mezzo a casini. Ero la pecora nera dei due fratelli. io abbandonai lo studio mentre lui forse anche a causa mia venne marcato ancor più stretto a ritmi ferrei da esercito prussiano: lo studio scolastico, l’arte e lo sport di mio fratello erano costellati di trofei, diplomi e coppe. alla separazione di mio padre con la madre di mio fratello io comprai un appartamentino con mio padre nonostante mi considerasse un inetto [anni prima avevo perso soldi in un attività comm.le da me mal gestita]. Oggi ho oltre 50 anni non sono sposato,non ho voluto fare figli non avendo un lavoro stabile a lungo o per i debiti da pagare quando ne avevo uno; sono senza un lavoro, sono aumentato di peso, soffro di cuore da una decina di anni. Prima convivevo mentre ora la partner sta nella nuova casa ed io son rimasto nell’appartamentino da cui cacciai mio padre dopo numerosi liti. Dell’ABBANDONO sperimento ognigiorno bruciore allo stomaco ed aritmia. Sia quando saluto la partner ed esco, sia quando termina la collaborazione di un lavoro temporaneo di qualche mese, sia quando mi costringo a non frequentare amici felici, con lavoro, con figli, senza debiti, che addirittura sorridono. dal psicologo – una seduta – sono andato solo per capire come ricontattare mia madre dopo decenni che non la vedevo.
Caro F4B10,
grazie per la tua testimonianza. Il mio consiglio, se posso, è quello di cercare di capire cosa ti è successo e di prenderti cura di te. Puoi rivolgerti a dei professionisti per fare ciò.
In ogni caso, anche per la tua salute, inizia a volerti bene. Il resto verrà da sè solo se tu lo vuoi.
Frequentare amici “felici” come li definisci tu non è una cosa brutta, se non sei tu a viverla in questo modo.
Lo hai detto tu stesso, sei intelligente e per questo sai che tutte le risorse sono dentro di te.
Fatti aiutare e forza, coraggio!
Angela
Ciao, mi chiamo Andrea Chiara, ho 20 anni e ho saputo che all’età di 2 mi diagnosticarono la sindrome di abbandono. Io ho pochi ricordi della mia infanzia, anzi sono quasi nulli. Ma ora è um vero e proprio disagio. Non riesco ad avere una relazione normale, la paura di restare sola mi angoscia a tal punto di avere crisi isteriche e di non riuscire a controllarmi. Ora io sono incinta di 8 sett e la prossima settimana sùbiro l,aborto. Il rapporto con i miei genitori e basato sulle mie bugie, imcondizionate e non so da cosa siano causate. Il mio ragazzo non ne puo piu e la paura che se ne vada mi sta portando ad avere angoscie, paure, lacrime, tristezza, rabbia, aggressività, impulsività e negatività che stanno portando questo rapporto morboso al termine. Non riesco a dire cip che sento perché mi sento pesante, inutile e non accettata. E quando vorrei solo un abbraccio per sentirmi al sicuro trovo un muro davanti a me. Non ne posso piu. Non riesco piu a vivere con me stessa, mi odio per ciò che sono e, HO DAVVERO BISOGNO DI AIUTO. HO PAURA, HO IL TERRORE DI NON FARCELA E DI ESSERE UN ERRORE.
GRAZIE DI CUORE. ANDREA CHIARA
Buonasera ho una bimba di quasi 5 anni, frequenta la scuola materna le piace andare a scuola ma appena entra in classe non va subito a giocare con gli amichetti deve stare almeno per un po accanto alla sua maestra e se i comoagni la cercano lei non va a giocare ripeto almeno per un po.Poi si piano piano va! Non riesco a farla giocare se ci sono più bimbi non sta al parco se trova altri bimbi, cerca sempre di avermi vicino mi dice “vieni anche tu mamma” le faccio capire che è meglio che stia in mezzo ai bimbi che mamma la guarda lo stesso ma lei niente piutosto trova una scusa per tornare a casa . È una bambina intelligente solare sempre allegra con gli adulti quasi che li mette in riga….ma no con i coetani..Non so come poterla aiutare. Se mi sapete dare una risposta! Grazie Piera.
Vorrei sapere in quale libro il dottor Conti parla della sindrome dell’abbandono?! Grazie!
Salve anch io ho sofferto un abbandono,avevo 6 anni e mio padre e scomparso ….e stata un esperienza negativissima ,e la cosa peggiore essere abbandonata e rifiutata, quello che mi ha aiutata tanto e stata facendo una terapia cognitivo comportamentale x coprire x buco mai riempito ……e una ferita che colava…….a dir poco la mia infanzia l ho trscorsa piangendo ,poi ho iniziato a 20 anni con gli attacchi di panico per poi iniziare una terapia per scoprire cosa nascondevo ,spero che al piu presto tutto si attenua..ma nulla scompare!!!!!!!!
Quando avevo nove anni mio padre è andato via senza dire niente.. mi sono alzata una mattina e lui non c’era.. non ho mai superato questa cosa. Adesso sto per compiere diciotto anni, ma continuo a soffrire questa cosa con tutti.. Non posso restare da sola, altrimenti mi vengono vere e proprie crisi, mi manca l’aria, piango, tremo.. E poi finisco per passare settimane a letto.. senza alzarmi mai, per nessun motivo. Tutti pensano sia una cosa relativa all’età, ma ho un sacco di traumi infantili e non so come guarire.. sono sempre stanca, non ce la faccio a far niente.. non riesco a piangere.. non so come sfogarmi, Quindi faccio cose di cui poi mi pento. Cambio umore spessissimo, anche a distanza di pochi minuti.. non mi sento amata da nessuno, e non voglio vivere così sola tutta la mia vita.. non voglio andare avanti..
Quando sono nato sono stato subito staccato da mia madre in quanto il parto lha fatta andare in coma e per oltre un anno sono stato allatato da una balia.
Vorrei sapere se quanto sopra può causare forti angoscie da qualsiasi tipo di distacco affettivo : come una filgia che parte per un lungo viaggio o la compagna che parte per un viaggio o peggio essere lasciati da una donna
cosa ne pensa?
grazie
michele
Quando sono nata mio padre si drogava mia mamma lo ha sempre seguito sono cresciuta con i miei nonni chiamavo mamma mia nonna Fini a quando avevo 9 anni ed è morta ho un fratello di 23 anni alla quale nn abbiamo rapporti questa cosa mi fa ancora male non ho voglia e forza di andare avanti mi manca qualcosa
Io ora ho 22 anni i miei genitori nn mi hanno mai cercata vivono la loro vita con mio fratello nella loro casa e io ??? Che colpa ne ho perché mi è successo tt questo
Mi chiamo alessia ho 23 anni, purtroppo anke io soffro di qst simdrome di abbandono.., i miei genitori si sn separati un 12 anni fa e mua madre due anni fa se ne andata e ha abbandonato me e 4 miei fratelli piu piccoli.. Fortunatamente ce stata mia nonna materna ke ci ha dato un tetto e io lavoro x portarli avanti!! Io nn so il dolore ke mi affligge nn riesco ad uscirne e la cosa peggiore ke anke i miei fratelli sn tristi anke se sn passati due anni nn so davvero come aiutarli anke il psicologo nn puo aiutarli xke loro nn parlano ognuno sfoga in un modo. Mi sento kome se gia avessi dei figli con tante responsabilita e nn credo di farcela visto ke anke io nn riesco ad uscirne. Come faccio a trovare una soluzione a tt wst problemi
Salve, da piccola i primi giorni di asilo,quando mi mancava mia madre le maestre mi dicevano che mia madre mi aveva abbandonato, adesso ho 14 e mia madre si sta trasferendo in un altra città per motivi di lavoro, come hai scritto anche tu sono una persona molto insicura e che non riesce a liberarsi dal giudizio degli altri,non so che fare, ultimamente sono sempre più giù
ciao. spero tanto che arrivi una risposta a questa mia. A luglio 2014 è iniziata l’avventura di affido di un bellissimo bambino italiano di circa 7 anni. Credo sia stato amore a tre a prima vista. Non ha mostrato mai segni di disagio: dalla prima notte che è stato con noi ha sempre dormito da solo nella sua cameretta, mai un incubo o urla/pianti nel sonno. Mai rigido negli atteggiamenti, ci ha individuati sin dalla prima volta che ci siamo conosciuti come ” la mia nuova mamma e il mio nuovo papá” . Da precisare che lui conosce i suoi genitori naturali, con i quali ha vissuto fino ai quattro anni e mezzo. Poi é stato collocato in una casa famiglia, su segnalazione dei servizi sociali, per situazioni di incuria e degrado. Dopo giusto due anni é terminata la procedura di adozione e durante quest’estate é arrivata la sentenza di adozione legittimante con il cambio di cognome e tutte le variazioni anagrafiche conseguenti. Era un mpmento che tutti e tre aspettavamo tanto! Da quella mattina, però, é cambiato qualcosa nel piccolo. Ha iniziato a manifesrare segni di un qualche disagio e quando abbiamo insistito a chidergli che cosa stesse accadendo, lui ha iniziato a raccontare che aveva paura: paura che le cose potevano andare diversamente, paura che poteva accadere che non avrebbe trovato noi come nuovi genitori, ma un’altra coppia; pura che avremmo potuto non volerlo come nostro figlio. Insomma, paura di tutto ciò che non é avenuto. Ho quasi perso la voce a furia di parlargli e tranquillizarlo: le sue erano tutte ipotesi di una vita che non ci apparteneva, perchè la nostra avventura era stata proprio quella di conoscerci, di accettarci e di volere stare insieme, tutti e tre. Nei momenti più difficili, in cui, quasi con ossessione mi chiedeva ” mamma, cosa sarebbe successo se non eravate voi i miei genitori.” oppure ” cosa sarebbe successo se io non ero un maschio ma una femmina?” il piccolo è stato colto anche da violente crisi di pianto, vissuto con sofferenza, come se avesse dentro un dolore fortissimo e non riuscisse a farlo uscire. Sembrava avessimo, con grande pazienza e smisurato afetto, superato quei momenti. Invece ora dice di essere terrorizzato. Ripete in continuazione che ha paura. Inizialmente pensavo che avesse visto qualche film o cartone che lo avesse turbato: mostri, fantasmi, streghe e stregoni….. ma mi ha risposto che lui non ha paura di queste cose, perchè sono cose che si vedono in tv e non esistono. Lui ha paura che io possa scomparire… se rimango sola o se lui rimane solo in una stanza, ha paura che o io scompaio o lui scompare. E mi ripete questa storia in continuazione. Lui che ha vissuto casa dal primo momento, senza difficoltá alcuna, muovendosi in tutte le stanze con padronanza….guardando la tv da solo magari alla domenica mattina se si svegliava prima di noi e non aveva voglia di restare a letto! Non rimane da solo in una stanza! non guarda la tv da solo, mi chiama centinaia di volte al giorno, in maniera ossessiva. La mattina però va a scuola con serenità, partecipa all’attivitá sportiva, ma non vuole che ci allontaniamo dalla palestra, e scende volentieri anche giù in cortile, solo che prima fa tante storie: lo dobbiamo accompagnare all’androne del palazzo altromenti qualcuno lo può rubare, lo dobbiamo chiamare ogni tanto, lo devo guardare quando rientra perchè dice di nonsapere bene qual’è il citofono a cui bussare, il portone in cui entrare, il pianerottolo a cui fermarsi, la porta di casa in cui entrare. E pensare che prima dell’estate, quando trascorreva i pomeriggi nel cortile, aveva chiesto – e ottenuto – la chiave del garage così da poter prendere il pallone o la bici, o magari andare a bere, senza dovere salire sopra…… Andavamo al supermercato e mi diceva che ci pensava lui a recuperare le cose dagli scaffali, a mettere la spesa nelle buste….. ora, quando andiamo al supermercato si attacca alla mia gamba o mano e non mi lascia neanche un attimo. È QUESTA UNA MANIFESTAZIONE DELLA SINDROME DELL’ABBANDONO?
Salve,
Sono una mamma di due bambini. Mio marito è marinaio e parte molto spesso e per lunghi periodi. Mio figlio più grande, 4 anni, ne soffre tanto. E molto sensibile di carattere e dopo qualche giorno inizia a fare dispetti. Alcuni piccoli alcuni più grandi. Prima parlavo e gli dicevo che era normale che il suo papà gli mancava e che era arrabbiato e che se voleva poteva dare dei pugni nella mia mano o fare un disegno per mettere tutta la sua rabbia sopra. Gli ho spiegato che il lavoro del suo papà è importante anche se lui vorrebbe stare con noi. Facendo in questo modo riuscivo a canalizzarlo. Ora non sta funzionando e lo vedo triste e particolarmente monello. Cosa posso fare per aiutarlo?
Buongiorno, le scrivo perchè non so piu’ dove sbattere la testa.
Sto con un ragazzo che ha perso i genitori da piccolo.
E’ sempre stato un solitario, non ha mai avuto veri amici, o relazioni normali.
Ha sempre tradito, e trattato le donne che aveva con totale distacco, anche il sesso all’inizio funzionava e poi con il tempo lui non faceva piu’ sesso con la sua donna.
Quando si è messo insieme a me, siamo andati a convivere insieme, all’inizio tutto andava bene, anche se lui era freddo nei gesti, poi dopo qualche mese il sesso si faceva una volta al mese.
Poi un giorno abbiamo avuto una brutta discussione, dove io gli ho urlato dietro, mi aveva nascosto delle cose, si sentiva ancora con altre donne del suo passato.
Da quel momento lui si è rititaro a riccio sempre di piu’, non ha piu’ voluto far sesso con me, io ho sopportato un anno, poi mesi fa ho scoperto che mi aveva nascosto ancora che si era prenotato un viaggio senza di me, e che scriveva a russe, siti di donne finte.
Ho dovuto dirgli che ero riuscita ad entrare nella sua mail, e da li lui mi ha detto che non mi amava piu’e che non voleva stare con me.
Non mi ha mai mandato via da casa, e la nostra relazione è andata avanti normalmente, senza sesso, abbiamo anche fatto due viaggi insieme molto belli, ma lui continua a dirmi che non mi ama.
Io non ci credo, io credo che lui abbia tanti blocchi inconsci nelle relazioni, e che visto che gli chiedevo una famiglia sta prendendo una difesa verso di me.
Io e lui abbiamo molte cose in comune, leggiamo insieme, facciamo viaggi insieme, cuciniamo insieme, ci interessiamo delle stesse cose…tutti da fuori ci invidiano..vorrei aiutarlo a risolvere quello che ha dentro, per risolvere anche questa relazione. Volevo chiederle, che traumi puo’avere un uomo che è stato solo fin da quando era piccolo?il sesso puo’ essere un trauma? sembra che lui non sappia relazionarsi
purtroppo ho subito l abbandono di una persona a me carissima,per colpa mia e della mia depressione.. ma quello che non capisco come si possa cancellare il bene che c era prima..per grave che sbagli,il perdono perche non puo avvenire..ora tutto quello che mi deprimeva fino a idee di suicidio non mi deprime piu,perche sono cambiati i miei giudizi sui fatti del mio passato che mi lenivano l anima,e ora ho autostima di me..ecco perche adesso vorrei riavere una seconda possibilità con qyesta persona a me carissima,che mi è stata cosi vicina nei miei problemi,ma capisco che non dovevo appesantire un altra persona dei miei problemi…avevo crisi di panico perche non sapevo gestire tutta la mia tristezza,stavo malissimo e non sapevo come fare…oggi lo so,se questa persona aveva comunque visto in me qualita bellissime,s era trovata bene….e mi voleva un bene dell anima,come puo adesso cancellarmi?.. un abbandono di un affetto familiare fa malissimo,continuo a dirmi la felicita dipende solo da me,ma rinunciare a un amicizia cosi importante fa molto male..io non ero lucido,soffrivo di sindrome da bordeline..ma adesso che mi sento a mio agio con chiunque,non mi svaluto come prima vorrei tanto avere una seconda possibilita..so che per essere felice devo abbassare le pretese,le scuse le ho fatte e mi devo accontentare..ma se potessi dimostrare che sono cambiato..oggi sono stato nella mia solitudine ma mi sono impegnato a divertirmi con le piccole cose…credo finalmente in me stesso ,le mie priorità sono i rapporti con le persone,non i rimpianti del passato che mi facevano cosi soffrire…ma dover convivere con qyesto abbandono,dimenticare chi ti capiva cosi,chi ti voleva bene come a un fratello,non é facile..adesso che grazie a qyesto abbandono sono guarito,vedo la realta,la mia con meno severita e ho annullato i vrcchi dispiaceri che mi angosciavano,vorrei essere perdonato,mi basterebbe sapere che posso condividere la mia felicità e nient altro con questa persona ma non posso perche non mi vuole piu …e mi sento tanto abbabdonato
Il mio ragazzo è stato abbandonato da bambino. Ha sofferto molto ma quando si innamora veramente scappa ha paura. Cosa si può fare?
Salve a tutti.
Scrivo per esporvi un mio problema….
Io ho due nipoti, ma, da un po’ di tempo capita che, quando costoro vengono a casa mia, premetto che abito ancora con i miei genitori, dicevo, quando loro due vengono a casa mia, si comportano con me, come se io non ci fossi, cioè, vengono a casa, si estraneano completamente, con la scusa che debbono fare i compiti, e, quando mia madre dice loro che è pronto il pranzo, vanno a tavola ed alzano la voce litigando tra loro.
Volevo sapere se vi è un modo per disconoscerli.
ciao, sono ludovica e penso di soffrire di sindrome di abbandono.
ho 15 anni e mi sono trovata qui in cerca di una risposta
C’è una cosa che mi capita molto spesso a cui non riesco a trovare una risposta
Magari sono tornata a casa da scuola e trovo mia mamma a casa invece che al lavoro, mangiamo insieme, parliamo..
poi lei va a dormire e vado anch’io in camera mia
magari succede che lei va al lavoro o da qualche parte e io non me ne accorgo perchè dormo
ecco in quel momento, quando mi sveglio e so di essere da sola perché giro per casa cercandola, arriva il panico prima di tutto
inizio a piangere a dirotto senza trovare una spiegazione e ad urlare “mamma” come una disperata
ovviamente sono consapevole di essere molto legata a mia madre
però prima questa cosa capitava praticamente una volta ogni tanto
ma adesso ogni volta che mi ritrovo senza di lei mi sembra di non respirare, non riesco a capire
la prego mi aiuti
La Cosa più brutta è la sindrome di abbandono avendo 2 genitori presenti.
Avere 2 genitori vivi, ma che non se ne fregano niente di un figlio, mentre sono impegnati a premiare solo l’altra figlia, la bambina considerata d’oro di casa, mentre io considerato la pecora nera, il bidone della spazzatura emotiva di casa, è devastante.
Veder due genitori che fanno studiare la figlia, fondamentalmente pure ciuccia, mentre decidono di non fare studiare te, intelligente, è devastante. Sapere di avere un padre narcisista maligno assente ma che cmq odia il figlio, ne è geloso solo perché il figlio è sempre sorridente, pieno di amici, vitale, gioioso, capace nel fare le cose e sapere che ti tarpa le ali per paura di essere offuscato lui e la sua figlioletta d’oro, è devastante.
Quando poi, la sua figlioletta, per anni, ha picchiato la madre, quando non sapeva come buttare fuori la frustrazione e la rabbia. Però sempre protetta dal padre, mentre io già a 12 anni dovevo dividermi nell’accudire una mamma (assente) rimasta fondamentalmente una bambina che si faceva picchiare dalla figlia, accudire mia sorella che oltre a picchiare la mamma tentava o minacciava il suicidio e in più una nonna che viveva con noi che minacciava anche lei il suicidio perché terribilmente depressa.
Che famiglia disfunzionale, che famiglia di merda. Trauma si abbandono, trauma da stress continuo, e alla fine, il malato sono risultato io, perché un medico colluso con la famiglia per anni mi ha prescritto psicofarmaci che mi hanno davvero fatto molto molto male, fino al punto che davvero mi stavo suicidando io, sotto effetto di queste schifezze. Farmaci poi risultati dannosi e inutili, come sentenziato da altro medico che mi ha detto di rivolgermi ad avvocato, in quanto alla fine ero l’unico sano ii una famiglia talmente di merda, talmente disfunzionale e talmente narcisista maligna.
Che vita di merda che ho fatto. Ho pagato anche un ricovero, quando alla fine ho tentato io di farla finita, con tanto di crudeltà tipo Auschwitz subita in ospedale.
Altro che sindrome di abbandono, era meglio essere abbandonato il primo giorno di vita da questa famiglia di merda.
Ciao ho letto alcuni commenti e anche a me e venuta voglia di raccontare la mia storia sono stata abbandonata letteralmente da mia madre e da tutti i miei parenti. Ho convissuto per 10 anni con una famiglia affidataria che a sua volta ai 18 mi ha abbandonata. Quando ero piccola stavo bene ero solo un po’ permalosa e fredda però avevo tanti amici.. dopo quando ho raggiunto i 18 anni e sono dovuta andare a vivere in una casa famiglia della chiesa da sola ho iniziato a sentire i primi colpi di solitudine. Compiuto i 20 anni sono c’era crisi e non avendo nessuno che mi poteva ospitare e non trovando lavoro per mantenermi sono caduta in depressione. Fortunatamente ho conosciuto un ragazzo attuale marito che mi ha aiutato molto soprattutto quel periodo dove sono stata sola. Adesso non sento di stare bene penso di aver comunque trovato il mio equilibrio per sopravvivere e andare avanti ma ogni giorno cerco sempre di occupare ogni secondo della mia vita nel fare qualcosa perché se no mi sento pensierosa. Soffro di rabbia nel senso che quando qualcosa non va come voglio sento una rabbia profonda!! Questo penso anche che sia legato al fatto di essere stata picchiata in modo odioso da mia madre che ancora oggi odio nel profondo del mio cuore. Non ho più contati con la mia famiglia e loro sembrano fregarsene. E neanche con i miei genitori. Sono sola perché da quando ho compiuto 22 anni e ho iniziato affrontato un periodo di depressione ho chiuso tutti i contati con amici famiglia e conoscenti. Frequento solo alcuni amici di mio marito! Ho paura di ogni cosa tipo fare la patente o altro.. vorrei solo sapere se chiudere i contati con la mia famiglia che non ha mai mostrato tanto interesse nei miei confronti sia stato giusto o sbagliato!
Grazie mille