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Strage di Capaci: quindici anni dopo
“Credo dovremmo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una sua fine”. Sono trascorsi quindici anni da quando in quel lontano pomeriggio di maggio Cosa Nostra decise di porre fine all’operato di Giovanni Falcone attentando alla sua vita. La speranza di porre la parola fine ad un fenomeno radicato non solo nel territorio, ma più ancora nella cultura, nella mentalità di coloro che stanno cominciando a cambiare, si nota già nelle parole pronunciate dal giudice antimafia. Parole di speranza e di conforto per tutti quei giovani che oggi non vogliono dimenticare una figura esemplare, pietra angolare della lotta antimafia. È Falcone che ha dimostrato che un cambiamento è possibile, e lo ha fatto con le sue azioni, senza la volontà di diventare un eroe. Ha cercato di capire dall’interno la mafia, dialogando con i suoi capi divenuti collaboratori di giustizia, come ad esempio Tommaso Buschetta, sul cui c.d. teorema si è basato il maxiprocesso. Ha dimostrato di non badare ai rischi incombenti sulla sua persona, di continuare a compiere il proprio dovere anche quando era stato attaccato anche da parte dei colleghi. Ha messo in luce nuove prospettive per la lotta antimafia: si pensi al c.d. terzo livello. Ma ciò che a mio avviso costituisce la vera eredità di Falcone sta nel suo non scendere a patti con i mafiosi, la sua onestà e rettitudine che lo hanno contraddistinto in ogni occasione. Un giudice, un cittadino, semplicemente un uomo il quale ha vissuto con la consapevolezza di non far finta di non vedere l’ambiente che lo circondava. A distanza di quindici anni dalla sua morte dobbiamo chiederci perché la figura di Giovanni Falcone sia ancora tanto attuale e vicina al cittadino, al siciliano onesto. Stamattina alle 8 a Palermo ha attraccato la nave della legalità, accolta da più di cinquecento giovani siciliani, e ha portato in Sicilia 1200 studenti provenienti da tutta Italia, accomunati da un unico, grande desiderio: partecipare alla commemorazione della strage di Capaci. Sul traghetto della Snav predisposto dal ministerto della Pubblica istruzione e dalla Fondazione Falcone, anche Maria Falcone, Giuseppe Ayala e Francesco Forgione, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. “Uno sbarco della legalità – ha dichiarato Piero Grasso – che comunque non avviene nel deserto, perchè a Palermo e in Sicilia è stato compiuto un cammino importante. Bisogna rafforzarlo per disseminare la speranza e le emozioni che ho provato anche in questo viaggio. La Sicilia non si ferma e non si ferma l’Italia”. “La violenza efferata con cui si colpì uno dei più combattivi e moderni magistrati impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, replicandosi poi nel criminale attentato a Paolo Borsellino – scrive il Capo dello Stato nel suo messaggio a Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso da Cosa Nostra -, innescò nel Paese una reazione ferma e diffusa, avviando con il concorso della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, una feconda stagione di contrasto alle vecchie e nuove forme di penetrazione e di presenza della mafia”. Ed il Procuratore di Palermo, Francesco Messineo ha detto: “Sono stati cittadini esemplari che si sono sacrificati per la comunità secondo le più alte tradizioni civili”. Nel pomeriggio dalle 16 il corteo partirà dall’Ucciardone fino all’albero Falcone, in via Notarbartolo. In serata, piazza Politeama farà da cornice al concerto “Mille note contro la mafia”, nel quale Carmen Consoli, gli Zero Assoluto, Daniele Silvestri, sono solo alcuni degli artisti presenti.
Angela Allegria
23 maggio 2007