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Superare la diffidenza e offrire un’amicizia alle rifugiate politiche
Hawa viene dalla Somalia, ha fatto un lungo viaggio per giungere fino in Italia, un tragitto fatto a tappe passando attraverso l’Etiopia, il Sudan, la Libia, da sola, al quarto mese di gravidanza. In Sudan ha lavorato per due mesi come donna delle pulizie per racimolare il denaro per continuare il suo viaggio, per scappare dagli orrori della guerra e dal dolore che essa porta con sè. “Non ce la facevo più a vedere la guerra, per questo sono scappata. Quando sono andata in Etiopia mio marito mi ha raggiunto per portarmi un po’ di soldi ed è stato lui e dirmi di continuare il mio viaggio, di andare via”.
In Libia, paese nel quale la clandestinità è considerata reato, Hawa è stata in carcere ma è stata “fortunata” perché c’è stata poco tempo rispetto agli altri, solo quindici giorni. Poi si è imbarcata su di una imbarcazione di fortuna ed è riuscita ad arrivare a Pozzallo dove è stata subito trasportata all’ospedale di Modica.
A Modica è nato Giorgio che adesso ha un anno e mezzo e vive insieme alla mamma nella casa per rifugiate politiche di Modica. È davvero un bel bimbo Giorgio, ha gli occhi scuri e furbi, lo sguardo curioso di chi si approccia per la prima volta alla realtà quotidiana e che osserva con minuzia, e soprattutto un grande sorriso che contagia.
Hawa ha lasciato altri quattro figli in Somalia affidati alla madre, dato che il marito è morto. Spera un giorno di poterli far venire in Italia da lei, ma per questo ci vuole molto impegno e lavoro.
Hawa ha lavorato presso il laboratorio dolciario “Don Puglisi” usufruendo di una borsa lavoro ed ha imparato a fare il cioccolato modicano ed il dolci tipici della Contea. A breve il contratto sarà rinnovato e lei, insieme al piccolo Giorgio, potranno andare a vivere in una casa tutta per loro.
È interessante sapere qualcosa di più del centro presente sul territorio da 1 marzo 2007, del quale ancora a distanza di tre anni, qualcuno ne sconosce l’esistenza.
“Il nostro è un progetto che fa parte di un circuito nazionale nel quale il Ministero dell’Interno ha dato l’incarico di assistenza ai richiedenti asilo e ai rifugiati all’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), la quale ha creato un ente ad hoc che permette di mettere in collegamento tutti i comuni che hanno interesse a creare un centro del genere, predisponendo un regolamento comune e creando una rete unica. È lo Stato che mette in collegamento i bisogni del territorio con i centri accoglienza” ci spiega Maria Grazia Avola, assistente sociale del centro.
Il Comune di Modica nel 2007 ha risposto al bando del Ministero dell’Interno per l’accoglienza dei rifugiati politici. Il progetto è stato affidato alla Cooperativa “Il dono” che ha affidato il servizio di assistenza sociale ed il servizio di operatrice addetta all’assistenza sanitaria alla Casa Don Puglisi di Modica.
All’interno del centro sono presenti cinque operatrici che si occupano della gestione interna della casa, dell’alfabetizzazione, dell’inserimento scolastico di adulti e minori, dell’assistenza sanitaria e sociale.
Quindici sono i posti disponibili, ma attualmente solo undici sono occupati da donne sole con bambini e categorie vulnerabili.
Gli ospiti provengono esclusivamente dall’Africa, principalmente dalla Somalia, dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Nigeria.
Nel momento dell’accoglienza viene effettuato un controllo sanitario completo per il quale il centro si appoggia al reparto malattie infettive dell’ospedale di Modica, dopo di ciò si procede a valutare la situazione personale di ognuno anche verificando dal punto di vista burocratico a che punto è la domanda dei richiedenti asilo o la richiesta di permesso di soggiorno.
L’attività proposta all’interno casa è variegata: per l’alfabetizzazione ci si appoggia ai progetti delle scuole del territorio, ai corsi organizzati dalla Caritas e fatti da insegnanti volontari come quello che si è appena concluso, mentre all’interno della casa, le basi primarie sono affidate ai tirocinanti che organizzano dei percorsi individualizzati.
“Si svolgono – continua la stessa – attività di animazione, come gli incontri con i centri anziani dai quali è nato un libricino di ricette tipiche modicane e dei paesi delle donne ospiti, per natale sono state realizzate delle bambole di stoffa che sono state vendute o dei braccialetti che sono confluiti nel bazar di quest’anno”.
Il tasto dolente è l’inserimento lavorativo, anche se vi è la possibilità di usufruire di borse lavoro di tre mesi offerte alle imprese che potranno poi decidere che assumere il soggetto o meno.
“Se riusciamo poi a sistemare queste persone nell’ambiente lavorativo sorge un altro problema: la questione dell’alloggio. Non ci sono case al momento e, se ci sono, gli affitti sono eccessivamente cari e spesso le case sono fatiscenti”.
Quando le mamme lavorano i bambini, se non hanno l’età per la scuola dell’obbligo vanno al nido, altrimenti frequentano come gli altri la scuola.
I finanziamenti al centro arrivano puntuali dal Ministero dell’Interno e da fondi europei, mentre il Comune si impegna al cofinanziamento che in questi anni è stato “in natura”, come ad esempio il trasporto e la mensa.
Dopo essersi presentati ai vicini con la “festa del vicino” ed essere riusciti a ridurre l’iniziale diffidenza dei modicani, il centro organizza incontri con le parrocchie e con le scuole per farsi conoscere e coinvolgere i cittadini all’interno delle loro iniziative, in una parola, per creare aggregazione.
“La speranza – conclude Maria Grazia Avola – è quella di creare una sorta di famiglia adottiva, un’amicizia particolare con queste persone, legame che si può creare solo frequentando questo centro”.
Angela Allegria
Agosto 2010
In Il clandestino con permesso di soggiorno
Foto di Sebastiao Salgado