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The Prestige. Storia di illusioni, magia ed altro
“Ogni grande trucco si svolge in tre atti: il primo è chiamato la promessa, e l’illusionista mostra qualcosa di molto comune ma, ovviamente, non lo è; il secondo è chiamato la svolta: la cosa comune diventa qualcosa di straordinario e se cercate il segreto non lo scoprirete. Ed ecco il terso atto: il gioco di prestigio, che mostra qualcosa che non si è mai visto prima”.
In una Londra di fine Ottocento Christopher Nolan inscena la storia fra due illusionisti: Robert Angier e Alfred Borden, interpretti rispettivamente da Hugh Jackman e Christian Bale.
“Eravamo due giovani all’inizio di una grande carriera. Due giovani votati ad un’illusione. Due giovani che non avrebbero mai voluto ferire qualcuno”.
Un incipit particolare che lascia intuire in maniera velata il primo dei tre momenti del “grande trucco”, ripreso dal regista a struttura portante dell’intero film.
Magia, illusione, scienza: questi elementi si intersecano fra di loro per fornire l’intreccio della storia che Nolan rappresenta.
L’illusionista in realtà non è una mago, ma dedica la sua vita a perfezionare i suoi trucchi i quali, pur non essendo magici, affascinano il pubblico che, come si dice espressamente nel film non vuole conoscere il trucco e preferisce distrarsi magari guardando l’assistente dell’illusionista.
La competizione fra i due illusionisti un tempo amici diventa un’ossessione per entrambi i quali cercano ad ogni costo di scoprire i segreti l’uno dell’altro.
Il rapporto con la scienza è inevitabile: usare le opere scientifiche per sorprendere il pubblico, per circondarlo ancora di più di sorpresa e mistero e scoprire “The Transported Man”, la massima illusione.
L’incontro con Nikola Tesla, unico personaggio storico realmente esistito interpretato da David Bower, è inevitabile: Angier lo incontra e gli chiede di costruire qualcosa per lui.
Le conseguenze delle sperimentazioni scientifiche sono inaspettate, ma, nonostante dal palco si veda solo la metà dei prodigi di quella particolare macchina, gli effetti sono davvero sorprendenti.
Un film diretto con professionalità da un Nolan sorprendente, il quale parla di analogie fra maghi e registi derivanti dall’esigenza comune di “creare uno spettacolo soddisfacente”.
Angela Allegria
31 dicembre 2006