Posted by Angela | 0 Comments
Una possibile soluzione alla crisi economica
Giunto in Sicilia per tenere la conferenza dal titolo “Economia e ambiente: si salveranno insieme?”, organizzata a Rosolini lo scorso 19 ottobre dalla Scuola di formazione all’impegno sociale e politico “Giorgio La Pira”, Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la decrescita felice, ha illustrato in modo semplice e con un linguaggio estremamente chiaro la teoria della decrescita felice.
Per i lettori de “Il clandestino” ha accettato di rispondere a qualche domanda.
Cosa è la decrescita felice?
È la riduzione della produzione del consumo di merci che non hanno nessuna utilità, cioè gli sprechi, e l’aumento della produzione dell’uso di beni che non vengono comprati e venduti, ma che vengono autoprodotti o scambiati nell’ambito di relazioni di comunità o d’amore.
Tale visione non è in contrasto con il progresso?
No, anzi è una maniera di fare progresso perché per ridurre la produzione e il consumo di merci che non sono beni né utili, occorrono tecnologie più avanzate che ci consentono di avere ciò di cui si ha di bisogno consumando meno risorse, producendo meno rifiuti e creando meno inquinamento. Occorrono quindi tecnologie migliori di quelle attuali ma che abbiano uno scopo diverso da queste che hanno lo scopo di aumentare la produttività e la produzione. Queste nuove tecnologie sono volte alla riduzione dell’impronta ecologica.
Possiamo dire che si può tornare ad una società che si autosovvenziona.
Questo è un altro aspetto del problema. Noi dovremmo cercare di uscire dai vincoli della globalizzazione e riscoprire l’importanza di comunità locali che consumano ed utilizzano le cose che sono prodotte a livello territoriale, con la minima distanza possibile fra produttori ed acquirenti.
Che ripercussioni si avranno in ambito ambientale?
Questa teoria implica una riduzione degli sprechi e quindi dell’impatto ambientale ed una valorizzazione delle risorse ambientali. Se una comunità si nutre prevalentemente con il cibo prodotto nelle vicinanze ha tutto l’interessa a mantenere intatto l’ambiente perché la sua sopravvivenza dipende dalla qualità di questo ambiente. Se, invece, c’è una economia globalizzata, una persona che utilizza delle risorse che poi non consuma sul luogo avrà un atteggiamento di rapina, si supersfruttamento del territorio.
In una Europa in cui l’Unione Europea punta sulla riduzione del deficit pubblico, mentre alcuni Paesi fra cui l’Italia puntano, al contrario, sull’aumento del debito pubblico per aumentare la crescita e lo sviluppo, che ruolo ha la teoria della decrescita felice e in che modo possiamo realizzarla?
Il problema che noi abbiamo oggi è l’incapacità di scegliere fra una politica finalizzata alla riduzione del debito, politica che comporta un aumento della rescissione della crisi economica, e una politica finalizzata al rilancio economico e produttivo che comporta un aumento del debito. Il problema è trovare il modo di finanziare la produzione e l’occupazione non con il debito pubblico ma con la riduzione di consumi di risorse ambientali. Se per riscaldare una casa anziché consumare venti litri di gasolio al metro quadrato l’anno se ne consumassero sette o cinque, questo comporterebbe non soltanto un risparmio di gasolio, ma anche di denaro. A sua volta il denaro risparmiato in questo modo può servire a pagare gli stipendi e i salari delle persone che lavorano per fare in modo che la casa consumi di meno. Attraverso la riduzione dell’impatto ambientale, attraverso l’aumento delle scelte nell’uso delle risorse si ricava il denaro necessario a pagare gli investimenti senza aumentare il debito pubblico.
Angela Allegria
Novembre 2011
In Il clandestino con permesso di soggiorno